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ALTARINO PORTATILE PREZIOSISSIMO NELLA CATTEDRALE DI AGRIGENTO

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altarolo portatile agrigento

24 Gennaio 2016 //  by Elio Di Bella

A chi la ricerca con amore, la Sicilia svela sempre anche nei paeselli assopiti sulle vette, o annidati tra velari diafani di mandorli in fiore, tesori di arte: severe linee di castelli medievali, fiorita ricchezza barocca, pensosi santi bizantini, ingenue Madonne Gaginiane. Anche là dove pare vana ogni ricerca, si troverà sempre nei vecchi armadi stridenti di tarlo, o nei cassoni odoranti d’incenso, un piccolo oggetto che rievochi passati splendori: un calice, un ostensorio, un damasco, un velluto controtagliato, un ricamo, un intaglio in legno.

Nella Cattedrale di Girgenti esiste, fino ad oggi però sconosciuto agli studiosi, un altarino portatile in legno e smalto, esempio raro e preziosissimo di quegli altarini portatili, che a cominciare dal secolo VIII fino al XV secolo i re e i vescovi usavano per celebrare la messa durante le peregrinazioni in Terra Santa o durante le partite di caccia.

Per la preziosità della materia, quasi sempre oro ed avorio, ornato di smalti e pietre preziose per la rarità degli  esemplari a noi giunti —Italia se ne conosce un solo esempio e di scarso interesse nella Cattedrale di Modena — gli altarini sono considerati come oggetti d’una straordinaria importanza per lo studio dell’oreficeria sacra.

L’altarino di Girgenti, per quanto abbia perduto il ricco fregio che adornava gli spazi fra smalto e smalto, prende posto fra i più notevoli esempi d’altari portatili che si conservino in Europa.

Mentre però gli altri altarini — di cui il gruppo più cospicuo si trova a Conques e a Trêves—sono forse usciti da quelle officine Limosine o Renane che, pur traendo esempio da modelli bizantini, elaborarono forme d’arte schiettamente occidentali, l’altarino di Girgenti è sicuramente opera d’orafo bizantino. Oli smalti che decorano questa tavoletta, su cui si poggiava il calice, sono, per il disegno corretto e sicuro in cui viene incluso tra alveoli rapportati lo smalto limpido e brillante, un capolavoro di tecnica e di eleganza decorativa.

In nessun’altra opera bizantina che si conserva in Italia si può ritrovare tanta sensibilità cromatica e perfezione di disegno come in questa; soltanto gli smalti che adornano la meravigliosa Croce della Cattedrale di Cosenza possono starvi a pari.

Ma l’altarino di Girgenti è un’opera importata da Bisanzio o eseguita nell’Italia meridionale o propriamente in Sicilia per opera di quegli orafi espertissimi che vivevano alla Corte dei Normanni e che eseguirono la Cuffia di Costanza opera araba e bizantina ad un tempo? E fra gli smalti Siculi-Bizantini del XII secolo e gli smalti translucidi messinesi del secolo XIV vi fu interruzione o continuità di sviluppo?

L’altarino di Girgenti suscita complesse questioni e ci esorta ancora una volta a ricercare con pazienza ed amore la Sicilia nostra che può sicuramente offrirci la possibilità di risolvere questi ed altri importanti problemi di Storia dell’Arte.

Maria Accascina maggio 1927

Categoria: Agrigento RaccontaTag: arte agrigento

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