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stemma della municipalità di Agrigento

Il Sindaco Di Agrigento Tra I Grandi Del Parlamento Siciliano

1 Ottobre 2017 //  by Elio Di Bella

stemma della municipalità di Agrigento

Sino agli inizi del XIX secolo la vita amministrativa agrigentina si reggeva su un antico statuto informato quasi totalmente alle leggi di Federico II aragonese. Naturalmente nei secoli è stato modificato, ma molto parzialmente. Solo con il decreto dell’undici ottobre 1817 i Borboni hanno totalmente riformato il sistema amministrativo di Girgenti, divenuta, in quell’anno capoluogo di provincia.

L’antico statuto municipale stabiliva innanzi tutto precise regole per l’elezione del consiglio civico,che avveniva nell’atrio del monastero di San Francesco. Solo alcuni facevano parte del corpo elettorale. Coloro che avevano diritto al voto, « al suono della campana » esprimevano il proprio voto e così la città aveva il su o massimo organo amministrativo. Figura importantissima della vita politica della città era il Giurato. Ad Agrigento ve ne erano quattro, uno era alla testa, il Mastro giurato. Quei funzionari godevano di particolari immunità e avevano notevoli responsabilità amministrative finanziarie e militari. Facevano da economi, da esattori delle tasse, comandavano la milizia e potevano anche sostituire il capitano di giustizia. I consultori, esperti in legge ed economia, li consigliavano « negli affari di grave momento ». Il capitano di giustizia seguiva invece le cause criminali, istruiva i processi, procedeva alla carcerazione e quando occorreva tutto rimetteva alla Gran Corte ». Il capitano di guerra veniva invece nominato nel he caso la città fosse impegnata in qualche grave conflitto. Agrigento essendo  città demaniale poteva anche nominare un Sindaco, che sedeva al Parlamento Siciliano. Per buona amministrazione locale non potevano mancare per statuto un notaio, un archiviarlo, un collettore delle gabelle, un tesoriere e così via sino al banditore e al portulano. che amministrava la vita del Caricatore (il porto). Ognuno dì questi dirigeva un ufficio e lo statuto stabilisce anche per il loro funzionamento regole dettagliate.

Seguono gli articoli sull’amministrazione della giustizia, che esordiscono con un preciso principio: che si conceda giustizi a era alto nelle intenzioni, il senso della giustizia era lato ed esisteva un certo garantismo. Veniva, infatti, stabilito anche il termine entro cui concludere le cause. Ma purtroppo proprio in questo passo il testo è poco leggibile. Oltre ai reati comuni, non era permesso bestemmiare e veniva punito anche ehi avendo sentito una bestemmia non denunziava il reo. Costui avrebbe pagato un augustale. ».

Gli ultimi articoli dello statuto trattano del lusso, delle onoranze funebri e delle feste religiose. Riguardo al lusso le più colpite erano certamente le donne. Era proibito indossare ornamenti d oro, collane di perle, collari anche d’argento, cinture, fazzolettini o mantelline decorati con filo d’oro purché il valore di tali oggetti non superi i venticinque scellini. Restrizioni particolari anche sull’abbigliamento, anche su quello da lutto. Le multe contro trasgressori erano salate. Un paio dì curiosità infine sulla condotta da tenere durante le feste religiose principali. « A nessun ebreo è lecito operare o far sevizio alcuno» e «nessuna meretrice faccia copia dì sé (eserciti il mestiere), ove non siano spacciate (finite) le messe», anche l’amante sorpreso a non osservare la norma pagava un augustale. In tal modo lo statuto dava praticamente una sorta di riconoscimento al mestiere più antico del mondo.

di Elio Di Bella

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, girgenti

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