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Sant’Angelo Muxaro Archeologia e Storia

21 Marzo 2015 //  by Elio Di Bella

 

Camicos, oggi S. Angelo   Muxaro. Duemilaecinquecento anime e dominare una vallata che ha conosciuto l’influenza etnica di quasi tutte  le popolazioni   che   nel  corso dei millenni  hanno  invaso e spesso dissacrato le terre sicule.

 

 

Camicos, Mushar, S. Angelo Muxaro, è questa l’evoluzione di una denominazione che porta con sè il succedersi delle civiltà e delle culture. Paesaggio tipico dell’interno della Sicilia, il centro collinare dell’agrigentino vive di un’economia prettamente agricola che non può permettersi esportazioni. L’attuale sito santangelese non è però quello che ne vide l’origine ed i maggiori fasti; l’antica ubicazione del centro abitato si può facilmente indicare nel Monte Castello; che è il rilievo collinare gemello a quello ora abitato. Fonti storiche qualificate ma spesso contrastanti pongono la fondazione di Camicos intorno al XIII sec. a.C. Dopo questo il vuoto per diciotto secoli; si deve aspettare infatti il V secolo d.C. per poter fruire di altre notizie   storicamente certe.

 

 

Nel lungo intervallo di vuoto storico coincide con la penetrazione ellenica in Sicilia. Di numerosi reperti venuti alla luce dall’ antica Camicos si può però desumere che nel periodo in questione il centro collinare venne a contatto con la civiltà punica. In tutto lo spazio di tempo fin qui trattato Camicos aveva giusta fama di roccaforte inespugnabile, la particolare posizione, quasi strapiombo sulla vallata portò infatti storici e scrittori a ritenere che « due soldati da soli possono difendere la rocca di Camicos ».

 

 

 

Il mito cadde con lo scoppio della prima guerra punica nel corso della quale i romani, dopo avere conquistato Akragas, si impossessarono anche di Camicos che cade per la prima volta dopo un millennio. Con la Sicilia Romana Camicos cade nel più assoluto anonimato e segue i destini che la sorte assegna a tutta l’Isola.

 

 

La caduta dell’Impero Romano d’Occidente portò i bizantini in Sicilia a seguito della guerra greco-gotica.

Nel IX secolo infatti una tribù di Berberi riconosce in Camicos la collina nordafricana di nome Mushar da cui avevano preso le mosse per la partenza.

D’ora in poi Camicos non sarà più tale; il paese sulla valle del Platani si chiamerà Mushar.

 

 

La « nuova » città subirà le stesse dominazioni che cambieranno il volto culturale ed etnico del resto della Sicilia. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli imperverseranno infatti su Mushar. Durante il regno degli Svevi si recò in visita in questi luoghi il frate Angelo Carmelitano, che la leggenda vuole come scacciatore di demoni da una tomba. Frate Angelo compì in città anche una forte opera di predicazione e di proselitismo, e rimase caro alle genti del posto al punto che aggiunsero il suo nome al toponimo di origine araba.

La nuova denominazione è di collocazione temporale incerta, un confronto delle fonti storiche a fatto pensare ad un fatto parallelo,  al trasferimento che la popolazione indigena fece nel sito attuale.

Il cambiamento di luogo fu probabilmente causato dai pericoli di frane cui era soggetto l’attuale Monte Castello. Ed appunto a questo particolare arco di tempo viene ricondotto l’ingresso in città  degli Albanesi che, abbandonato palazzo Adriano, preferirono un centro di nuova formazione che dava possibilità di ulteriori insediamenti. Gli Albanesi comunque diventarono immediatamente classe dirigente della città. Esclusiva testimonianza Santangelese del periodo albanese è una figura lignea raffigurante la Madonna dell’Uria, che attualmente versa in stato di abbandono.

 

Anno di notevole importanza culturale per la città è il 1600, periodo in cui scomparve il rito greco per cedere spazio al latino rito cattolico. Da quei giorni S. Angelo Muxaro visse nel più assoluto anonimato che fu rotto da importantissime scoperte archeologiche. Vasellame di altissimo valore storico fu rinvenuto infatti ,ai piedi della collina un anello d’oro fu rinvenuto da un contadino. Fu così organizzata dall’allora Soprintendente alle antichità di Agrigento, senatore Paolo Orsi, una campagna di scavi che portò alla ribalta della cronaca 19 tombe ed una vera e propria necropoli. Gli anelli recuperati, la ceramica indigena ed esotica, i bronzi, gli oggetti in ferro ed in oro arricchiscono e adornano musei di Agrigento e di Palermo oltre al British Museum di Londra dove è conservata una tazza aurea con raffigurazioni zoomorfe ricavate a sbalzo.

 

 

Categoria: Storia ComuniTag: sant'angelo muxaro

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