E’ noto che tra le cause di malattia, alcune sono naturali all’ambiente, altre derivano dai rapporti in cui l’uomo si pone da sé rispetto all’ambiente. Senza negare la possibilità di restringere sempre più, o di rimuovere tali cause, le abbiamo considerato come inevitabili, come legate, cioè, alle necessità della vita e dell’ attività speciale a cui sono dedicati i lavoratori della terra. E infatti, se pure vi fosse il modo di migliorare per questo riguardo il tenore di vita del contadino, sarebbe sempre un ideale molto al di là dei mali presenti, che sono l’oggetto particolare di questo studio.
Ma vi sono circostanze nelle quali vediamo la malsania cagionata da quelle cause naturali aggravarsi per intensità e per diffusione, e dai rapporti dell’uomo coll’ambiente, derivare danni maggiori di quelli che si debbono ritenere come necessari, e prodursi nuove o accidentali cause di malattia. Lo stato sanitario che richiama la nostra attenzione è quello che appunto dipende da tali circostanze, le quali, non avendo in sé nulla di assoluto, possono essere ad ogni istante migliorate o rimosse.
Queste semplici considerazioni prescrivono il metodo che si doveva tenere nel riassumere i risultati dell’inchiesta per quanto riguarda lo stato sanitario dei lavoratori della terra; si trattava, cioè di vedere quali fossero le condizioni che contribuiscono a diffondere e a rendere più micidiali, per questa classe, le malattie dipendenti da cause naturali, e quali fossero per sé stesse causa di malattia.
Si comprende come la somma degli effetti morbosi che consiste nel numero degli infermi o dei morti sia un dato accidentale, mutevole, dal quale non sarebbe lecito inferire in alcun modo alle condizioni sanitarie. Se una parte della popolazione agricola fosse stata sempre immune da malattie, non per ciò potremmo concludere che si trova in migliori condizioni sanitarie di un’altra. Accade che in qualche luogo non sono mai avvenute per caso importazioni di germi patogeni; la popolazione vi rimane però sempre esposta, per le condizioni in cui vive, a disastri sanitari, con danno di sé stessa e pericolo delle popolazioni vicine…. Ciò che importa conoscere sono sopratutto le condizioni comuni alla classe degli agricoltori, le quali, secondo il criterio scientifico, concorrono allo sviluppo ed all’aggravamento delle malattie. Nella serie dei fatti morbosi che pure verremo indicando, non abbiamo che l’illustrazione e la conferma di quanto è noto intorno a quelle condizioni, la storia delle dolorose conseguenze che ne sono derivate, e continuano a derivare.
Per morbi parassitarti, intendiamo, così le infezioni propriamente dette, dovute, come si ò già accennato, ad organismi elementari, come quello malattie dovute a parassiti vegetali ed animali, di cui la diffusione e la gravità sono legate alle stesse condizioni.
I germi delle malattie infettive contenuti nei prodotti patologici, nelle secrezioni della pelle e delle mucose, nelle deiezioni degli infermi di tali malattie, possono da questi trasportarsi nell’aria ed inquinare tutti gli oggetti circostanti. Si debbono adunque annoverare tra le condizioni che favoriscono tali trasporti l’aria, i contatti diretti tra l’infermo e gl’individui sani, e i contatti indiretti che avvengono per mezzo di oggetti inquinati, vale a dire, oggetti a cui aderiscono o in cui penetrano i germi infettivi, come ad es. il pulviscolo atmosferico, e le sostanze che vengono introdotto pel tubo digerente. Va eccettuata tra queste malattie la malaria, non perchè non sia possibile trasmetterla dall’infermo al sano, come si è fatto già per inoculazione; ma perchè ciò non accade mai in via ordinaria; è il suolo per mezzo dell’aria la comune sorgente di quest’infezione.
Parlando dei contagi, sappiamo che i germi di ciascuno che vengono espulsi dal corpo dell’infermo differiscono per la resistenza; ve ne sono di quelli che muoiono subito, cosicché per trasmetterei hanno bisogno del contatto diretto, altri che si mantengono attivi per un tempo più o meno lungo fuori dell’organismo, che resistono persino all’essicamento, ed anche si moltiplicano e stabiliscono focolai d’infezione all’infuori dell’infermo. Queste differenze importanti studiate dalla batteriologia non ci obbligano tuttavia a considerare le condizioni dei lavoratori della terra per rapporto ad ogni singolo contagio; poiché è chiaro che, data la presenza del germe infettivo, nelle condizioni che favoriscono la diffusione del germe, dotato di maggior vitalità, rimangono comprese quelle che si prestano a propagare i germi più rapidamente caduchi.
