NOCITO GAETANO
Nacque in Casteltermini l’anno 1809.
Compiuti i primi studi nel Seminario di Girgenti andò a Palermo per intraprendere in quella università gli studi di medicina. Avea appena ventun’anni quando in virtù degli esami, conseguito accessit ed un onorevole certificalo dell’illustre Scina, allora Cancelliere della pubblica istruzione , fu laureato in filosofia e medicina.
Dopo avere per qualche tempo esercitala la pratica tornò in patria: ottenuta quindi la condotta medica in Girgenti si diede all’ esercizio della professione. Varie luttuose circostanze che desolarono quel paese posero in maggior luce le nobili prerogative del suo animo e le cognizioni scientifiche che lo adornano.
La febbre epidemica tifoidea, che si diffuse nel 1833, il Cholera morbo, che apparve nel 1837, e il non meno infausto tifo comatoso tetanico,che afflisse quelle contrade l’ anno 1842-46 offrirono al Dottor Nocito l’occasione di segnalarsi. Non minori cure profuse agl’ infelici ritenuti nelle prigioni centrali quando furono oppressi dal tifo carcerario. Abbenchè circondato da numerosa famiglia, vide che il suo mandato era pericoloso, ma non si atterri, non si negò alle domande, ai bisogni degl’infelici, e può dirsi che meritò altamente della umanità e dell’ arte sua.
Intanto in mezzo ai doveri della professione non trascura gli studi. Alla geologia e alle scienze naturali consacra quelle ore che gli sono lasciate libere dalle mediche cure. Volse lesue attenzioni agli oggetti naturali di Girgenti, ch’ egli riguarda come nuova sua patria e pubblicò nel 1844 negli atti di quella Società Economica, alla quale appartiene la “Topografia di Girgenti e dei suoi contorni”.
Ne parlarono con molta lode giornali esteri e nazionali. Noi citeremo la Falce, il Lucifero, il Filiatre Sebezio fra i nostri, e il primo fascicolo degli alti della I. e R. Accademia dei Georgofili di Firenze .
Per desiderio di maggiormente erudirsi intraprese a sue spese un viaggio in Italia. Visitò prima le università e i musei scientifici di Catania, di Messina, di Napoli. Quindi vide Roma, Pisa , Bologna, Padova , Pavia. Fra gli Ospedali, che ha visitali quello che lo colpi vivamente, e del quale serberà sempre memoria fu l’Ospedale di S. Maria nuova di Firenze, grandioso e magnifico stabilimento.
Ricco di molte conoscenze, rivide la terra natia, ove alla sua qualifica di medico condotto si aggiunse quella di socio ordinario della commissione vaccinica provinciale, ed è deputato del servizio sanitario interno di quella provincia.
Occupato nell’esercizio pratico delI’ arte sua, scrisse soltanto per deliberazione della commissione sanitaria provinciale nel 1837 una memoria sui mezzi disinfettanti.
Deputato della società economica della sua patria appartenne al VII Congresso dei dotti convenuti in Napoli, e comunicò alla sezione di agronomia, e tecnologia un rapporto sullo stato dell’agricoltura nella Provincia di Girgenti diviso in tre capitoli, cioè terreni, influenza metereologica, e pratica agraria.
La Sicilia Cattolica 28 ott.1888.
Sulla morte di Gaetano Nocito
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera necrologica diretta a Girgenti dal sacerdote professor Giuseppe Russo al commendator Gaetano Di Giovanni
Ancora un’altra perdita, una perdita davvero irreparabile,e son io che gliel’annunzio, quell’io medesimo, che, pochi mesi or sono le annunziavo la morte dell’esimio suo concittadino, can G: Lo Bue. Il decano dunque del collegio medico agrigentino, il Nestore della scienza della salute, il preclaro letterato, l’insigne naturalista, Dott.. cavalier Gaetano Nocito, suo concittadino, non è più. La notizia corre sulla bocca di tutti, in un attimo ha fatto il giro del paese ed è ovunque ricevuta come una pubblica calamità, poichè la morte di un medico come il Nocito è veramente una calamità pubblica.
