La breccia di Porta Pia e l’occupazione di Roma da parte delle truppe italiane nel 1870 provocò anche in provincia di Girgentì la reazione del mondo cattolico locale. Forme diverse di protesta, singole e di gruppi, si manifestarono in varie occasioni, già subito dopo quel 20 settembre 1870, che aprì la cosiddetta questione romana e inasprì i rapporti tra li nuovo Stato italiano e la Chiesa.
Una società segreta cattolica antigovernativa era sorta già nel 1871 a Palermo ed aveva trovato ben presto numerose adesioni nei centri dell’agrigentino grazie all’opera di diversi esponenti del clero e di decine e decine di laici.
Siamo in grado di far luce intorno alla diffusione di questa società in vari centri della Diocesi di Agrigento e sulle sue prime attività perchè la Prefettura di Girgenti negli anni 1872-73 dispose che venisse fatto un censimento, giacché considerava pericolosa l’attività dei cattolici vicini al Papa.
La società per gli interessi cattolici trovò numerosi soci a Bivona: “Gli uomini che compongono la direzione di questa società si distinguono tutti per principi ostili al governo – scrisse il sotto prefetto di Bivona, G.De Luca, il 20 settembre 1872 (in una nota riservata e inviata al Prefetto di Girgenti) ed il presidente e vice presidente sono Palermo Baldassare ex-cappuccino, sotto il nome di Padre Lorenzo da Bivona e Campione Giuseppe fu Onofrio, ex-priore dei Domenicani.
Massime retrive che trovano molti adepti mediante l’influenza che essi esercitano su questa popolazione la quale è predominata da un sentimento religioso che tocca la superstizione”.
Dalla società i fedeli erano invitati a versare una elemosina di lire 1,11 per godere di vari privilegi ed indulgenze. La somma in paese era raccolta dal sacerdote Guastella Giulio.
il duomo visto dall’interno del seminario agrigentino
” Esiste pure un’altra società – continua nella sua nota informativa il sottoprefetto-sotto il nome dell’ordine delle cappuccinelle, il saderdote Emanuele De Bono e la Superiora Signora Rosalia Picone, nata Guggino, sono i promotori, e questa società ha lo scopo apparente di mantenere vivi in ogni ceto di persone i principi religiosi diffondendo le sue massime principalmente nel sesso femminile.
Della società degli interessi cattolici di Bivona disponiamo anche l’elenco degli altri principali esponenti. Sappiamo che il segretario era Cosenza Pietro professore nel locale ginnasio.Padre Vasile Salvatore ex-cappuccino, signor Picone professore nel ginnasio, Padre Giulio e Padre Giuseppe Guastella fratelli, ex cappuccini, che della società erano i tesorieri.
In un altro centro della provincia invece, a Licata, sono molti, a quanto pare, coloro che leggono “giornali ultracattolici reazionari che nel Regno si pubblicano, come l’Unità Cattolica, l’Armonia, La Sicilia Cattolica, L’Osservatore Romano”. E’ quanto sostiene il delegato di pubblica sicurezza del paese. Questi nella nota inviata al Prefetto di Girgenti mostra la sua preoccupazione perchè queste pubblicazioni alimentano la propaganda contro il governo e molti cattolici “modellandosi sul linguaggio del giornali predetti dif-fondono massime antigovemative”. Lo stesso delegato in un’altra nota riservata, del 3 giugno 1873, comunica al Prefetto del capoluogo che la società per gli interessi cattolici si è costituita In paese ed è diretta dal parroco Vincenzo Destritto.
” Più di tutti lavorano allo scopo gli ex-monaci pensionati dallo Stato e non si stanno indifferenti alcuni tra i principali del paese e particolarmente le famiglie Sapio e Urso”.
Da Siculiana le prime notizie sulla società per gli Interessi cattolici arrivano con la nota riservata del delegato di pubblica sicurezza che il 23 giugno 1872 scrisse al Prefetto per fargli sapere che in paese era sorta la Congregazione San Luigi, che cercava di disporre gli animi dei giovani ” contro l’attuale governo e voleva suscitare conflitti di partiti”.
La Congregazione era nata su inziativa del preti di Siculiana ma era stata ben presto apertamente osteggiata in particolare dal membri del locale Casinò di Compagnia della classe civile, “che avevano i figli che frequentavano la Congregazione”.
A quanto pare, era anche intenzione della Congregazione fare una manifestazione con bandiere “che potrebbero avere allusione con quella che si tenta innalzare dal Borbone in Spagna”.
