Michele Fodera
Nel panorama della ricerca fisiologica dei primi decenni dell’Ottocento un punto di riferimento ben preciso è rappresentato da Michele Fodera, medico agrigentino, al quale una borsa di studio del Re delle Due Sicilie, permise di lavorare a Parigi, nel laboratorio di Magendie, tra il 1820 e il 1826.
Michele Fodera era nato a Girgenti il 30 dicembre 1793 da Antonino e da Paola Gullo e si era laureato in Medicina e Filosofìa nell’ateneo di Catania nell’anno 1818. Il fratello maggiore di Michele Fodera, Filippo, cultore del diritto e valente oratore, godeva di grande prestigio negli ambienti della corte borbonica e ottenne dal re Francesco I la borsa di studio che consentì al giovane studioso di recarsi a Parigi per perfezionarsi nei suoi studi prediletti.
È questo un periodo di fecondo fermento nel campo della scienza francese che indiscutibilmente si trovava, allora, all’avanguardia in Europa, mentre in Italia non esistevano laboratori e l’insegnamento consisteva in povere e vuote elucubrazioni retoriche.
Durante il suo soggiorno a Parigi, Fodera svolse un’intensa attività scientifica che lo portò ad occuparsi non solo di Neuro-Fisiologia, ma anche di altri argomenti, dimostrando una sagacità di metodo ed una chiarezza di idee non comuni.
Sua, per esempio, è una serie di accurate ricerche sul meccanismo dell’assorbimento che furono pubblicate nel 1823 in forma monografica, dopo essere state fatte note l’anno precedente, con una memoria all’Académie Royale des Sciences. Esse riportarono uno dei premi annuali di quell’Accademia e sono degne di menzione per il loro deciso orientamento meccanicistico, a quel contempo tutt’altro che scontato: l’assorbimento vi è infatti considerato come un puro effetto di capillarità sul fondamento di dati raccolti con molto acume, osservando il passaggio di varie sostanze attraverso le pareti di tratti isolati di intestino o di vasi.
Certamente, però, l’opera alla quale resta maggiormente legato il nome di Foderà son le « Recherches expérimentales sur le systeme nerveux », presentate all’Accademia di Francia alla fine del 1822, pochi mesi dopo quelle di Flourens. Si tratta di un ampio studio sulle funzioni del cervello, dei tubercoli quadrigemini, del cervelletto, del midollo allungato, del midollo spinale e dei nervi, eseguito in varie specie di vertebrati, particolarmente nel colombo, nella cavia, nel coniglio, nel gatto e nel cane.
Più che per la minuziosa analisi degli effetti di sezioni parziali del midollo spinale, viziata dal sovrapporsi di fatti irritativi e di fatti paralitici, e più che pei risultati ottenuti a livello cerebrale, perseguiti secondo schemi assai meno perspicui di quelli di Flourens e dello stesso Rolando, la memoria è notevole per la descrizione degli esperimenti eseguiti sul cervelletto, descrizione che per la prima volta comprende i fenomeni di ipertono estensorio oggi spiegati come sintomi di liberazione.
Ma ascoltiamo direttamente quanto scrive Fodera riguardo agli effetti dell’ablazione totale del cervelletto in un piccione: « …il ne pouvait plus se tenir sur ses pattes, qui sont dans un état d’extension forcé; sa marche était tout-a-fait désordonnée: nous le soutimmes par les extremités de ses ailes, il marcila sans plier les jambes; nous le jetàmes en l’air, et il agita ses ailes avec regularité, mais aprés la chùte, il se pencha en arriére, ses jambes tendues et sa tete dans un état d’opisthotonos ».
