Se è vero — come sostengono i « vallisti » (coloro cioè che vogliono che per « valle » agrigentina bisogna intendere tutta la zona che si estende dal Fiume Naro ed oltre sino alle ciminiere di Porto Empedocle e dalla cresta della Rupe Atenea sino alle Pelage) — che ogni casa costruita nella Valle ne costituisce una macinazione, il grosso satellite del villaggio Gescal, non può non essere che il proverbiale pugno nell’occhio.
E tuttavia appare, oggi, meno violatore della sacralità della « Valle » dei tre complessi di case — villaggio ISES, tollini prefabbricati (a seguito frana ’66), Mancinopoli (in via di costruzione) di Villaseta — che fanno a cazzotti tra loro per le diverse finalità cui devono servire, per la diversità di indirizzo degli Enti sovvenzionatoli, per gli stili diversi osservati dai progettisti. Non per rulla sulla collina di Villaseta le nuove case si adagiano su tre livelli diversi.
In relazione ai satelliti periferici di Agrigento il villaggio Gescal resta comunque, sino ad oggi, il più riuscito e funzionale.
Iniziatosi a costruire intorno al ’55 fu ultimato intorno agli anni 64-65.
Le prime assegnazioni furono sorteggiate nel gennaio del ’66. La vera fortuna del villaggio fu la frana del luglio 1966; «fortuna » per diverse ragioni. Si erano già iniziate a sollevare diverse voci circa i criteri di assegnazione degli appartamenti, alcuni dei quali — si diceva —, assegnati non a lavoratori senza tetto, bensì a possidenti che oltre ad avere un tetto in Agrigento, erano riusciti ad ottenerne un altro a due passi dal Lido S. Leone, al Villaggio Gescal. Lo scandalo trapelava, in quanto molti apparta menti rimanevano chiusi, appunto perchè gli assegnatari se ne stavano in città, riservandosi di calare al « villaggio » residenziale solo nei mesi estivi. Di tutto ciò eravamo sul punto di occuparci (le foto infatti che pubblichiamo furono scattate nella primavera del ’66 e sarebbero do-vute servire per un servizio di « acclaramento della verità ») quando intervenne la frana. Molti appartamenti vennero aperti d’autorità e furono dati ai sinistrati; gli assegnatari più scaltri vennero a stabilirvisi — magari a malavoglia — per timore di perdere la «casa » acquisita — a torto c a ragione.
Nessuno tuttavia sollevò il caso « Villaggio Gescal »; la frana distolse le menti altrove.
Oggi il villaggio Gescal è pieno come un uovo, ma non tutti quelli che vi abitano sono proprietari — a scomputo — di quegli appartamenti: parecchi proprietari se ne stanno ad Agrigento in appartamenti più comodi e preferiscono affittare ad autentici « senza tetto » la « casa » assegnata.
Tuttavia non si può dire che questo villaggio, ancora senza un nome, sia perfetto sotto tutti gli aspetti.
Perché Villaggio Peruzzo?
La mancanza stessa di un nome ufficiale che lo qualifichi almeno nell’elenco alfabetico generale del Codice di Avviamento Postale, è segno che ancora si va alla ricerca di un padrino che tenga a battesimo, vestito di tutto punto, questo bambino che conta un paio di migliaia di anime.
Negli atti ufficiali, il « satellite » viene chiamato «Villaggio Gescal», ma la popolazione, sin dal suo sorgere, cominciò a chiamarlo Villaggio Peruzzo, forse per una specie di segreto intuito di riconoscenza nei confronti del grande Vescovo agrigentino che visse profondamente i problemi della sua gente.
Sarebbe il caso tuttavia di uscire dall’equivoco e battezzare questo villaggio ufficialmente col nome che la popolazione gli ha decretato.
Acqua:
La « Cassa » non collauda
Ma non si tratta solo di dare un nome ad un villaggio bensì di portare definitivamente a termine tutte quelle strutture di comple-mentarietà che lo rendano funzionalmente perfetto.
Il problema più grosso del Villeggio Peruzzo è costituito dall’acqua.
Col solito sistema, tanto caro alle nostre istituzioni amministrative, si spendono miliardi per realizzare opere colossali e, poi, per le ultime centomila lire, si manda tutto alla malora.
