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licata

I Porti della Provincia di Agrigento.Notizie storiche

25 Aprile 2016 //  by Elio Di Bella

porto di licata
porto di licata

di Gaetano Allotta

Fin dalla più remota antichità, i porti fluviali di Akragas, sull’omonimo corso d’acqua, del fiume Platani, al servizio di Eraclea Minoa e del fiume Salso, nel sito in cui sorse la città attualmente denominata Licata, svolsero un’importantissima funzione per i traffici marittimi. Una ricchissima bibliografia storica fa fede della marittimità del litorale sudoccidentale della Sicilia, e, per tutti, basterebbe citare il volume di Gaetano Maria Columba, pubblicato nel 1906, e che ci ricorda che il porto agrigentino, posto sul fiume e nei pressi del quale sono stati trovati sia gli avanzi di antichi moli, sia le rovine dei magazzini che ivi sorgevano, faceva parte di un imponente circuito commerciale, operante, oltre che con la Grecia, anche con Cartagine. Infatti il territorio circostante era molto ricco e fertile e quindi abbondante era la produzione di vino ed olio.

Le cantine del solo Gellia contenevano nei loro recipienti, incavati nella viva roccia, migliaia di ettolitri di vino, ma anche grano e l’esportazione di questi prodotti era considerata una delle sorgenti principali della ricchezza di Akragas, che poté quindi pretendere di emulare Siracusa. La navigazione di allora si svolgeva prevalentemente lungo le coste, ma recenti studi hanno dimostrato che le onerarie di quel periodo affrontavano pure l’alto mare, come nel caso della traversata verso Cartagine. Durante il periodo romano l'”emporium” era ugualmente notissimo, come in età normanna e, del resto, Strabone testimoniò come quello di Agrigentum fosse il più notevole scalo della costa meridionale dell’isola. Durante la splendida epopea della marineria siculo-aragonese, come ricorda Giuseppe di Giovanni, risulta che l’ammiraglio Ruggero di Lauria reclutò nel porto di Girgenti tribus marinariis solidatis i dicta terra, cioè tre ciurme di marinai nel porto allo scopo di condurre la guerra navale nel mediterraneo e ciò dimostra che lo scalo marittimo era sempre attivo. Ma gli equipaggi venivano reclutati in tutti i porti siciliani ed anche a Sciacca e a Licata. Nel periodo successivo i punti di imbarco delle merci vennero denominati “caricatori”, dato che l’ esportazione era prevalente ed essi erano gestiti da un “maestro portulano” che era un funzionario della curia del Regno di Sicilia. Notissimi i caricatori di Licata, di Marina di Palma di Montechiaro; di Girgenti (che nel frattempo aveva soppiantato il porto fluviale di Akragas), di Siculiana, di Capo Bianco presso Eraclea Minoa, di Secca Grande di Ribera, di Sciacca e di Porto Palo di Menfi.

Nessuno di essi era dotato di moli e l’imbarco avveniva in rada, con l’utilizzazione di barche di “alleggio”, che facevano la spola con la riva, dove il carico era a braccia. Il molo di Girgenti, come è noto, venne costruito al tempo dei borboni, anche per dare un punto di appoggio alle galere che, partendo rispettivamente da Trapani e da Siracusa per sorvegliare la costa e contrastare le incursioni barbaresche, frequentissime in quell’epoca, facevano tappa per rifornirsi e per darsi il cambio. Ma il commercio ne ebbe grande giovamento e da ciò ne derivò una forte crisi per lo “scaro” di Marina di Palma di Montechiaro, che in precedenza era frequentatissimo per l’imbarco delle granaglie, di cui la zona aveva una grande produzione. Da notare che a Licata ed a Siculiana Marina risiedevano stabilmente i “Procuratori del grano”, funzionari di Malta che avevano, appunto, il compito di approvvigionare la comunità melitense, allora governata dall’Ordine dei Cavalieri nell’ambito del Regno di Sicilia. Nel 1859 il numero dei “bastimenti” immatricolati nell’isola era di 1814, di cui 246 a Palermo, 279 a Messina, 254 a Girgenti e 517 a Trapani.

Quindi la marineria agrigentina per volume di traffici, era seconda soltanto a quella trapanese. Per altro attorno alla Sicilia era attivato un servizio regolare di circumnavigazione per passeggeri e merci e che effettuava anche il servizio postale con le Egadi, le Eolie e le Pelagie, già con battelli a vapore. Nel secolo scorso infine già si svolgevano imponenti esportazioni di zolfo da Porto Empedocle (nel frattempo divenuto Comune) e da Licata, mentre il porto di Sciacca era famoso per la pesca del corallo ed a Lampedusa confluivano imbarcazioni da tutto il Mediterraneo per lo sfruttamento dei banchi di spugne che erano stati localizzati nel Canale. Il resto è storia di oggi.

Categoria: Storia ComuniTag: storia comuni di agrigento

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