La descrizione è accuratissima, e con le stesse parole potrebbe essere valida anche oggi. Ma c’è di più (e questo distingue in modo ancor più netto le osservazioni del Fodera dai rilievi casuali di opistotono e di rigidità eseguiti dopo le lesioni cerebellari anche da A.A. del secolo precedente): nel lavoro di Foderà si trovano gli elementi per distinguere chiaramente, nei mammiferi, gli effetti delle lesioni vermiane da quelle di lesioni degli emisferi. Ecco la sua descrizione dei disturbi motori presentati da una cavia sottoposta ad ablazione della parte mediana e superiore del cervelletto: « L’animal porte la tète en arriére, les pattes posterieures s’écartent, les extrémités antérieures sont droites et tendues. La position de l’animal est cornute s’il voulait se renverser».
Questa sintomatologia di cui sottolinea la costanza e la uniformità, si presenta in modo analogo anche nel coniglio dopo una lesione simile. Le lesioni « d’un coté du cervelet », invece, « affaiblissent le moùventent du mèrne coté » : manca qualunque accenno ai sintomi di liberazione paleocerebellare così chiaramente indicati per le lesioni mediane, mentre è descritta (per la prima volta « al posto giusto », si potrebbe dire) quella « astenia » ipsilaterale che da Rolando a Bremer ha fatto scorrere tanto inchiostro.
Certo, non vogliamo dire con questo che Foderà fosse giunto a intravedere il diverso significato funzionale del verme rispetto a quello degli emisferi; che si fosse però posto il problema di individuare gli effetti dell’ablazione isolata di singole parti del cervelletto, si; problema diverso, e fisiologicamente molto più importante di quello affrontato da Flourens con la ricerca degli effetti di ablazioni per strati successivi.
Nel 1801, a seguito della divisione della medicina teoretica in fisiologia e patologia, ha inizio, nella Facoltà medica dell’Ateneo palermitano, l’insegnamento autonomo della Fisiologia affidato dapprima a Giuseppe Gagliani e quindi a Michele Foderà, (1826 -1848) a Girolamo Piccolo (1848 -1878) fondatore del gabinetto di Fisiologia sperimentale, al Fubini (1879 -1888) e ad Arturo Marcacci (1889 -1903)- l’insegnamento si svolgeva nell’ex Convento dei Teatini, allora sede dell’Università.
All’inizio di questo secolo viene costruito, sul modello di Istituti analoghi di Germania, l’attuale Istituto di Fisiologia, riprodotto nel suo aspetto originario, che, nella prima metà degli anni ’50, viene ristrutturato ed ampliato con la realizzazione di un secondo piano.
Hanno diretto l’Istituto di Fisiologia di Palermo i Proff.: Francesco Spallina (1904 – 1923), Ugo Lombroso (1923 – 1935), Camillo Artom (1935 – 1939), Vittorio Zagami (1940 – 1972), Francesco Infantellina (1973 -1985), Giuseppe La Grutta.
L’opera di Fodera restò per molto tempo poco conosciuta.
È un fatto che le scoperte scientifiche si fanno solo quando sono già nell’aria; e di certo né l’idea della sindrome paleocerebellare né il concetto di differenza funzionale tra paleocervelletto e neocervelletto erano nell’aria della Parigi del secondo decennio del secolo scorso. Tant’è vero che anche Bouillaud, in un lavoro pubblicato nel 1827 e concernente gli effetti di lesioni cerebellari provocate mediante cauterizzazione nel coniglio, nel colombo e nel gallo, trascurò in sede interpretativa sintomi spastici analoghi a quelli osservati da Foderà, sintomi che pure chiaramente risultano dai protocolli degli esperimenti.
Se le osservazioni di Rolando dovettero attendere tredici anni prima di essere conosciute al di fuori della stretta cerchia degli allievi, quelle di Foderà rimasero sempre presso che ignorate dagli studiosi di fisiologia cerebellare: non le cita nemmeno Bouillaud, attivo nello stesso suo ambiente e a lui così vicino nel tempo. La scarsa ripercussione suscitata dall’opera intrinsecamente così importante dello studioso agrigentino è difficilmente spiegabile, ed ancora più strana se si pensa alla rinomanza del centro di studi che l’ospitava e alla notorietà dei mezzi di diffusione a cui egli affidò i suoi scritti. Si può pensare, anche in questo caso, ad una conseguenza della comparsa dei lavori di Flourens, la cui eco fu vastissima, e preponderante.
