Moneta Araba Tarì con T accostata da globetti e sormontata da globetto
Nel 1901, a San Leone, area dell’antico porto della città, venne alla luce un peso arabo di piombo quadrato (lato cm 8) del peso di g 560-580, acquistato per il Medagliere.
Il Lagumina individuò, su una faccia, il protocollo del califfo abbaside al-Wāṯiq (842-847d.C./227-232 E.) contornato dalla formula della risāla (Corano: IX, 33) e, negli angoli, piccoli bolli recanti la parola ‘adl e concluse, con articolate argomentazioni, trattarsi di un peso equivalente alla metà di una mina alessandrina.
La medesima contrada di San Leone, restituì, qualche anno dopo, un altro preziosissimo ripostiglio di monete d’argento arabe, oggi in parte conservate a Palermo.
Si tratta di un cospicuo gruzzolo di dirham ritrovati a pochi metri dalla spiaggia, che l’avvocato F. Riggio, proprietario del fondo, recò in curia per sottoporli al vaglio del Vescovo-numismatico. Lagumina, resosi conto del valore inestimabile della scoperta, procedette immediatamente all’acquisto per conto della Biblioteca Comunale di Palermo, scartando i doppioni.
Il ripostiglio, da lui stesso pubblicato nel 1904, risulta così composto: 26 dirham umayyadi e abbasidi, di varie zecche, datati tra l’80-210E/699-826d.C.; 332 dirham riferibili agli Umayyadi di Spagna, di zecca al-Andalus, datati tra il 150-212E/767- 828d.C.; 10 dirham idrisiti battuti a Tlemcem tra il 211-212E/826-828d.C.; 2 dirham battuti dall’emiro aglabita Ziyādat Allāh I (816-837d.C./201-228 E.), di zecca Ifrīqiya del 208E/823-4d.C. e 1 raro dirham, sempre di epoca aglabita e di zecca Ifrīqiya, ma battuto dal ribelle Manṣūr ibn Naṣr aṭ-Ṭunbuḏī , riconoscibile per la presenza del motto “adala” al posto di quello governativo “ġalaba”.
Quest’ultimo esemplare e quelli del 208E/823-4d.C., sono gli unici dettagliatamente descritti e illustrati. Il tesoro fu nascosto dopo il 212E/827-8 d.C., e, vista la forte componente di monete umayyadi andaluse, l’Autore ipotizzò che l’occultamento risalisse all’incirca all’anno 215E e fosse collegato all’intervento dei mercenari spagnoli al comando di Farġalūš e Sulaymān b. ‘Āfiya di Tortosa . La pubblicazione del tesoretto di Agrigento costituisce l’ultimo studio dedicato da Lagumina alle monete arabe