
I cavalieri Teutonici edificarono quasi ovunque in Europa centri di assistenza per i pellegrini che si recavano nei luoghi santi o per il soccorso degli infermi, specie dove mancavano altre realtà assistenziali. L’ospedale agrigentino dei Cavalieri teutonici venne realizzato nel 1235, quando il Vescovo di Agrigento, Ursone, concesse ai membri di quest’ordine cavalleresco la chiesa di San Giovanni Battista.
Accanto a questo tempio i Cavalieri costruirono un ospizio per i numerosi pellegrini che sostavano ad Agrigento prima di proseguire per la Palestina o per qualche vicino santuario mariano. Ma oltre ad offrire una puntuale e generosa ospitalità, i Teutonici – il cui ordine era oltre che militare anche ospedaliero – provvedevano anche alle cure mediche dei più bisognosi con un’assistenza molto accurata per i tempi.
La Chiesa annessa all’ospedale assunse negli anni seguenti diversi altri nomi. Venne, infatti, anche dedicata a Santa Maria Maddalena, su disposizione del nobile Giovanni Chiaramonte che era assai devoto verso la penitente convertita da Gesù. Questo rampollo della nobile e potente famiglia dei Chiaramonte volle costruire oltre la chiesa anche un ospedale e un convento per monache accanto all’ospizio dei Teutonici affidandoli entrambi ai Cavalieri.
Dopo un periodo decisamente positivo, tale istituzione caritativa ebbe alterne fortune, tanto che spesso taluni documenti la descrivono in stato di abbandono, finché, finalmente, non passò sotto la cura della confraternita del Santissimo Crocifisso, che era stata istituita nel 1541 ad Agrigento.
“Il Cappellano dell’ospedale, o Ospedaliere e coloro che hanno cura degli ammalati non respingano gli ammalati che si presentano all’ospedale – imponeva uno degli articoli del sinodo diocesano guidato da monsignor Haedo nel 1589 – ma li ricevano con pietà in qualche luogo”.
Durante la gestione della Confraternita l’ospedale divenne ente morale ed anche la Chiesa annessa assunse la stessa denominazione della Confraternita.
L’ospedale accoglieva spesso anche bambini abbandonati, ma non chi era affetto da malattie infettive.
Due viaggiatori italiani che hanno fatto tappa ad Agrigento all’inizio del secolo scorso così descrivono l’edificio che ospitava l’ospedale agrigentino nella loro opera “Viaggio pittorico nel Regno delle Due Sicilie“: “Per quel poco che se ne vede, possiamo affermare che tal fabbrica sia di uno stile di architettura tra il gotico e il moresco, massimamente la gran porta, la quale è bella, secondo l’uso di quei tempi, e di una forma di cui qualche esempio ne è ancora in Napoli. L’altra porta, e più di tutto le due finestre con le colonnette pare che abbiano assai più gotico e siano state fatte così alla grossa e senza molt’ordine, vedendosi la porta messa in un canto e la finestra di sopra che non le risponde sul dritto”.
Quando nel 1866 gli ordini religiosi vennero soppressi, l’ospedale agrigentino venne acquisito dal demanio dello Stato e venne diretto e gestito dal Comune, cambiando la propria denominazione in Ospedale Civico e rimanendo attivo sino al 1961.
Nella seconda metà dell’Ottocento la Chiesa di San Giovanni venne demolita per realizzare nuovi reparti per il nuovo Ospedale civico. Al posto dell’ingresso della Chiesa si innalzò l’ingresso del nosocomio con prospetto neoclassico, che è ancora visibile. Altri interventi nel 1934 hanno cancellato le ultime tracce del periodo gotico.
Dopo la chiusura dell’ospedale, avvenuta nel 1961, quei vetusti locali hanno ospitato il Liceo Scientifico “Leonardo”. Della bella costruzione chiaramontana resta purtroppo molto poco. Possiamo presumere che la costruzione aveva pianta piuttosto regolare e seguiva le linee della collina su cui è posta. Costruito in conci di calcarinite, materiale assai diffuso da queste parti, l’edificio era completato da alcuni cortili interni, varie scale per accedere ai diversi reparti e all’annesso convento delle monache della Pietà che assistevano giorno e notte gli infermi. La copertura deve essere stata a capriate come era quella di edifici coevi ad Agrigento. Resta inoltre un arco a sesto acuto in vicolo Ospedale e il bel portale medievale che oggi fa da ingresso al negozio di un fioraio e che in origine costituiva la porta d’ingresso dell’ospedale dei Teutonici di fronte a cui allora era possibile scorgere la porta d’ingresso del Monastero dei Fancescani. Questi due edifici molto probabilmente delimitavano la bella piazza del borgo di San Francesco. Il prospetto dell’ospedale dava sulla via Atenea, mentre sul retro sorgeva un giardino.
DI ELIO DI BELLA