Rivolta dei non si parte: dal dicembre 1944 al gennaio 1945 in diverse zone della Sicilia si ebbero manifestazioni e sommosse per evitare l’arruolamento dei giovani nell’esercito regio,
impegnato nella liberazione dell’Italia continentale.
In provincia di Agrigento si ricordano in particolare le tre giornate, dall’11 al 13 gennaio del 1945, che coinvolsero e sconvolsero le comunità di Naro e Camastra.
Nel Sud e in Sicilia in particolare, dal settembre del 1943 si ebbe l’errata idea che la guerra fosse finita perché gli anglo-americano avevano liberato l’Isola dai nazi-fascisti. In realtà il governo italiano, alleato con gli anglo-americani, continuava a reclutare truppe per lottare contro i nazisti in varie regioni del paese. Arrivarono quindi molte cartoline nelle case dei giovani siciliani contenente l’invito a presentarsi in caserma.
In provincia di Agrigento scoppiarono diverse rivolte,
che videro come protagoniste soprattutto le madri, le sorelle, le mogli e le fidanzate dei giovani che ricevettero la cartolina precetto.
Il 28 maggio 1944 a Licata una vivace protesta popolare fu repressa molto energicamente. Il bilancio fu di tre morti e diciotto feriti tra i manifestanti, gli arrestati furono centoventi e tra questi diverse donne.
A Naro la sommossa scoppiò l’11 gennaio 1945.
Calogero Petrolino, un giovane maestro elementare di Camastra, separatista, di appena ventuno anni, nel corso di un comizio protestò contro la chiamata alle armi. Uno dei tantissimi giovani, presenti al comizio bruciò pubblicamente la cartolina precetto ricevuta. Ciò bastò perché manifestanti insorgessero contro i poteri dello Stato e scoppiasse quel finimondo passato alla storia come l’insurrezione dei “non si parte”.
Dall’undici al tredici gennaio i rivoltosi saccheggiarono e devastarono diversi edifici pubblici e privati, fecero evadere otto detenuti che erano rinchiusi nel Carcere Mandamentale ubicato nel Castello Chiaramontano.
Sei persone rimasero uccise negli scontri a fuoco tra militari e insorti, tra i quali lo stesso Petrolino e il sottotenente dei carabinieri Antonino Di Dino.
Nel frattempo a Licata, il 12 gennaio, sempre durante i tumulti contro la leva obbligatoria, fu assassinato un manifestante.
Il 13 gennaio 1945 gli insorti di Naro si arresero. Dopo la resa e tornata la calma, domenica 14 gennaio 1945, i carabinieri interrogarono e arrestarono centinaia di persone e tra queste vi erano molte donne, come si legge nella “Relazione sulla rivolta verificatasi nel Comune di Naro” resa dal Capitano Comandante dei Reali Carabinieri della Compagnia Esterna di Agrigento il 19 gennaio 1945.
Elio Di Bella