Le lotte sindacali in provincia di Agrigento hanno visto protagonista per alcuni decennni nella seconda metà del secolo scorso il sindacalista socialista Piero Ancona. In questo testo ricosstruisce alcune figure e alcuni momenti del suo impegno politico-sindacale
Le lotte sindacali in provincia di Agrigento
Beppe Grado
Quando arrivai alla Camera del Lavoro di Agrigento vi trovai un altro socialista: si chiamava Beppe Grado e sarebbe diventato una persona assai importante per me. Avremmo condiviso le battaglie dei lavoratori ma anche quelle dentro il Partito essendo entrambi autonomisti lombardiani in pratica della sinistra del Partito non vecchettiana. Beppe Grado fu il mio educatore. Il suo principio basilare era: diritti e doveri. I lavoratori hanno diritti ma hanno il dovere di essere coscienziosi attenti e debbono fare quanto loro stessi sanno di dover fare. Era un riformista vero ma non nel senso che si da oggi al termine che è aberrante. Il suo riformismo era la crescita di diritti e di potere dei lavoratori con il metodo non violento della contrattazione e della accumulazione di sapere e di esperienza. I lavoratori si debbono guadagnare il loro salario e debbono migliorare sempre se stessi. Beppe Grado era una forza della natura. Era un uomo scuro di carnagione massiccio forte. Aveva folte sopracciglia nerissime e la testa assai stempiata. Una volta, durante il terribile sciopero dei lavoratori della Montecatini di Porto Empedocle,mi sono trovato in difficoltà.
Ero circondato da poliziotti capeggiati da un commissario che evidentemente aveva in progetto di arrestarmi. Beppe Grado superò la barriera dei poliziotti e si venne a mettere tra me ed il Commissario che quasi mi infilzava le dita negli occhi. Riuscì a farmi uscire indenne e libero dalla stretta in cui ero. Con lui che era consegretario dei braccianti (i socialisti non potevamo che essere soltanto consegretari e difficilmente o mai segretari) organizzammo la marcia Palma di Montechiaro-Agrigento dei braccianti contro l’abolizione della presuntività delle giornate lavorative negli elenchi anagrafici. Si unirono a noi due eminenti personalità della DC gli onorevoli Rubino e Trincanato persone che ricordo sempre con stima perchè erano davvero dalla parte della giustizia sociale. Beppe Grado era di San Biagio Platani, un paesino distante alcuni chilometri da Casteltermini che a me sembrava tetro. Una sera dopo un giro di riunioni abbiamo fatto tardi e siamo finiti a casa sua. Non dimenticherò mai quanto ho gradito la frittata di patate ed uova che ci preparò la moglie di Beppe. C’era il buon odore delle patate fritte e delle uova prese fresche fresche nel retro della casa. Una frittata di patate ed uova era un pasto sostanzioso che non potevamo permetterci tutti i giorni.
Le lotte sindacali in provincia di Agrigento
Gildo Moncada
Negli anni del dopoguerra venne ad abitare ad Agrigento proveniente da una città del Nord la famiglia Moncada. Eravamo vicini di casa. Il personaggio più importante della famiglia era Gildo che era stato partigiano e comunista. Era mutilato di una gamba e usava una protesi. Era una persona piccola di statura, con i capelli ricci su una faccia dominata da due grandi occhioni con folte sopracciglia. Parlava in italiano scandendo bene le parole e aggrottando la fronte quando la risposta o quello che doveva dire lo impegnava. Era una persona serissima. Io ero molto attratto da Gildo che per me era un eroe che avevano combattuto gli odiati tedeschi. Il fatto che fosse comunista era da me percepito come l’appartenenza ad un qualcosa di autorevole, forte.
Anche mio padre era comunista ma i fratelli Peluso da Caltagirone che avevano un magazzino di ceramiche dentro il Municipio vecchio lo indottrinavano all’anarchia Cosa per la quale io ero inquieto. .Erano anarchici e questo era per me qualcosa che andava molto oltre l’essere comunisti. Quando si univano a discutere con mio padre avevo l’impressione che cospirassero e che presto sarebbero arrivate le guardie ad arrestarli tutti. E questo un pochino mi spaventava.
Le lotte sindacali in provincia di Agrigento
Il meraviglioso vecchio di Naro con la lunga barba bianca!
Al ritorno dal servizio militare nell’aprile del 59 del millennio scorso Filippo Lentini mi convocò in Federazione proponendomi-ordinandomi di andare a lavorare alla Camera del Lavoro di Agrigento. Senza aspettare il mio consenso aveva inviato una lettera a Santo Tortorici che ne era segretario generale. A me sembrava naturale riprendere la carica di segretario provinciale dei
giovani socialisti che ricoprivo prima di partire per il sevizio militare, mi sembrava una grossa ingiustizia e provai a ribellarmi nei limiti della disciplina interna del partito di allora. Ma il Partito fu irremovibile e fu così che diventai sindacalista a tempo pieno. Alla CGIL conoscevo già tutti perché da ragazzo avevo fatto i picchetti con gli edili a Portadi Ponte. Ricordo che mi alzavo la mattina alle quattro per andarvi a distribuire tra gli operai i volantini del sindacato o del Partito.
Mi assegnarono subito ai pensionati. Io ero sconcertato! Ero un ragazzino!
Allora i pensionati non avevano il minimo che poi fu introdotto e fissato in 12 mila lire mensili e la stragrande maggioranza degli anziani che io conoscevo erano senza pensione. Per questi mi misi a lavorare assieme all’On.le Domenico Cuffaro che propagandava un suo disegno di legge per l’assegno minimo regionale ai vecchi senza pensione. Una cosa di grandissima valenza umanitaria che affrancò molti vecchi malandati dal chiedere l’elemosina davanti le chiese.
Alla Camera del Lavoro dove conobbi il grande amico della mia vita Giuseppe Grado che mi fu maestro e secondo padre mi presentarono al comitato direttivo dei pensionati dove all’unanimità mi accolsero come segretario generale della categoria.
La mia prima visita in provincia fu a Naro. La lega dei pensionati era un locale scuro enorme pieno pieno di centinaia di persone. Fui accolto all’ingresso da un vecchio compagno dalla lunghissima barba bianca che tra gli applausi di tutti mi condusse al tavolo da dove avrei dovuto fare la mia relazione.- Ero emozionatissimo ed affetto da una balbuzie di natura nervosa che riuscii a sconfiggere nel tempo e che intanto fronteggiavo sostituendo le parole che mi era difficile pronunziare con altre. La visita fu un successo! Quelle persone anziane capivano che io non sapevo niente dei loro problemi ma sentivano in me la voglia di fare di tutto per aiutarli. Così
feci per loro e per tanti altri anziani. Riuscimmo con il grande Domenico Cuffaro che merita di essere ricordato come comunista umanista e benefattore a fare approvare la legge all’Ars. Poco dopo veniva approvata la pensione sociale a livello nazionale.
Piero Ancona