La società siciliana medioevale presenta una struttura piramidale dove la fortuna (in particolare il possesso delia terra, unica fonte stabile di reddito) e l’autorità politica sono estremamente concentrate.
L’aristocrazia militare feudale possiede, quasi esclusivamente, la terra da seminativo, nei tre quarti deli’isola (Val di Mazara, Val di Noto, parte occidentale e pendici meridionali del Valdemone) e i “burgisi”, cioè gli abitanti delie “terre” e dei casali capaci di mettere su un o piu aratri, non sono, di solito, proprietari di terreni vasti adatti alia cerealicotura; possiedono solo la casa e la vigna, oltre il capitale mobile di buoi e di attrezzi che costituisce la cmassaria».
Nei paesi, i “burgisi”, forza principale dell’economia e organizzatori delia produzione agricola, sono dunque una classe dipendente ( devono prendere la terra ad affitto) e debole (la costituzione del loro capi tale passa attraverso un prestito o una compra anticipata di grano da parte dei mercanti stranieri che assumono principalmente il compito della «tratta», cioè dell’esportazione): dipendenza e debolezza che suscitano l’emergenza di strati sociali intermediari, particolarmente forti nella seconda metà del Trecento, del tipo ccoqs de village», legati al potere feudale, al commercio delia produzione agricola e a quello dei prodotti industria di importazione.
Nelia città, l’aristocrazia feudale, che ci risiede di solito, divide la sua influenza, raramente egemonica (tranne nella seconda metà del Trecento) con una nobiltà «cívica» eterogenea: quest’ ultima comprende degli imprenditori agricoli (particolarmente, nel Quattrocento, proprietari e gestori di trappeti da zucchero e di oleifici), dei burocrati, dei mercanti siciliani (abbastanza numerosi nel Quattrocento) e dei giuristi. Tutti possessori di capitali, animatori di società di «massaria» e di «mandra», spesso mercanti d’olio e di vino, tutti ricchi di censi, di case, di magazzini: la loro ambizione si svolge attraverso due vie, quella dell’Università di Bologna, dove acquistare per i figli il titolo prestigioso di dottore in legge, e quella dell’ingresso, tramite un matrimonio o la compra di un feudo dalla Regia Corte, nell’ambiente stretto dell’aristocrazia feudale.
Punti d’appoggio stabili di questa classe in costante ma lenta ascesa, i capitoli delle Cattedrali, le Secrezie dell’amministrazione regia, i consigli municipali di giudici e giurati; mezzi dell’ascesa, l’affitto delle gabelle regie o municipali, la gestione delia giustizia, l’avvocatura per conto dei feudatari o degli istituti religiosi, il servizio del re o dei potenti «Stati» feudali, come secreto del conte di Modica o suo giudice, l’affitto globale del feudi.
In questa struttura gerarchica, dove, dopo la scomparsa del poderoso dominio delle famiglie contali schiacciato dai Martini negli anni 1392-1398, non ci possono piu essere delle modifiche nella ripartizione della fortuna fondiaria (bisogna aspettare l’ascesa del reddito unitario per vedersi sgretolare, verso il 1500, qualche patrimonio feudale), la salita della nobiltà «cívica» corrisponde alla crescita del capitale mobiliare e immobiliare urbano.
Nell’insieme, pero, non si tratta di sostituzione di una classe all’altra: qualche famiglia prende il posto di una famiglia feudale scomparsa; nè di una estensione della classe dominante: solo qualche famiglia ottiene, attraverso la compra di un feudo (spesso un reddito dell’amministrazione, «grano» sui porti, ufficio nella Corte con dovere di servizio militare) l’aggregazione alia classe feudale. Una struttura stabile, dominata dai prestigi aristocratici, lascia poco spazio alla mobilità sociale.
fonte:
ENRI BRESC il Notariato nella Società Siciliana Medioevale