
Più agrigentini che migranti alla mensa dei poveri di Agrigento, una delle città italiane con il reddito procapite tra i più bassi e con tanta emigrazione.
“Sono in gran parte uomini soli, per lo più pensionati al minimo che non riescono a finire il mese, ma anche persone separate, disoccupati e qualche giovane – dice suor Stellina, che da sempre, cioè da oltre vent’anni, dirige la mensa di via Gioeni – Una povertà quella che incontriamo ed assistiamo che è non solo materiale ma anche dovuta all’emarginazione in cui diversi vivono anche ad Agrigento”. Una comunità che sa essere anche molto generosa quella agrigentina: “le donazioni non ci sono mai mancate da quando abbiamo aperto. Gli agrigentini vedono la mensa come una cosa propria. Gli aiuti arrivano dalla gente comune, oltre che dalle parrocchie (una a turno ogni domenica organizza una raccolta alimentare), dalle scuole, dalle associazioni, da chi si sposa e all’offertorio porta dei doni per i poveri ed anche grazie all’otto per mille (con codice fiscale per le sottoscrizioni 93029940843)” sottolinea Totò La Porta, uno dei fondatori della mensa della solidarietà, voluta alla fine degli anni Novanta da suor Maria Grazia Pillitteri, che dirige la comunità religiosa missionaria “Porta Aperta”. Un volontario, Antonio Paxia, da due decenni si alza presto ogni mattina e va nei panifici e nelle rosticcerie per chiedere un generoso aiuto per i poveri della mensa. I volontari sono complessivamente una settantina e vanno a servire. Dagli enti pubblici invece scarsissimi i sostegni. La politica è latitante.

“Quando abbiamo cominciato eravamo perplessi, pensavo anche al fatto che non sapevamo neppure cucinare. Qualcuno diceva che quest’opera sarebbe stata inutile perchè ad Agrigento non c’erano poveri. Qualche aiuto per arredare la mensa e per altre necessità ci è venuto all’inizio dall’ex sindaco Calogero Sodano – aggiunge suor Stellina – ma poi con l’aiuto di Dio e con la carità di tanti da allora ogni giorno apriamo alle nove del mattino e chiudiamo dopo le tredici accogliendo una cinquantina di fratelli. Quando iniziammo arrivavano soprattutto migranti perché gli sbarchi erano numerosissimi. Oggi la situazione è diversa. Ci sono le comunità di accoglienza per i migranti, gli sbarchi sono diminuiti e arrivano alla mensa tanti agrigentini e non”, conclude suor Stellina.
Ma l’associazione “A servizio di ogni povertà” che si occupa della mensa è anche un punto di riferimento per il Tribunale di Agrigento, per i servizi di psicologia dell’Asp e per altre realtà che si dedicano a persone bisognose ad Agrigento.
Alla mensa incontriamo la signora Maria Canta, di settanta anni, che da una mano alla mensa ogni sabato: “Vorrei venire più spesso, ma non posso – dice – Quando non riesco a venire la mensa mi manca molto”. Con lei c’è la signora Giuseppina Capraro che invece è volontaria da poco tempo e il signor Giovanni Modica di settantacinque anni. Tutti manifestano una gioia sincera per il bene che fanno con il loro generoso impegno.
Elio Di Bella