Veleggiando verso l’Egitto, le navi francesi al comando di Napoleone Bonaparte toccavano i porti della Sicilia. I marinai francesi non erano proprio dei signori e il loro comportamento destò la preoccupazione dello stesso Vicerè di Sicilia che diede precise indicazioni alle autorità siciliane per evitare incidenti, ma nonostante ciò accaddero fatti graci a Girgenti nel giugno del 1798
Una istruzione del vicerè alle autorità locali dice: « 1º Parlare con tutta la buona ed amichevole maniera all’officialità francese dei legni approdati in Girgenti, ricordando loro la buona amicizia che sussiste tra S. M. siciliana e la repubblica francese. . .
2º … Persuadere agli ufficiali francesi di contenere a bordo dei loro bastimenti i soldati e marinai e non permettere che ne calino che in piccole partite, per non turbare la pubblica tranquillità; e proibire ancora a queste piccole partite che nè con parole nè coi fatti insultino la sovranità nè i particolari, e molto meno le donne oneste per non dar motivo a disordini, dei quali il governo non potrà essere responsabile.
3° … Mantenere la popolazione tranquilla e per suasa che la nazione francese è amica della nostra…
4° Qualora la nazione mostrasse maggiore inquietudine, avvalersi delle vicine milizie urbane… per difendere il buon ordine…
5° Se quella officialità francese persistesse ancora a pretendere le domandate provvisioni senza pagamento, farla persuasa che il diritto delle genti esige che le provvisioni si comprino dalle nazioni amiche: e che… il re… ha ordinato… che ai francesi, suoi buoni amici, si diano i generi di miglior qualità e al più mite prezzo possibile ».
Da questo documento due cose appaiono:
1) che i bastimenti francesi approdati a Girgenti vogliono vittovaglie e pretendono di non pagarle,
2) che la popolazione è in fermento contro i francesi perchè, pare, non si comportano bene sbarcando numerosi a diporto.
un rapporto di un capitano di Giustizia di Girgenti, così descrive al Vicerà che cosa accadde nella sua città il 18 giugno 1798:
« Sagra real maestà, sire! Posso soltanto attribuire a provvidenza divina che mi ha dato tanto valore di resistere ad un popolo prevenito contro la nazione francese. Il giorno di venerdì 15 del corrente giugno a mezzodì, fui chiamato da un mio subalterno, dicendomi che i paesani erano tutti armati e con sassi contro i dragoni francesi che ancorati erano in questo porto in numero di 10 vele, il giorno 14… ad ore 21; i quali, ubbriachi, avevano fatto delle violenze…
Volo d’un subito alla piazza… e vedo i dragoni francesi con sciabole alle mani, e il popolo che li aveva circondati. Incomincio con dolcezza a pregarlo a non muoversi che avrei pensato a tutto. Al tempo istesso mando dall’officiali francesi per disarmare i loro soldati, come si eseguì. Ragiono con tutto spirito al popolo…; mi dicono che non si muoveranno, ma che se crederanno loro impossessarsi della città…, per la corona e per il loro onore si contentavano spar gere il loro sangue.
La sera poi di detto giorno accadde un fatto d’armi e sassi in una taverna fuori le porte… con cinque soldati agnomati dragoni, i quali… tre ci lasciarono la vita e due si salvarono. Dio buono, perchè il comandante della flottiglia farli abbassare, anche dopo… di essere stato prevenito… a non far scendere i suoi soldati, perchè il vino di questa troppo violente poteva fargli accadere qualche sinistro ?…
Ecco di bel nuovo in moto la popolazione, ed eccomi pronto a sedarla…
Dal primo momento non lasciai di fare tutti i i possibili complimenti alli officiali francesi, tra quali al generale… Il dopo pranzo di detto venerdì… pensai… non muovermi dal fianco delli officiali e generale francese… Questi dissemi che gli eran disertati cinque dragoni e mi scongiurava a farli raggiungere… Fo porre la compagnia in ordine per andarli a raggiungere, ma il generale… vuol che sospenda perchè ne
aveva trovati due…
La compagnia mi rapporta di averli trovati tutti e tre distesi nel suolo. Mi avvio… a ricercarne il come e perchè, ma fu tutto inutile il cammino, giacchè trovai serrate tutte le porte degli abitanti. Feci… guardar i cadaveri la notte, e ritornato in città feci appalesare tutto al generale per la sepoltura… Mi rispose che avrebbe mandato un suo officiale e che per
fargli l’onoranza militare avrebbe mandato alcuni dragoni…; lasciava a me il pensiero di far dare una soddisfazione alli dragoni… –
La mattina… con tre di detti officiali ci portassimo al destinato luogo… Allora uno di detti officiali mi spronò….. per sepellirli perche pativano… Li feci sepellire… che… già incominciavano a puzzare…
Mi riuscì… catturare 12 persone… per aver da essi lume del fatto, e fattili ligare si portarono nelle carceri, passandoli per la marina per vedersi da tutti della flottiglia, dello che ne fui ringraziato.
Circa le ore 20 vennero in mia casa tre di detti officiali che volevano disumati i cadaveri per fargli i funerali ed onori militari; io mi opposi dicendogli che non conveniva farsi la desumazione, ma piuttosto un solenne musuleo con il funerale; eglino però replicarono dicendomi che doveano andarvi i dragoni armati. Ricercai la quantità…; sentendo che tra essi officiali, parlando in francese, si trattava del numero di 400 tutti armati… feci replicarlo per ben tre volte
ed eglino determinatamente sempre dissero il numero di 400. Veduta l’ostinatezza dissi che tal permesso non era della mia ispezione, ma della Piazza…
… Mi vedo, nell’atto che avea la corte radunata per questa processura … un numeroso stuolo di officiali… tutti armati con sciable al fianco, uno dei quali… incominciò a parlare: « Cittadino, noi vediamo con quanta lentezza si opera in questo affare, e se ciò fosse accaduto in Francia a quest’ora si sarebbero fucilati una ventina di persone presi dal volgo per soddisfazione della nazione offesa. Eppoi non si è
intesa mai crudeltà e barbarie simili di non volerci far fare le onoranze militari che competono a quei infelici assassinati. Noi tutto ciò il rapporteremo al generale Buonaparte per egli venire a vendicare con sessantamila omini il sangue di quei francesi ».
In ogni periodo di cotal discorso, facean mostra della… rabbia e minacciante furore capace di sbigottire il più coraggioso;… Risposi…
… Scioltisi finalmente l’officiali dal tratto mio….. furono dal comandante della piazza… Li strinse a conoscere l’errori commessi, dei quali volevano dar peso ad altri … ».
Questo documento, specialmente se sia letto nella sua ampia interezza, è efficace per dare conoscenza delle singolari condizioni in cui si trovano le autorità, tra il popolo che impulsivamente vuole opporre la violenza alla violenza e i francesi che braveggiano, avendo la coscienza di non avere forza sufficiente per assecondare la volontà popolare con speranza di buon successo.
Su questi secondari, ma pure importanti, avvenimenti di Sicilia, poco si sa; finchè una buona ricerca fatta negli archivi non chiarisca meglio i fatti, due cose si possono
tenere per certe: cioè la tolta di vittovaglie che i francesi vollero fare e forse fecero in alcuni porti siciliani, e l’ostilità aperta delle popolazioni contro di essi.
Cfr. La spedizione francese in Egitto (1798-1891), senza autore