
La esistenza e l’ubicazione di uno Steri dei Chiaramonte in Agrigento sono poco note. Ciò deriva dal tatto che fin dal 1610 lo Steri subì rimaneggiamenti ed aggiunte tali da trasformare le antiche strutture, occultandone esteriormente la sua primitiva destinazione.
Le vicende storiche del Seminario agrigentino, intimamente legate al plesso monumentale dello Steri dei Chiaramonte, mi inducono ad accennare ai fasti di questa potente famiglia. Venuta in Sicilia con i conquistatori normanni, nello spazio di poco più di un secolo, assurse alla massima espressione della potenza feudale siciliana e conobbe la sua decadenza; lasciò una indelebile impronta della sua magnificenza nella caratteristica architettura degli innumerevoli monumenti da essa costruiti, di cui incontriamo ancora le vestigia in quel tratto di mezzogiorno tra il Platani e il Salso, che corrisponde alla parte meridionale del Val di Girgenti
Molti storici fanno iniziare il periodo chiaramontano in Sicilia dal matrimonio di Marchisia Prefolio (la quale nacque sicuramente in Girgenti- lo afferma Ella stessa nell’atto di fondazione del Monastero di S. Spirito, datato 27 Agosto 1299 – attesta lo storico Giuseppe Picene) e Federico Chiaramonte il quale, — armato Cavaliere da Papa Onorio III per combattere le Crociate — riceveva dal Pontefice molte sacre reliquie e fondava in Girgenti la propria dimora. I loro figli: Manfredi, Federico e Giovanni detto il vecchio, sostenitori di re Federico II, elevandosi sempre a maggior potenza, ottennero onorificenze, ebbero nel Val di Girgenti vasti domini e stabilirono in Girgenti il loro casato.
Nelle notizie storiche del Seminario agrigentino del Can. Lauricella è detto che: «Il Vescovo Bonincontro ebbe in cessione dal Barone di Siculiana nel 1610, l’antico palazzo dei Chiaramonte detto lo Steri, uno dei due appartenuti a quella nobilissima famiglia, il più vicino alla Cattedrale; l’altro era già stato destinato, sino dal 1290 da Marchisia Prefolio madre di Manfredi Chiaramonte a Monastero di S. Spirito dell’Ordinedei Cistercensi.
La morte di Marchisla Prefolio viene confermata dagli storici intorno al 1300. Nel documento di fondazione del Monastero di S. Spirito viene inserito che, come mondualdo e consultore sia nominato il figlio primogenito Manfredi. Da tale documento si deduce che, dovendo cedere, per adibirlo a Monastero, lo Steri piccolo dei Chiaramente, lo stesso Manfredi pensi a fondarne un altro in sito diverso.
Da documenti che si conservano nell’Archivio Capitolare risulta che Manfredi Chiaramonte, conte di Modica e Gran Siniscalco del Regno, mentre edificava lo Steri di Palermo, ottiene addì 28 luglio 1313 dal Vescovo Bertoldo De Labro, un tenimento di case e un casaleno situato tra un altro casaleno scoperto ad Oriente, adibito dalla Chiesa come Scuola di Chierici. Il luogo designato dai documento è evidentissimo: esso è l’angolo Nord-Est della città, accanto alla Chiesa Cattedrale, il punto più allo e munito per natura: Ivi sorgerà lo Steri grande di Girgenti.
Il convegno di Caltabellotta e, in seguito la pace di Castronovo nel Giugno 1302, sospesero le ostilità tra angioini ed aragonesi per un lungo periodo. Giovanni Chiaramonte il vecchio, al dire degli storici, si ritirò in Girgenti a vita privata e pia, dandosi col fratello Federico a costruire Chiese e conventi, ospizi e palazzi.
Se dobbiamo giudicare dagli avvenimenti posteriori, è evidente che i Chiaramonte abbellissero Girgenti per farne la loro sede, vi edificassero chiese e conventi per amicarsi il Clero e la Chiesa, la fortificassero e la munissero per farsene un rifugio sicuro e inespugnabile; e infine, dobbiamo pensare che avessero in animo di dominarvi Signori, di togliete la città al demanio Regio e di governarla indipendentemente, come poi fecero nel 1342.
Oltre lo Steri grande che sorse gigante sul vertice della rupe che domina la intera città; oltre il Monastero di S. Spirito donato dalla madre Marchisia Prefolio e dove donne Chiaramontane trovarono ultimo rifugio dopo le lotte della decadenza, i Chiaramonte costruirono fortissimi castelli in Naro, Racalmuto, Siculiana e Favara. Fondarono e costruirono in Girgenti i conventi di San Domenico. S. Francesco, dei Cavalieri Teutonici di S. Maria Maddalena e gli ospedali di S. Croce e di S. Giovanni; le Chiese Madri di Naro e di Bivona e finalmente, le mura di Girgenti, intermezzate da torri, che circondavano da Sud a Nord la città mediovale.