La società cattolica estendeva inoltre le sue fila anche nel piccolo centro di Montallegro, grazie all’opera di due canonici residenti a Girgenti, Genuardi e Galluzzo, che, – secondo il delegato di polizia di Cattolica, operano “per spingere la massa all’attaccamento al potere temporale del Papa, che a loro dire trovasi vilipeso dal Governo del Re”.
A Cattolica invece sono soprattutto il vicario Antonio Ciccarello e il parroco Natale Maria Sinatra di Montallegro a predicare contro il Governo, insieme ad un altro parroco Giuseppe Tortorici (nota del delegato di polizia di Cattolica P.Minnelli di Cattolica, del 21 febbraio 1872).
Ad Aragona i capi della società cattolica sono il sacerdote Cumbo Salvatore ed il negoziante Milloto Salvatore e a Comitini l’esponente principale è Velia Carlo, stando a quanto comunica il delegato di Pubblica Sicurezza G. Raimondo di Aragona il 16 febbraio 1872.
A Siculiana non hanno mai celato la propria “bile contro ogni idea di progresso” i sacerdoti don Salvatore Basile e don Francesco Fiorica da Realmonte”, assicura il delegato di polizia (nota del 20/ 2/1872). A Naro “cura d’anime del partito retrivo è padre Lauria, liguorino”, che è attivo nel diffondere tra il clero idee sovversive. In questo Impegno è aiutato dal sa-cerdote don Carlo Bellavia.
Ma in questo paese non esiste un’ associazione per gli inte-ressi cattolici, assicura nella propria relazione, del 24 febbraio 1872, il delegato di Pubblica Sicurezza Borzì. Anche il sottoprefetto di Sciacca sostiene che alcuna associazione cattolica antigovernativa è sorta, ma nello stesso tempo mette in rilievo l’ampia diffusione che ha avuto in paese un editto di Pio IX sull’uso dei latticini per tutto il 1872.
Il sottoprefetto allega alla propria relazione l’editto che trovava affisso all’ingresso della Chiesa Madre. Esso in sostanza consentiva ai fedeli di poter mangiare alcuni alimenti da cui in genere occorreva astenersi, ma per poter ottenere tale dispensa bisognava versare una elemosina di lire 1,10.
Eccoci infine a Girgenti. Da una relazione del Prefetto, inviata il 29 febbraio 1872 al comandante delle truppe in Sicilia, leggiamo che anche nel capoluogo “vi è un nucleo di clericali abbastanza disciplinati per poter fornire un partito devoto al papato, ed ostile al governo, non costa però che esso si sia organizzato sotto la ispirazione dell’associazione palermitana, ciò che potrà per altro organizzarsi più tardi quando eletto a vescovo di questa Diocesi Monsignor Turano sarà venuto nella sua residenza”.
Ed infatti nella relazione politica trimestrale inviata sempre dal prefetto al Ministro degli Interni, il 16 aprile 1872 leggiamo: “Ora mi si assicura che il noto Dottore Ettore Caratozzolo, che dicevasi capo dei partito repubblicano, abbia mutato bandiera e datosi in braccio ai clericali tenti di stabilire in questo capoluogo una società cattolica filiale di quella di Palermo. Il partito clericale è il solo che offra motivo di inquietitudine, ora specialmente che si crede forte dell’appoggio che gli presta il vescovo Monsignor Turano”.
Già precedentemente (il 22 marzo 1872) la Prefettura di Palermo aveva assicurato quella di Girgenti che “il canonico Turano è qui notissimo per i suoi principi retrivi e che è pericoloso per la sua dottrina e per le sue estese relazioni in Sicilia e fuori.
Sebbene egli non faccia parte della società cattolica organizzatasi in Palermo, pure risulta che si è molto cooperato alla sua istituzione con Monsignor Celesia Arcivescovo di questa Diocesi e col marchese Spedalotto presidente della detta associazione”.
Nella nota arrivata dalla Pre-fettura palermitana si Insiste sulla convinzione che, una volta arrivato a Girgenti, Monsignor Turano si darà da fare per istituire la nuova società cattolica: “La condotta del Turano è scaltra, prudente ed avveduta, ma ciò non toglie che egli sia caldo sostenitore del dogma dell’infallibilità, che nutra vivi sentimenti di avversità all’attuale ordinamento politico e che sia uno dei più influenti campioni della teocrazia romana “.
La nota è firmata dal comandante generale delle truppe in Sicilia, incaricato dalla Prefettura di Palermo.
Elio Di Bella