L’influenza araba in Sicilia è stata notevole e ha lasciato indelebili tracce anche nella lingua siciliana.
Tra le tante parole che hanno influenzato le pratiche di irrigazione, i lavori e gli attrezzi agricoli vi è anche il vocabolo “gebbia” che è una vasca, prevalentemente di forma rettangolare o circolare, finalizzata alla conservazione dell’acqua piovana ed utilizzata per l’irrigazione nei periodi di siccità.
Turi Nasca era un bravissimo costruttore di gebbie e nel suo paese, all’interno dei monti dell’agrigentino, ed anche nei paesi vicinori, aveva raggiunto notevole credito e, pertanto, aveva realizzato diverse gebbie in pietra.
Tra i suoi desideri, Turi, coltivava il piacere di visitare Girgenti che continui impegni di lavoro, difficoltà di comunicazione e lunghi tempi di percorrenza per l’arrivo, non gli avevano mai permesso di vedere.
Un fine settimana di primavera, suo compare Ciccino, che con il carretto doveva andare a Girgenti per scaricare formaggi, gli chiese di fargli compagnia. Turi, nonostante avesse impegni, quella volta decise che voleva proprio vederla questa Girgenti e i resti di pietra degli antichi ruderi dei quali, aveva sentito dire, risalissero “O tempu di li Greci”.
Partiti prima dell’alba e arrivati a Girgenti verso mezzogiorno, sbrigate parte delle consegne dei formaggi, obbligati a pernottare in città per completare all’indomani le altre consegne dei formaggi, Ciccino e Turi decisero di recarsi alla Valle dei Templi. Lì Turi, con la sua esperienza, ebbe modo di apprezzare la qualità e le caratteristiche costruttive dei ruderi, che osservò attentamente esprimendone a Ciccino tutta la sua meraviglia e contentezza.
Ciccino, sapendo che Turi non aveva mai visto il mare, decise allora di portarlo a San Leone. Nella metà del XVIII secolo, questa frazione balneare dell’odierna Agrigento, non era il coacervo di pessima edilizia residenziale, per lo più stagionale, che è oggi. Il litorale, caratterizzato da dune e macchia mediterranea, rendevano San Leone un posto di una bellezza straordinaria, che diventava struggente allorquando al tramonto, il sole, prima di inabissarsi nell’acqua di un intenso celeste vellutato, bruciava con trame di rosso infuocato, sempre cangiante, il cielo.
Scesi che furono dal carretto, Ciccino e Turi, si incamminarono fra le dune e attraversarono un denso boschetto alla fine del quale a Turi, montanaro costruttore di gebbie, per la prima volta, apparve nella sua magnificenza il mare.
Sbalordito, alla vista di quella enorme distesa di acqua e incapace di coglierne i bordi, che la contenessero, Turi allora esclamò “Potenzia di lu gibbiuni!”
fonte