di Virginia Dalli Cardillo
L’Archivio Storico del Capitolo, fin dalla sua istituzione , ha avuto sede all’interno della Cattedrale.
Si ignora il luogo esatto che lo ospitò fino al sec. XIV; si può di contro affermare con certezza che nel 1400 l’ Archivio era composto da un unico vano ubicato all’interno della Torre Campanaria, là dove un tempo era custodito il Tesoro della Cattedrale . La torre a forma quadrata e slanciata, posta sul fianco orientale – a destra del prospetto principale -, venne fatta costruire dal canonico Mons. Giovanni Montaperto intorno al 1470, ma rimase con ogni probabilità incompleta, poiché quest’ultimo in tale anno lasciò la città di Agrigento, essendo stato eletto Vescovo di Mazara del Vallo.
Sicuramente successiva è la costruzione dei tre ambienti limitrofi al lato orientale della torre, anch’essi adibiti ad Archivio. Questi soprastanti il Coretto, si trovano posti ad un livello superiore rispetto all’altro vano e con ogni probabilità vennero realizzati tra il 1569 e il 1570, quando venne edificata una casa, sopra il dammuso esistente accanto alla torre campanaria. Ancora oggi la sede è costituita da questi quattro vani, cui si accede attraverso una ripida scala che, dalla navata laterale destra, consente di raggiungere I’ ambiente adibito a sala d’ingresso.
La stanza sita all’interno della torre campanaria viene attualmente utilizzata come sala lettura, mentre i due vani più grandi, che si presentano in successione, ospitano i documenti, che costituiscono una fonte preziosa per la storia della chiesa agrigentina e siciliana in genere. A causa della violenta frana che il 19 luglio 1966 colpì la città di Agrigento ed in particolare i quartieri dell’ Addolorata, del Duomo e di S. Michele, l’ Archivio rimase per parecchi anni in stato di abbandono. Nel 1993, tramite un finanziamento dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Ambientali, la Soprintendenza di Agrigento ha avviato un progetto di recupero globale dell’Archivio, che ha riacquistato la dignità e lo splendore che aveva avuto in passato . I diversi interventi hanno riguardato innanzitutto il restauro conservativo degli ambienti, degli elementi lignei e di quelli dipinti del soffitto decorato e degli arredi .
Questi ultimi appartenenti al XVII e XVIII secolo, sono costituiti da armadi, scaffalature a parete e tavoli in legno di ciliegio, cassapanche e un armadio-scaffale con motivi decorativi a tralci vegetali. Di particolare pregio è la porta che separa la sala grande da quella piccola, dipinta sulle due facce con motivi floreali, di gusto rococò ( sec. XVIII). Sulla porta compare lo stemma del Capitolo, costituito dall’ Agnus pasquale, raffigurato all’interno di una nicchia trilobata.
L’ Agnello si presenta in piedi sul libro, stante su un pavimento sul quale si trovano poste due chiavi incrociate. Le chiavi sono quelle di Pietro e si riferiscono alla sede apostolica, mentre il libro molto probabilmente è quello dell’Apocalisse, cioè il libro della vita o del destino dell’umanità. Incerto è il significato attribuito all’agnello; si pensa che il termine agnus posto accanto all’abbreviazione di Capitulum (Cap.um Agn.us) stia ad indicare l’abbreviazione di Agrigentinus . Durante il restauro degli ambienti, il materiale archivistico, trasferito temporaneamente in un altro locale, è stato disinfettato, disinfestato e spolverato, e, dopo un difficoltoso e complesso lavoro di riordino inventariato.
Il Capitolo trae la sua origine dall’antico presbuterium, cioè dall’insieme del clero che costituiva il senato del Vescovo. Secondo il canone 391 del vecchio Codice di Diritto Canonico il Capitolo istituito all’interno delle cattedrali aveva i compito di coadiuvare il Vescovo nelle funzioni sacre, nell’amministrazione della Diocesi e di farne le veci durante la vacanza della sede. I modello ispiratore era quello realizzato dal Vescovo di Ippona S. Agostino ( 354-430). Si chiamarono canonici i chierici così organizzati e si chiamò capitulum, cioè Capitolo la riunione quotidiana cui partecipavano leggendo un capitolo della loro regola. In seguito il termine indicò, oltre all’insieme dei canonici, anche la sala ove si svolgevano le adunanze.