Tornato in patria nel 1826 per occupare la cattedra di Fisiologia nell’Università di Palermo, comincia per Michele Foderà il calvario di uomo e di scienziato.
Dal Governo dell’epoca non gli fu concesso di fare dimostrazioni sperimentali, né di avere un laboratorio ciò che gli impedì di intraprendere nuove ricerche e di continuare quelle già iniziate; per le sue idee liberali fu relegato nel convento dei cappuccini e solo l’opera pietosa di Domenico Lo Faso, duca di Serradifalco, lo potè restituire alla libertà, dopo circa cinquanta giorni di prigionia.
Egli allora rivolse la sua febbrile attività alle discussioni filosofiche nelle quali ebbe modo di rilevare il suo grandissimo talento, il suo intenso amore per la verità, il suo affetto per gli studenti, le sue idee liberali per l’insegnamento in genere e per quello medico in particolare.
Si legge in uno dei suoi scritti di questo periodo una frase che oggi appare quanto mai attuale:
« La gioventù studiosa, speranza della società, di cui forma il più bello ornamento non deve essere istruita per passare gli esami, ma il progresso delle scienze deve essere il nobile sprone che l’ecciti, e così troverà soddisfazione l’anima ardente della verità: il tempio della verità sarà l’altare dove si deporrà il frutto delle nostre indagini ».
« Libero si deve lasciare il tempo degli studi alla gioventù, ma gli esami siano tali che il diploma dottorale sia concesso al vero sapere ».
Il 1848, l’anno di tanto entusiasmo per tutta l’Italia, fu l’anno fatale per il nostro scienziato.
Rientrato in Italia da Parigi, dove aveva assistito alla cacciata di Luigi Filippo, chiuse la sua vita a soli 55 anni il 30 agosto 1848, per morte repentina, con sospetti di avvelenamento, senza aver potuto vedere realizzato il sacro principio dell’emancipazione e della unità politica italiana. La sua salma, senza onori, venne tumulata al numero V della sala quarta del Cimitero dei Cappuccini di Palermo.
Dopo la caduta (1860) del regime borbonico la figura e l’opera di Michele Foderà vennero riabilitate e divennero oggetto di iniziative diverse: nel 1863 l’allievo ed amico Giuseppe Mendola diede alle stampe una pubblicazione in cui, tra l’altro, sono riportate riflessioni e considerazioni del Maestro sui problemi della ricerca scientifica e dell’insegnamento nell’Università dell’epoca; il 13 novembre 1887, in occasione della riapertura dell’anno accademico 1887-88 dell’Università di Palermo, l’al- lora professore di fisiologia umana, Simone Fubini, pronunziò il discorso inaugurale dedicato a Michele Foderà; agli inizi di questo secolo, un busto di Michele Foderà venne posto nel nuovo Istituto di Fisiologia umana dell’Università di Palermo.
La presenza di Michele Foderà sulla scelta scientifica è stata assai breve, anche se molto intensa, e praticamente coincide con la sua permanenza a Parigi; è verosimile ritenere che le persecuzioni politiche, a motivo delle sue idee liberali, abbiano, di fatto, impedito la prosecuzione a Palermo di quella attività di ricerca che era stata così ben avviata all’estero dallo studioso agrigentino.
Ma è soprattutto la situazione di grave decadenza della ricerca scientifica che si verificò in tutta l’Italia ed in modo più accentuato in Sicilia nella prima metà del secolo scorso, per effetto dell’agitata situazione politica dell’epoca, che dovette rappresentare per Foderà un ostacolo insormontabile.
Per il progresso della ricerca scientifica non può certamente bastare un solo uomo, anche se di vivido ingegno e di felice intuizione, ma è indispensabile che la società in cui vive senta i suoi problemi, che esista una valida e continua circolazione di idee che esista in altri termini una coscienza scientifica della società.