L’acqua viene erogata al Villaggio due volte la settimana: vi viene trasportata con un servizio di autobotte che alimenta un serbatoio, il quale dovrebbe invece ricevere l’acqua direttamente dai serbatoi di Agrigento attra-verso una condotta idrica già ultimata da otto mesi. A tutt’oggi però non è possibile servirsene perchè la Cassa per il Mezzogiorno, che ha finanziato l’opera, non si degna di collaudare il secondo lotto di lavori eseguiti. Quindi abbiamo una condotta idrica già ultimata, un serbatoio efficientissimo, la dispo-nibilità — quando è poca è poca per tutti — di acqua, ma manca il solito funzionario che viene a costatare, la solita diaria per missione speciale, la solita firma. E intanto: l’amministrazione comunale di Agrigento deve spendere fiori di quattrini per assicurare, con servizio permanente di autobotte, una insufficiente quantità d’acqua ad una popolazione che resta insoddisfatta e sull’orlo di contrarre infezioni.
Siamo convinti che se la Amministrazione comunale avesse preso seriamente il problema tempestando la « Cassa » con legittime e giuste proteste, nel giro di pochi mesi, l’acqua al Villaggio Peruzzo sarebbe potuta arrivare per le vie normali e non attraverso la congestionata strada della Valle dei Templi.
Le cose che ci vogliono
La popolazione del Villaggio chiede al Comune di Agrigento cose legittimissime:
1) Sembra non essere stata presa in considerazione la richiesta di un vigile urbano, almeno per i periodi festivi, per tenere a bada l’albagìa degli automobilisti-boys della domenica che si esibisco no, in gimkane pericolose, per le ampie strade e le piazzette del Villaggio, senza segnaletica e sorveglianza di sorta;
2) Gli abitanti del Villaggio Peruzzo vogliono che il verde delle aiuole non solo ci sia, ma venga anche alimentato con cura ed assistenza. Per questo chiedono un cantoniere giardiniere. Sin’ora, è stata l’iniziativa privata degli abitanti a coltivare le aiuole; a questo scopo si sono dati tutti da fare per innaffiare (l’acqua viene pompata dal fiume e l’energia elettrica è fornita gratuitamente dall’Enel) sarchiare, mettere a dimora piantine eccetera. Tuttavia questo non è sufficiente e non tutti possono assolvere sempre il nobile mestiere del giardiniere.
Vogliono inoltre
1) Un servizio d’autobus con capolinea dentro il villaggio. Attualmente i servizi pubblici sono tutti di passaggio per S. Leone;
2) Una rivendita di tabacchi dentro il villaggio. Attualmente la rivendita più vicina è situata nel lato opposto del villaggio che ne risulta separato dalla trafficatissima strada Agrigento – S.Leone;
3) Uno sportello postale.
Sembra una cosa assurda, ma al Villaggio Peruzzo non si può spedire una lettera raccomandata nè fare un telegramma. Qualcuno ci ha detto: « Se fosse stato eletto senatore Danilo Bruni avremmo avuto l’ufficio postale ». Ma ci vogliono proprio le elezioni e i big dei partiti che vadano alla Camera o al Senato per dare ai cittadini italiani quello che ad essi spetta per diritto?
4) Un telefono pubblico, ma dentro sempre il villaggio e non al di là della strada Agrigento – S. Leone.
E la Chiesa?
Al centro del Villaggio è la magnifica ossatura rustica della Chiesa parrocchiale che a tutt’oggi è solo ossatura. Dopo lunghe peripezie ed interminabili itinerari burocratici il Parroco, Don Vito Guaragna, è riuscito ad ottenere gli ultimi finanziamenti. Se tutto andrà bene — ci dice Don Vito — entro luglio si dovrebbe avere la gara di appalto ed entro il prossimo ottobre si dovrebbero anche iniziare i lavori per il com-pletamento definitivo della chiesa.
La chiesa è di stile moderno e, a lavori finiti, si presenterà carina e funzionale. Attualmente il centro della vita parrocchiale è costituito da un ampio salone che funge da Chiesa con locali annessi per lo svolgimento delle attività collaterali. Il centro parrocchiale è l’unico polo di amalgamazione di questa variopinta popolazione, proveniente quaggiù dai più disparati quartieri di Agrigento, e che vive saldamente legata al suo parroco e agisce e decide unanimemente. Attività ricreative, iniziative a carattere sociale, manifestazioni religiose e culturali, feste di famiglia e comunitarie vengono maturate e, poi, varate qua, nei locali della Parrocchia.
Forse un avvenire sereno
Di tutta la vasta periferia agrigentina, questa macchia di case nuovissime è — senza dubbio — la più privilegiata: esistono, in sostanza, tutte le premesse perchè questo agglomerato residenziale divenga un’oasi ideale contro ogni tentativo di deturpazione e di abbandono — come suole accadere per le cose agrigentine.
Ma a completamento della loro oasi gli abitanti del Villaggio Peruzzo chiedono alcuni indispensabili ritocchi. Spetta al Comune di Agrigento provvedervi.
di Alfonso Di Giovanna
Pubblicato il 30 giugno 1968 sul settimanale agrigentino L’Amico del Popolo n.26



