fabio strinati
AD ACCURSIO MIRAGLIA ( morire in gennaio )
E adoravi ritrarre porzioni di natura
come fossero acquerelli
cesellati da un tempo clemente e di clessidra
contemplando il colore della terra
origliando il mare come parto
di quel Dio che avevi in grembo,
e in aperto vento, quel cavallo di creta
che fuori dalla serra trottava ancora
contro quel bruto male
ed immorale forza, ch’era perfido veleno
che t’ammorbava l’anima.
E ricordavi bene ( tra un sibilo e l’altro del violino )
la seconda guerra mondiale;
quel duello amorale pregno d’acrimonia
che azzoppava passi ed orme
sopra campi designati per la falce!
E quelle imbarcazioni
fatiscenti in un trambusto
d’onde e di pensieri insaporiti d’odio
( immersi fra i liquami
pronti ad assalir sentieri lunghi )
che s’attacca come neve e la sua flemma
al viso della terra,
quando vita è destinata a sbiadire
come lancetta che rintocca,
e quel suono flebile
che forse non sverna.
FABIO STRINATI