Certamente non è paragonabile la situazione culturale della Parigi del 1820-1826 e soprattutto quella del laboratorio di Megendie con la condizione esistente a Palermo dove era avvenuta la restaurazione e sarebbe quindi ingiusto voler far carico al Foderà di non aver continuato nella via intrapresa o di non aver saputo formare una Scuolà fisiologica che potesse ripetere la luminosa attività dei laboratori d’oltre Alpe.
Elenco dei principali lavori di Michele Foderà
1821 – Histoire de quelque doctrines médicales comparées a celle du Dr. Broussais – Paris – I.B. Baillière.
1822 – Rapport lu à la Societé médicale d’émulation dans la séance du 15 juillet 1822, suivi de Considerations sur l’absorpion et l’exhalation fondées sur des nouvelles expe- riences – Paris – I.B. Baillière.
1822 – Examen des observations du Dr. Broussais sur les doctrines médicales analogues à la sienne – Paris – I.B. Baillière.
1822 – Recherches sur les Sympathies et sur d’autres phénoménes, qui sont ordinairement attribuées comme exclusifs au système nerveux – Paris – I.B. Baillière.
1822 – Nel Journal de Physiologie experimentale et pathologique par Fr. Magendie:riassunto di lavoro del Lejumeau de Kérgarades. Mémoire sur l’ascultation appli- quée à l’étude de la grossesse ou Recherches sur deux nouveaux signes propres à faire reconnaitre plusieurs circostances de l’état de gestation.
1823 – Observation d’une myopie de l’oeil droit et d une presbyopie de l’oeil gauche surle mème individu – Archives générales de médicine.
1823 – Recherches sur l’organisation et les fonctions du cysticerque pisiforme ou hydatide des lapin – Paris – Imprimerle De Migneret.
1823 – Recherches expérimentales sur le système nerveux. J. Physiologie expér. pathol., 3, 191 – 217, 1823.
1823- Recherches expérimentales sur le sistéme nerveux -J. Complém. Dict. Sci. Méd., Tome XVI-XVII.
1823 – Recherches expérimentales sur l’absorption ed l’exhalation. Arch. gén. Méd., 2, 57-77. 1823.
1823 – Recherches expérimentales sur l’absorption et l’exhalation – Paris – Migneret, 1823.
1824 – Recherches expérimentales sur le système nerveux – Complém. Dict; Sci. Méd., Tome XX.
1824 – anatomie comparée du cerveau sur me quatre classes des animaux vertébrés par E.R.A. Serrés —Analysée par Fodera —Journal universel des Sciences médicales – Tome XXXVII.
1825 – Examen de l’opinion de M. Broussais sur les nerfs de la sensibilité et de la motilité, suivi de quelques remarques, dans les quelles il est consideré comme anatomiste, érudit et critique – J. Complemént Dict. Sci. méd. Tome XXI.
1825 – Considération sur le Rapport des contraction musculaires avec la respiration et la circulation.
1826- Lettre au Rédacteur général. J. compierti. Dict. Sci. méd, 26, 101-110, 1826.
1826 – Discours sur la biologie ou la Science de la vie par M. *** correspondant de l’Institut de France – Paris – I.B. Baillière.
1827 – Lettre au redacteur géneral du Journal complémentaire – Tome XXVII.
1838 – Riflessioni sui congegni dei palloni aerostatici.
1840 – Nuovi elementi di Fisiologia del Barone Richerand, traduzione italiana di Giuseppe Mendola corredata di note tratte dalle lezioni del prof. M. Fodera – Palermo – Stamperia M. Angelo Coasole.
1842 – Difesa di un parere medico-legale.
1846 – Le abitudini dichiarate secondo la teoria della verità —Saggio aletico —Palermo, 1846.
N.B.: L’elenco delle pubblicazioni non è completo perché dopo la morte di M. Fodera i suoi scritti furono distrutti; alcuni di essi sono ricordati in: « Sulla scientifica – medica istruzione – Pensieri del Prof. M. Fodera esposti da Giuseppe Mendola * – Palermo – Tipografia del Precursore, di G. Polizzi e C0., 1863-
di Giuseppe La Grutta