Gli agrigentini amano la loro disadorna spiaggia e in fondo ne sono orgogliosi, anche se molti oggi le preferiscono quella più attrezzata di Porto Empedocle che dalla cittadina arriva, senza soluzione di continuità, fino a punta piccola, dotata naturalmente di una spiaggia ricca di sabbia di fondali dolcemente digradanti.
Ma San Leone, fin dai tempi remoti, dovette essere un centro balneare importante per gli abitanti dell’antica Akragas e molti sostengono che sia stato l’antico Emporium della città: anche oggi c’è una strada che proprio Emporium si intitola; non che questa sia una prova suffragrante, perché sappiamo bene come nascano i nomi delle strade in Agrigento; ma si sa che ogni tanto non è difficile trovare che un costruttore, nell’edificare la propria villetta, rinviene qualche moneta o qualche vaso sbriciolato, prova inequivocabile della presenza di ricchi villeggianti dei secoli in cui Agrigento era una prosperosa colonia fondata da abitanti di origine greca e gelese.
Non così la pensa Luigi Pirandello il quale fa sostenere ad un suo personaggio de “I Vecchi e Giovani” che l’Emporium di Akragas dovesse essere situato verso Punta Bianca e gli fa anche precisare il sito: la Cala della Junca.
“Come per l’acropoli, così per l’emporio d’Akragante, sera messo contro tutti i topografi vecchi e nuovi, che lo disegnavano alla foce dell’Hypsas. Quivi egli sosteneva che fosse soltanto un approdo, e che l’emporio, il vero emporio, Akragante, come altre antiche città greche non poste propriamente sul mare, lo avesse lontano, in qualche insenatura che potesse offrire sicuro il ricovero alle navi: Atene al Pireo; Megara attico, al Niseo; Megara sicula, allo Xiphonio.
Ora qual era l’insenatura più vicina ad Akragante ? Era la cosiddetta “Cala della Junca” tra Punta Bianca e Punta del Pillere. Ebbene la, dunque, nella Cala della Junca doveva essere l’emporio akragantino”.
Da allora, comunque molte cose sono cambiate: oggi San Leone si avvia a diventare il più importante quartiere della città.
Sono sorti diversi impianti: un albergo ristorante, un altro caffè ristorante modernissimo che, non sappiamo il perché, gli agrigentini continuano ad ignorare, uno stabilimento balneare, un cinema, panifici, una farmacia, numerosi spacci di generi alimentari, due tabaccherie e rivendite di giornali, mentre gli autobus di linea lo collegano ogni mezz’ora col centro e i telefoni funzionano a chiamata diretta, non più tramite il centralino.
A San Leone si costruisce certo con un criterio diverso di quello di Agrigento centro perché, vedi la stranezza delle cose, per San Leone esiste un ben preciso piano di fabbricazione che viene rispettato.
Di recente la nuova amministrazione comunale ha migliorato la pubblica illuminazione, sistemato alcune vie interne, mentre il problema idrico è stato momentaneamente risolto (in attesa della soluzione definitiva) con una brillante trovata che si deve l’assessore dei lavori pubblici confortato dalla giovane giunta comunale.
Due nuove ampie strade, una di circonvallazione interna e una di collegamento diretto col tempio di Giunone hanno permesso un nuovo sviluppo edilizio, mentre l’azienda autonoma di turismo ha creato un impianto elegante che per tutto un mese (molto poco!) allieta le serate dei villeggianti con richiami di orchestre e di numeri di attrazione.
Non vogliamo affermare che problemi di San Leone siano stati risolti: rimane ancora grave quello dell’approvvigionamento idrico, la costruzione di una chiesa degno dello sviluppo del centro balneare, quello delle fognature, dell’illuminazione moderna ed efficiente, quello di tutte le vie interne, della realizzazione di una piscina (promesse non mantenute dalla Regione!) e di tanti altri; ma tutti hanno la sensazione che le cose stiano marciando nel senso di far diventare San Leone uno dei maggiori centri di attrazione balneare dell’intera costa meridionale della Sicilia.
Enzo Lauretta (Giornale di Sicilia, seconda metà degli anni Sessanta)