Bella descrizione del Tempio di Giove ad Agrigento nei Versi di un anonimo del XV secolo
Quelle rovine venerande e belle
Che dell’opre famose, e degli alteri
Edifizi e superbi, e delle immense
Ricchezze tue, o glorioso e chiaro
Agrigento, facean memoria e fede,
E delle tue virtudi erano illustri
Testimoni, son’ora, ohimè, per terra.
Chè sotto il pondo delle gravi e immani
Mura, piegando i tre giganti il collo,
E le ginocchia e le robuste spalle,
ch’eran di quella mole alto sostegno,
Misere andar nella rovina estrema.
Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?
Ohimè, ch’oppresse dalle ingiurie gravi
Di vecchiezza, e di tempo, or son sepolte
Sotto a brutte rovine, e ‘l dì funesto
Ch’elle andaron per terra, il dì fu nono
Del mese di dicembre, e della nostra
Salute l’anno si volgeva intorno
Mille quattrocent’uno, nel quale il tempo,
Nimico al tuo splendore, andò superbo
Trionfatore delle miserie tue,
E dei tuoi danni si mostrò giocando.
(traduzione di Remigio Fiorentino)