Il Can. Lauricella nel suo volume sulle «Notizie del Seminario» descrive il succedersi delle varie costruzioni aggiunte e gli ampliamenti subiti dallo antico plesso medioevale dello Steri chiaramontano dal tempo in cui il Vescovo domenicano V. Bonincontro, nel 1610, ne ottenne la cessione dal nobile barone di Siculiana Biagio Isfaree et Corillas.
Sulla scorta di tali notizie, ed esaminando l’attuale planimetria generale dell’edificio, si possono grosso modo individuare le trasformazioni di alcune antiche strutture dello Steri fatte eseguire dal Vescovo Traina nel 1629 ed altri ampliamenti fatti successivamente ad opera dei Vescovi Ramirez — nel 1712 — Gioeni e Lucchesi — Palli nel corso dello stesso secolo. Il Lauricella, contrariamente alle notizie che ci pervengono da alcune fonti storiche, asserisce che lo antico Steri chiaramontano era contenuto in un’area limitata e che l’attuale mole del Seminario è dovuta principalmente ai sunnominati Vescovi. L’esame attento della planimetria dei luoghi e delle varie strutture di fabbrica; le descrizioni fatte dagli storici mi inducono ad una conclusione diversa: a mio parere lo Steri chiaramontano era assai più vasto ed imponente di quanto asserisca il Lauricella nella sua erudita monografia. Oggi non è possibile — dopo le molteplici trasformazioni subite attraverso i secoli — individuare con precisione la primitiva mole dello Steri chiaramontano senza prima effettuare un attento lavoro di indagine mediante lo scrostamento degli intonaci che ricoprono buona parte delle strutture medioevali.
Dagli elementi architettonici che ancora si osservano e dalle notizie storiche a noi pervenute, mi proverò a fare una descrizione sommaria dell’antico Steri, iniziando dalle fonti storiche. A conferma di quanto dico abbiamo l’autorevole testo del Fazello, il quale percorse ben tre volte questa nostra contrada prima di compilate le sue deche nel 1558. Il Fazello nel descrivere la citta di Girgenti nota che: “Alla cima, presso il Tempio si vedono gli avanzi di fabbriche grandissime che furono fatte da Manfredi, Giovanni e Federico Chiaramonte; e quegli avanzi sono molto simili alle rovine antiche” .
L’Amico, nel suo dizionario topografico della Sicilia, ci dà notizia che «La vecchia casa del Chiaramonte in Girgenti, tanto celebrata dal Fazello, ha l’aspetto di una piccola città, sita a pochi passi dalla Chiesa Madre, e a chi visiti oggi l’enorme edificio del Seminario, salta subito agli occhi la torre centrale con i suoi merli e le proporzioni gigantesche delle mura. Da tali descrizioni si deduce che il plesso medioevale dello Steri, ad opera finita, nel secolo XIV, si presentava in tutta la sua imponenza e vastità che illustrerò brevemente sulla scorta della planimetria d’insieme dell’edificio del Seminario.
Del trecentesco Steri chiaramontano compreso nell’area del Seminario, si può abbozzare una ricostruzione ideale attraverso le strutture murarie e gli elementi architettonici ancora visibili. Su questi e su le forme decorative rimaste in sito tenterò di impostare il mio sforzo ricostruttivo.
Sulle facciate Sud ed Est che dovevano contenere gli ingressi principali dello Steri, non è pervenuto nulla delle strutture architettoniche trecentesche che ci consenta di farne una ricostruzione. L’unico avanzo esterno è la torre merlata del prospetto a Sud, con alcuni resti di finestre sguanciate, monofore, ed una finestra bifora situara nella facciate Est.
A mio parere, dopo un attento esame dell’attuale plesso del Seminario, il fabbricato dello Steri chiaramontano era contenuto in una pianta grossolana a forma di rettangolo.
Inizia dall’estremo limite Nord con l’attuale vano chiaramente di costruzione trecentesca – forse una Cappella – di vaste dimensioni, limitato agli angoli da quattro eleganti pilastri esagonali che reggono una ardita volta, a crociera costolonata a lunette ogivali. Da tale vano hanno inizio due poderosi muri perimetrali che si prolungano a sud sino a raggiungere il vano della torre merlata situata a Sud, nel pianoro del cortile – giardino antistante l’edificio dell’istituto Gioeni.
Il vano della torre merlata ripete le misure e lo schema costruttivo di quello a Nord, con quattro pilastri situati agli angoli che sorreggono anch’essi una elegante e sobria volta a crociera con costoloni sagomali a forma ogivale. Il muro perimetrale della torre si prolunga da Sud allo spigolo del muro prospiciente ad Ovest, da cui volge verso Nord fino a raggiungere il muro perimetrale a Nord dove è ubicato il vano trecentesco sopra-descritto come probabile Cappella.
