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Si Recupera Una Cisterna Borbonica Ad Agrigento. E’ Vicina Ad Un Ipogeo

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la cisterna borbonica

29 Giugno 2017 //  by Elio Di Bella

C’è una Agrigento dei Templi, ma anche una Agrigento degli Ipogei. E riscopriamo quest’altra mitica città sotterranea in questi giorni in occasione dell’annuncio del Sindaco Calogero Firetto del finanziamento di 200 mila euro da parte del ministero dell’ambiente per il recupero di una cisterna scavata nel tufo arenario conchiglifero, che caratterizza il sottosuolo agrigentino,  di presunta epoca borbonica. Un’ampia vasca certamente  che i collegava con il vicino ipogeo Zuccarello.

Con un progetto, che di certo vedrà protagonista l’architetto Elvira Capraro,  che si è dedicata al recupero del muro meridionale del Viale della Vittoria (anch’esso di epoca borbonica) ed ha riscoperto la cisterna e l’ipogeo, s’intende portare molto presto dentro le viscere della città soprattutto i turisti.

Poche persone si sono spinte addentro nei sotterranei di Agrigento, vuoi per paura, vuoi per buon senso, considerato il cattivo stato di salute in cui diversi di loro versano, ma il finanziamento adesso consentirà adeguati lavori  per mettere in sicurezza il cunicolo, sistemare la volta della cisterna, ripristinare il percorso dell’ipogeo Zuccarello aprendo un varco per il collegamento tra la cisterna e l’Ipogeo. Con questo recupero funzionale sarà possibile aprire il sito alla visita guidata di turisti.

Della cisterna, l’architetto Elvira Capraro dice che “si tratta di una cisterna a sezione a campana che viene ricordata anche  dallo storico Pancrazi.  E’ lunga settanta metri con un’altezza di sette metri. Serviva ad intercettare le acque che arrivavano dalla Rupe Atenea attraverso gli ipogei che verosimilmente scendevano a valle sino alla Colimbetra. Ci da uno spaccato della città borbonica”.

Ai giornalisti che sono stati a visitare la cisterna sfidando il buio che vi regna sovrano, il silenzio  rotto solo dal  tintinnio di gocce che trasudano dalle pareti, le lunghe radici degli alberi che scendono dalla sovrastante passeggiata e il fondo melmoso,  l’architetto Capraro ha fatto notare la buona conservazione di una testimonianza  su una parete con la scritta “Ferdinando secondo anno 1855”.  Per l’architetto quindi “la cisterna sembra  realizzata nella stessa epoca in cui i Borboni avviarono a Girgenti la realizzazione della Passeggiata e quindi innalzarono il muro meridionale, mantenendo in buone condizioni l’Ipogeo Zuccarello”.

Molto probabilmente per molto tempo la cisterna servì alle necessità del vicino Convento dei Cappuccini e forse poi pure ai molti soldati che abitarono la caserma quando il convento venne requisito e trasformato nelle Caserma Crispi. Ma altre scritte che ancora si possono leggere lungo le pareti della cisterna,  ci dicono che fu frequentata da soldati. Probabilmente venne usata come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Ma molte altre cose scopriremo certamente dai lavori che presto verranno realizzati per recuperare questo suggestivo angolo sotterraneo di Agrigento.

Il progetto coinvolge anche il recupero dell’ipogeo Zuccarello che consiste in un grande stanzone (costruito sotto il viale), in due cunicoli, di cui uno (alto m. 1,90, largo 0,95) estendentesi a nord per m. 29, è ostruito da frane, donde sgorga acqua; l’altro, a nord-est, si allunga per m. 31,50, ostruito anch’esso da frane, donde scende acqua copiosa, incanalata per lo stanzone, per un condotto moderno, nelle cloache. Questo Ipogeo nasce nelle profonde viscere della Rupe.

E’ stato descritto per la prima volta dallo storico e archeologo Giuseppe Pancrazi, il quale ce ne dà documentazione nel secondo tomo delle sue Antichità di Sicilia. Dopo lunghi dibattiti e scontri tra gli studiosi,  sembra ormai certo che la funzione degli ipogei dell’antica Akragas  fosse quella di raccogliere le acque sotterranee. Quasi tutti i numerosi ipogei  hanno la forma di un parallelepipedo alto in media cm. 1,85 e largo cm. 80.

Da diverso tempo si parla della opportunità di farne un’attrazione turistica. E qualcosa in tal senso comincia a muoversi.  Da alcune settimane è possibile visitare l’ipogeo della Colimbetra e il successo dell’iniziativa è stato immediato per l’interesse sotto diversi punti di vista: archeologico, geologico, speleologico e naturalistico. Ma è un successo che potrebbe riguardare anche altri ipogei, come appunto quello Zuccarello e quello del Purgatorio, che ha il suo ingresso nella omonima piazza della via Atenea, e del cui recupero e della cui fruizione si discute addirittura dall’Ottocento.

Elio Di Bella

Categoria: AttualitàTag: agrigento, akragas, ipogei

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