
CHI ERA ACRONE ?
Acrone (in greco antico: Ἄκρων, in latino: Acro; Agrigento, … – …) illustre medico greco antico, nato ad Agrigento, vissuto nel quinto secolo a.C., fiorì nel 440 a.C.[1]. Figlio di Xenone. Ad Acrone la scuola dei medici empirici faceva risalire la propria origine.
Da giovane lasciò lasciò la famigli per recarsi Atene e studiare filosofia e retorica insieme al suo concittadino, il filosofo Empedocle.
Per qualche tempo insegnò varie discipline per poi abbandonarle tutte e dedicarsi alla medicina.
Si affermò infatti prima come un abile retore, ma fu considerato soprattutto il più abile medico del suo tempo.
Durante il suo apprendistato, compì molti viaggi in Egitto e in Asia,[3] con lo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni dalle esperienze dei sacerdoti e dei medici in cui si imbatteva ed imparò così usi, tecniche, pratiche mediche di cui prima aveva solo sentito parlare, ma che seppe utilizzare magistralmente. Si convinse che la medicina doveva basarsi soprattutto sull’esperienza ecercò quindi di rigettare i metodi non empirici, le speculazioni filosofiche e le superstizioni. Per questi motivi Plinio il Vecchio lo considera il fondatore della scuola degli empirici. A tale dottrina aderì anche Empedocle, sebbene se ne discostasse per alcuni principi filosofici
Ma per le sue idee venne in contrasto con Empedocle.
Si dice che abbia applicato una soluzione taumaturgica appresa in Egittoin occasione della peste del 430 a.C. ad Atene, e che, dietro suo consiglio, furono accesi dei fuochi di grandi dimensioni per le strade allo scopo di purificare l’aria. La soluzione si rivelò efficace e salutare per molti malati.
Meritò l’epiteto di sommo o supremo tra i medici (lo stesso nome, Acrone, significa sommo).
“Diogene Laerzio ci racconta che avendo domandato Acrone agli Agrigentini, come premio dei suoi meriti, un luogo in città dove poter fabbricare una tomba destinata alla sua famiglia, Empedocle adoperò tutta la sua eloquenza affinché tale privilegio non gli venisse accordato.
Nonostante queste opposizioni, i cittadini acconsentirono facilmente a queste richieste e sulla lapide fu inciso un ironico epitaffio attribuito ad Empedocle o a Simonide e dedicato ad Acrone, che verrà riportato in greco antico per preservare la paronomasia dell’originale:
Ακρον ιητρον Ακρων’ Ακραγαντινον πατρος ακρου
Κρύπτει κρημνός άκρος πατρίδος ακροτάτης
Di esso ci è pervenuta anche una versione in latino : “Acronem summum Medicum summo patre natum, in summa tumulus summus habet patria.”, ovvero: “Acrone, il più eminente tra i medici, figlio di un padre eminente, giace in questa rupe eminente della sua patria eminente”.
Acrone scrisse alcuni libri, tra i quali il “De Arte Medica libros dorica lingua” e il “De salubri victus ratione librum unum”. Nessuna delle sue opere ci è pervenuta, probabilmente perché andate distrutte in seguito all’incendio che colpì la Biblioteca di Alessandria.
notizie sui titoli di molte opere di fisica e medicina scritte in dialetto dorico ci vengono riportate dal Suda e da Eudocia
NOTIZIE UTILI: RAGGIUNGI LA VIA ACRONE DA PIAZZA STAZIONE, DA VIA CRISPI, DA VIA CALLICRATIDE, DA VIA ESSENETO, DA VIA DANTE E DA VIA EMPEDOCLE.
L’ARTERIA COLLEGA LA PIAZZA DELLA STAZIONE CENTRALE CON LA VIA CALLICRATIDE, LA VIA ESSENETO, LA VIA METELLO E SBOCCA ANCHE NELLA VIA DANTE.
VI SI TROVANO ALCUNI UFFICI DELL’ENEL, L’ISTITUTO SOCIO-PEDAGOGICO E LICEO SCIENTIFICO STATALE “POLITI” E LA SCUOLA MEDIA “PIRANDELLO”, GLI UFFICI DELL’EX PROVINCIA REGIONALE, QUELLI DELL’UFFICIO PROVINCIALE DEL LAVORO E DELL’INAIL. INCROCIA IL BREVE TUNNEL Piedigrotta CHE CONDUCE IN VIA EMPEDOCLE.
SU QUESTA STRADA TROVI ANCHE L’INGRESSO PER L’AREA DI SOSTA A PAGAMENTO CHE E’ STATA REALIZZATA ACCANTO AI BINARI DELLA STAZIONE CENTRALE.
E’ stata realizzata negli anni Cinquanta del secolo scorso. Per molti anni vi si poteva ammirare il pastificio Piedigrotta, erde di antichi pastifici agrigentini e di un antico mulino. Qui c’era la porta dei pastai, una delle porte chiaramontane prima che venisse abbattuta a seguito della costruzione della rete ferroviaria negli anni trenta.
FOTO D’EPOCA