di Valeria Scavone Professore Associato in Urbanistica , nel Dipartimento di “Architettura, dell’Università degli Studi di Palermo,
Porto Empedocle Il Caricatore
Dall’affermazione di Amari: “quando, finita la dominazione araba, i Normanni stabilirono la nuova sistemazione amministrativa della Sicilia, la città di Girgenti fu elevata a Sede Vescovile solo per l’importanza del suo porto”, si evince che tale porto a quel tempo dovesse essere il più importante della costa meridionale siciliana. Durante il periodo arabo, infatti, venivano esportati in nord Africa grano, cereali, vino, pelli ed cuoi, legname e, soprattutto, sale minerale.
Tra i “caricatori” (punti della costa in cui venivano effettuate operazioni di imbarco e sbarco di merci) sparsi su tutto il litorale siciliano, quello di Girgenti fu sede – fin dal XIII secolo – di grandi traffici marittimi e svolse un ruolo di primo piano nei collegamenti con tutti i Paesi del Mediterraneo. A quel tempo lo spostamento delle merci avveniva quasi esclusivamente via mare perché le strade spesso non consentivano il facile passaggio dei carri.
porto empedocle trasporto dello zolfo
Nel XVI sec, a causa della crescente minaccia barbaresca e dello sviluppo delle armi da fuoco, nell’ambito di un programma di difesa dell’isola, il Vicerè Pignatelli affidò all’ingegnere Ferramolino il compito della costruzione di una torre di avvistamento che, poi denominata di Carlo V, è tuttora visibile anche se degradata.
In quel secolo due gravi epidemie di peste, una carestia, diversi terremoti ed il timore di continue invasioni barbaresche contribuirono a devastare il territorio.
Una certa rinascita si ebbe con l’amministrazione austriaca e nel 1726 furono effettuati lavori di ripristino del Caricatore. Il risveglio economico cominciò nel 1735, con l’inizio la dinastia dei Borbone: Gioeni, vescovo della diocesi agrigentina, si fece portavoce del bisogno di dare nuovo impulso all’attività del porto con l’ampliamento dello scalo.
Nel 1830, con l’accentuarsi del traffico solfifero, il porto ebbe uno sviluppo ed un incremento tale da dare al nascente paese una diversa fisionomia. Nel 1864 Marina di Girgenti, ormai città autonoma (denominata poi Molo ed infine Porto Empedocle), ottenne l’autorizzazione per la costruzione di un nuovo braccio del porto e nel 1875 fu aggiunto il braccio di ponente. Il tutto nonostante già nel 1842 Afan De Rivera scriveva del progressivo interramento causato dai venti che favorivano “il deposito nell’aia del porto” di sabbia, fenomeno che ancora oggi si riscontra.
La presenza nel costone marnoso che delimitava a nord la spiaggia di grandi fosse dovute a fenomeni di erosione carsica contribuì alla fortuna dello scalo. Utilizzate fin dai tempi degli Arabi, queste “buche da grano” (Afan De Rivera C., 1842, 204) costituivano magazzini naturali per il frumento.
L’area prospiciente il mare venne, nel tempo, destinata ad industrie che chiusero definitivamente nel 1984 con notevole danno per l’economia della città; oggi questa zona A.S.I. è contesa tra il Comune di Porto Empedocle, quello di Agrigento, la Regione Sicilia, ENEL e Legambiente, per la costruzione di un impianto di rigassificazione. Tale intervento, a pochi passi dalla Valle dei Templi e dalla contrada Kaos, casa di Pirandello, si ritiene che potrebbe compromettere il rilancio del sistema turistico-culturale costiero Agrigento?Porto Empedocle non tanto per problemi di sicurezza, ma per il carattere del porto la cui vocazione turistica potrebbe venire compromessa.
Negli anni Settanta, poi, un progetto urbanistico radicale cercò di dare un nuovo assetto al lungomare stravolgendo l’originaria linea di costa. La realizzazione di un’area attrezzata soprelevata rispetto alla quota stradale ha, però, soltanto alterato quel delicato rapporto mare?città senza un adeguato disegno dello sviluppo urbanistico dell’area circostante, oggi soffocata da un’edilizia incontrollata. La conseguenza dell’errore progettuale è: una realtà fortemente disomogenea caratterizzata da una totale chiusura rispetto alla costa, poca visibilità del mare, poca vivibilità per l’assenza di un punto di aggregazione, cementificazione incontrollata, gravi problemi di mobilità esterna (con la città e la provincia) e interna (assenza di parcheggi, mezzi pubblici, piste ciclabili), una realtà sofferente che attende soluzioni.
porto empedocle 1901
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