Casteltermini lo vide nascere nel 1809, Girgenti lo ebbe come figlio d’elezione, ed ei ci visse per lunghissimi
anni, dal 1833, ammirato e rispettato dall’intera città, che in lui ebbe il buon cittadino, l’esperto medico, il prudente provveditore agli studi.
Come semplice cittadino rese non pochi servigi alla mia patria ed in tempi difficili disimpegnò importanti cariche e ne difese i diritti e il decoro nel periodico La Palingenesi, in cui ebbe a compagni gli uomini più illustri del tempo,l’avvocato Giuseppe Picone, l’avvocato Gabriele e Nicola Dara, l’avvocato Rocco Gramitto, il signor Pasquale Campagna e non pochi altri, l’avvocato Giambattista Picone, illustre giureconsulto, profondo filosofo cristiano, medico esimio e principe del vecchio foro, morto, anche lui, ieri verso le quattro pomeridiane.
Ahimè, quali uomini perdiamo tra lo spazio di poche ore! Espertissimo nella scienza della salute, fu medico condotto della città, deputato sanitario della provincia, vicepresidente del consiglio della sanità; onde si ebbe la fiducia di tutti gli istituti, fu consultato nei momenti più disperati e chiamato nella provincia come il Galeno, l’Ippocrate del consiglio medico di Girgenti. Non mi ricordo in punto quale dottore in medicina di Torino si meravigliava che gli Agrigentini qualche volta andassero a consultare altri medici in Palermo, Napoli o lui stesso in Torino quando in Girgenti esisteva ancora il Dott.. Gaetano Nocito.
Scrisse varie monografie letterarie, mediche, di scienze naturali, che gli attirarono l’ammirazione dei dotti delle primarie accademie d’Italia e fuori che vollero l’onore di averlo a socio; onde fu membro effettivo del settimo congresso degli scienziati italiani a Napoli, membro corrispondente dell’istituto geologico di Vienna e dell’istituto d’incoraggiamento di Palermo, socio ordinario della società economica di Girgenti, socio dell’accademia gioenia di Catania, dell’istituto civico di scienze naturali di Grosseto, dell’accademia di scienze e lettere degli Zelanti di Acireale, del gabinetto letterario e di scienze naturali di Siracusa. Profondissimo nella medicina, ne conosceva tutti i sistemi, era a giorno delle nuove scoperte, fino al moderno ipnotismo, di cui ultimamente l’intesi parlare con sicura cognizione.
Per lo spazio di venticinque anni fu provveditore agli studi della provincia di Girgenti. Prudente, cauto, piuttosto mite, seppe cattivarsi l’animo dei professori, degli studenti, ed anche l’ammirazione del governo. Non gli mancò, massime negli ultimi anni, qualche amarezza per cui chiese ed ottenne il ritiro per menare una vita tranquilla, in mezzo ai suoi studi, tra i suoi molti e pregiati libri, dei quali con assiduità ed amore aveva sempre in mano la Bibbia e il Dante.
La sua non comune abilità nel provvedere agli studi è stata meglio conosciuta e desiderata dopo il suo ritiro, poichè nel giro di pochi anni si son visti succedere tanti e poi tanti provveditori… Amò anche l’archeologia, la numismatica, la mineralogia,le belle arti e fece nella sua casa un piccolo museo dove sono raccolti e pitture e pietre ed oggetti di sommo valore.
Ecco l’uomo che ci ha lasciato alla bella età di anni 79 e quattro mesi, di cui in fretta e furia ho scritto le cose che in punto mi ricordo.
Egli fu castelterminese, cosa sua, illustrissimo signor commendatore ed amico, una vera illustrazione del paese natio ed io l’affido all’aurea sua penna per far conoscere all’Italia e al mondo quali uomini sa dare Casteltermini.
Preghiamo intanto per l’anima sua, chiedendole scusa per il dolore che certo le avrò recato al suo cuore, mi creda, col solito riguardo
di Giuseppe Russo