Il Capitolo di Agrigento fu costituito da S. Gerlando (1092-1104), chiamato a governare la chiesa di Agrigento dal conte Ruggero il Normanno, subito dopo la conquista della città ( 25 luglio 1086). Nel Tabulano è conservato un diploma del 1093 con il quale il papa Urbano II nomina Gerlando Vescovo di Agrigento, assegnando alla sua diocesi un vastissimo territorio. Successivamente il Vescovo Ottaviano de Labro (1350-1362) distinse i canonici del Capitolo in: presbiteri, diaconi e suddiaconi. Nel 1607 il Vescovo Vincenzo Bonincontro istituì 30 mansionariati, che divennero 40 col suo successore Francesco Traina (1627-1651). Il Capitolo era composto da un Decano ( che lo presiedeva ), dal Ciantro ( che disciplinava il coro e proponeva gli argomenti da trattare nelle riunioni del Capitolo), dall’Arcidiacono ( che amministrava la diocesi, presiedeva il Tribunale ecclesiastico, effettuava le visite ), dal Tesoriere ( che custodiva le suppellettili della Cattedrale e le vesti ) e dai Canonici .
L’ Archivio nasce originariamente come Archivio privato. L’intento dei canonici non era tanto quello di destinare le carte ad una possibile fruizione scientifica e culturale, quanto quella di raccogliere e conservare i privilegi sovrani e le bolle pontificie di fondazione e di concessione del Capitolo e di utilizzarli per la tutela e la rivendicazione dei loro diritti. Molti documenti, infatti, evidenziano il rapporto conflittuale esistente col vescovo, tra gli stessi canonici e tra il Capitolo ed i suoi debitori.
Successivamente nell’Archivio vennero custoditi tutti gli atti che regolavano tale istituzione: la sua struttura, la sua composizione ed il suo funzionamento, l’amministrazione dei beni, la distribuzione delle rendite. Il Capitolo, infatti, grazie alle donazioni ed ai lasciti testamentari, amministrava un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare. La sua finalità era quella di controllare le entrate e le spese e di verificare contabilmente la gestione delle proprie risorse. La vastità delle relazioni economiche del Capitolo si desume dalla relazione redatta nel 1742 dal Regio Visitatore Gian Angelo De Ciocchis, che in tale occasione ordinò al Capitolo la costruzione di un armadio per la conservazione delle carte e la compilazione di un inventario, secondo le direttive impartite da Benedetto XIII. Oggi il Capitolo ha perduto l’importanza di un tempo per la mancanza di basi economiche e per l’avvento del nuovo codice di Diritto Canonico (1983), che gli ha attribuito funzioni prevalentemente liturgiche, annullando i poteri di un tempo.
L’Archivio oggi è costituito da due fondi: le pergamene ed il fondo cartaceo.
Il primo consta di 174 documenti (pergamenacei e cartacei ), che costituiscono il cosiddetto Tabulano -, raccolta di privilegi sovrani, bolle pontificie di fondazione e di concessioni, dall’ XI al XIX secolo, che sono stati inventariati ed in parte trascritti dal Prof. Paolo Collura nell’ opera Le più antiche carte dell’Archivio Capitolare di Agrigento, pubblicata nel 1960. Originariamente il Tabularlo contava un numero maggiore di documenti, che nel corso degli anni sono andati perduti. Del Tabularlo esiste una copia in microfilm destinata alla consultazione.
Il secondo fondo è stato riordinato nel 1995 dal Prof. Giuseppe Schirò, che, avvalendosi di un manoscritto del 1833, contenente il Repertorio dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Agrigento, ha ricostruito le serie originarie nel pieno rispetto del metodo storico, realizzando una ricostruzione scientifica esatta e puntuale della struttura originaria dell’Archivio.
Il fondo cartaceo contiene documenti che vanno dal XVI al XX secolo. 1 più antichi con ogni probabilità andarono perduti al tempo del Vescovo Ursone ( 1191-1239), quando la Cattedrale venne occupata dai musulmani, che la spogliarono di tutti i beni, del tesoro, dei libri e dei privilegi.
Il fondo costituito da 2.658 unità, è stato diviso in 39 serie, ciascuna delle quali a sua volta suddivisa in sottoserie, numerate progressivamente. Ogni unità reca la propria segnatura. Dell’Archivio, infine, fa parte una raccolta libraria, costituita da 116 volumi a stampa, di contenuto liturgico, storico e giuridico.