Mancano i dati per calcolare lo sviluppo altimetrico in cui era compreso l’antico Steri; a causa delle ricostruzioni e degli adattamenti subiti dal vecchio edificio medievale attraverso i secoli. L’ultimo fortuito ritrovamento di una finestra bifora scoperta nel grosso muro perimetrale ad Est. sopra il grande vano- oggi adibito ad Aula di Scienze — ci permette di asserire che lo Steri si sviluppava, dalla quota del piano terreno corrispondente al piano di calpestio dell’atrio – dov’è situata l’Aula di Scienze – con altro piano sopraelevato, molto simile all’ altro edifìcio Chiaramontano del Monastero di S Spirito. Le divisioni alaltimetriche del vasto edificio dello Steri, iniziando dal cortile-giardino attiguo al fabbricato dell’istituto Gioeni si presentano come segue:
Nell’angolo del fabbricato prospiciente al lato Sud-Ovest esistono alcuni ambienti sotterranei incassati nella roccia i quali erano sicuramente adibiti a prigione – ciò viene avvaloralo da alcune notizie storiche a noi pervenute: che i Chiaramonte mettevano a tacete i loro nemici segregandoli nello Steri agrigentino. Una scala anch’essa scavata nella roccia dava accesso ai sotterranei ed era ubicata in uno dei vani del piano terreno prospiciente a Sud — oggi adibiti a legnaia e a forno. Detto piano terreno era sicuramente destinalo ad alloggio degli armigeri e a stalle. Da tale piano terra si sviluppava una scala interna che raggiunge il fabbricato del primo piano, le cui possenti strutture murarie sono originarie dell’antico edificio trecentesco Alcuni vani di questo piano risultano prospicienti nello atrio interno, posti allo stesso livello del piazzale Don Minzoni dove si trova l’attuale ingresso del Seminario.
Importanti avanzi architettonici dello Steri si conservano ancora in alcuni ambienti sopraelencati. Nella sala maggiore – ora Aula di Scienze — è notevole una bella fuga di snelle volte a crociera poggianti su pilastri coronati da capitelli, di cui alcuni decorati con lo Stemma dei Chiaramonte; una originale edicola parietale con colonnine pensili e, al centro, lo Stemma dei Chiaramonte in altorilievo e posta sulla parete Ovest. Simili strutture ed elementi decorativi si ritrovano nel vano d’ingresso che precede il corridoio e la scala e in altri due vani: quello adibito a sagrestia della Cappella e l’altro, ubicato all’estremo angolo Nord Ovest dell’atrio.
In tutti questi ambienti predomina l’influsso di quell’arte Gotico-Sveva che fiorì nel trecento in Sicilia, detta anche Chiaramontana. Molti studiosi affermano che nelle costruzioni chiaramontane, specie in quelle dell’agrigentino, spiri aria di famiglia: ciò lascia supporre che unica sia stata la direzione che guidò le diverse generazioni di artigiani succedutesi nel compimento di tali lavori. Si ripetono quasi sempre i medesimi motivi strutturali e decorativi, gli stessi schemi costruttivi che si riscontrano pure nei due grandi complessi monumentali di Palermo: lo Steri, la Chiesa e il Convento di Baida, triplici esempi di architettura medioevale siciliana appartenenti al periodo in cui Manfredi Chiaramonte — primogenito di Marchisia Prefolio — era conte di Modica e Siniscalco del Regno, periodo che segnò il massimo grado della potenza chiaramontana in Sicilia e il suo più assoluto dominio nel Val di Girgenti.
Agrigento, nota nel mondo per i suoi monumenti dell’età classica, possiede un notevole patrimonio di plessi monumentali edificati dai Chiaramonte. Possiamo infatti dire che qui nacque e da qui si estese in Sicilia quella caratteristica architettura testimonianza di uno splendido periodo di arte medioevale chi si distingue giustamente col nome di chiaramontana.
Lo Steri Grande dei Chiaramonte che fu edificato sul luogo in cui già esistevano le prime modeste costruzioni adibite ad uso di Scuole Vescovili, tornò, dopo tre secoli di vicende alterne, alla sua primitiva destinazione.
Oggi l’edificio del Seminario Vescovile ha chiuso il ciclo delle sue costruzioni; esso inserisce alle sue moderne strutture le vestigia dello Steri chiaramontano e custodisce incancellabili testimonianze di un periodo storico da cui Agrigento può trarre legittimo orgoglio.
ZIRRETTA G. (1961). Lo Steri dei Chiaramonte in Agrigento, in 350° Anniversario di fondazione del Seminario di Agrigento. Atti dell’Accademia, Agrigento, Edizioni del Seminario di Agrigento, pp.16-20.