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racalmuto

Racalmuto: il primo colpo alla mafia nel 1882

29 Dicembre 2020 //  by Elio Di Bella

Racalmuto in una foto d’epoca

 A Racalmuto si sentì   parlare per la prima volta di “Mafia” nel 1882 quando le Forze di Polizia   sferrarono il primo colpo  a questa potente  organizzazione malavitosa.

Tutto era cominciato sedici anni prima, quando due proprietari terrieri, Salvatore Scimè detto Cicolino e Calogero Mendola,  vennero sequestrati dopo un po’ di tempo a Racalmuto   si mormorava che i due mezzadri fossero stati assassinati dalla “Mafia” e i loro cadaveri occultati.  

Un giovane brigadiere dei carabinieri di nome Ignazio Calisto, Comandante della Stazione Carabinieri di Racalmuto, avviò le indagini tra le molte difficoltà dovute all’omertà e si rese presto conto   che dietro la scomparsa di Salvatore Scimè e Calogero Mendola vi era una vera e propria organizzazione che controllava ogni attività economica e non ammetteva concorrenti.  Il Brigadiere Calisto  nel  1882  arrestò   numerosi esponenti,   persone insospettabili  della nascente borghesia agrigentina, vecchi nobili, ma anche preti e   agiati proprietari terrieri.    

Dagli interrogatori   emersero   misfatti di ogni gene dell’organizzazione  e venne soprattutto alla luce l’esistenza di una ramificata cosca mafiosa con  un organigramma ben strutturato, di cui si individuarono anche i componenti più importanti che presto emersero come responsabili di molti dei crimini che si erano verificati nell’intera provincia e  rimasti fino ad allora impuniti. Alla fine delle indagini   fu possibile conoscere il luogo di sepoltura di Salvatore Scimè e Calogero Mendola: una buca di una zolfatara abbandonata     

Gli autori materiali del duplice delitto avvenuto sedici anni prima   furono identificati  dai carabinieri, si trattava e dei mafiosi Nicolò Bartolotta e Alfonso Centura. Il primo si era stato già assicurato alla giustizia durante la prima retata ed era in  prigione; il secondo era riuscito a fuggire  ed aveva fatto perdere le tracce, divenendo latitante.

Le indagini furono lunghe e difficili,  ma finalmente  Brigadiere Calisto   un confidente della polizia rivelò che il   9 gennaio 1884 il Centura   in una casa in contrada Fiumite, a Naro.  Con un “blitz” venne catturato.

Dalle indagini sulla cosca mafiosa intanto si scopri che un     tale ex minatore Calogero Castiglione,   latitante, era autore di svariate rapine, un tentato omicidio,  e  altri reati commessi nel territorio di Castrofilippo e Canicattì, dove era particolarmente temuto.

 Il mafioso riusciva   a farla franca grazie alla  conoscenza del territorio e perché godeva di molte protezioni nell’ambiente dei minatori.   

Finalmente grazie alle indagini si venne a sapere che il Castiglione aveva trovato alloggio in una capanna in contrada Gibellina e, dopo una serie di appostamenti,   venne acciuffato. Per questa e per le altre imprese, al Brigadiere Calisto venne concesso l’encomio solenne.  

fonte Notiziario storico dell’Arma dei carabinieri, anno 2, n. 2

Categoria: Storia Comuni

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