Tra queste condizioni adunque noi non abbiamo a considerare che i contatti così diretti che indiretti, quindi le case e l’abitato in genere nei loro rapporti colla popolazione e col terreno, in quanto può essere inquinato; la nettezza così della casa come delle persone.
Si comprende che alle stesse condizioni è subordinata la diffusione o la gravità di alcuni morbi parassitari non infettivi: sopratutto di alcune malattie della pelle e di alcune elmintiasi. I contatti diretti o indiretti fanno comunicare da individui infermi ad individui sani, la scabbie, la rogna; il sudiciume personale col favorire lo sviluppo dei parassiti animali è causa d’irritazioni della pelle, e per l’infinita varietà di microbi, che vi si annida di altre e più gravi dermatosi ; gli elementi, poi, di cui le uova cogli escrementi si spargono in gran copia nel terreno e da questo nelle acque, vengono con facilità introdotti cogli alimenti e colle bevande, come gli ascaridi, gli stringili, le filarie, i distomi, o colle carni del bestiame, che ne ha mangiato le uova o si ò abbeverato a fonti inquinate, come le tenie.
Siccome il nostro organismo non ha sempre le stesse suscettibilità ad essere attaccato dai germi infettivi, ma vi sono delle predisposizioni individuali da cui dipendono la violenza e la perniciosità dei diversi morbi, così si dovrebbe esaminare, dopo le condizioni della che rendono l’organismo meno resistente a tali influenze. Però se si riflette che questa minore resistenza si esprime con stati patologici ben definiti, anomalie di nutrizione le quali sono a loro volta l’effetto di altre condizioni, esaminando queste condizioni come cause dei suddetti perturbamenti, verremo nello stesso tempo a considerare quelle da cui dipende la minor resistenza ai contagi.
Esaminando le case per ogni singola provincia, nelle loro condizioni più essenziali, osserveremo il tipo della costruzione, la capacità delle stanze rispetto al numero delle persone che vi sono ricoverate, l’esito dei rifiuti animali, la connessione della casa colle stalle e coi letamai, la nettezza interna e quella dell’abitato. Diremo poi se l’abitato sia munito di fogne, intendendo con questa parola un sistema di canalizzazione che riceva e trasporti non soltanto le acque piovane, ma anche le acque di rifiuto delle case, e mantenga purgato il sottosuolo. Era importante segnalare questa circostanza, poiché un gran numero di paesi sono abitati dai contadini c per gli altri le comunicazioni molteplici e frequenti che vi sono tra essi e le campagne non permettono di trascurare una condizione sanitaria che può avere sulla popolazione agricola sinistri riflessi.
Girgenti. — Le poche caso sparse che esistono in questa provincia sono in maggior parto costituite dal solo pianterreno; i contadini abitano, nei paesi, in tuguri che hanno un solo piano o due. La capacità delle stanze è sempre insufficiente: d’ordinario sono piccole stanze di 48 m. c., in cui abita un’intiera famiglia. Si comprenderà come fino a dieci persone possono adattarsi in ambienti così angusti, se si riflette che non hanno letti, ma dormono sdraiati per terra. La stalla fa sempre corpo con la casa, dove esiste; ma più di frequente una sola stanza serve a tutti gli usi. I concimi si conservano nelle stalle, e se qui è la parte abitata, si vedono ammucchiati presso il letto. Le case sono sempre squallide, cadenti, e nell’interno oltremodo sporche. Si può dire che non vi è nettezza pubblica; le immondizie che si gettano continuamente dalle finestre e la permanenza degli animali nella via riducono il paese in uno stato che desta ribrezzo. Se ne togliamo le vie principali di Girgenti, di Bivona e di S. Margherita di Belice, non vi sono fogne in nessun luogo; in sette paesi soltanto vi sono scoli per le acque piovane.
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GIRGENTI È assai trascurata , in generale, la nettezza del corpo, salvo rare eccezioni. In alcuni luoghi, infatti, come a S. Margherita e a Menfi, i contadini sono piuttosto puliti, e si deve alle donne, che sono ottime massaie: la biancheria personale si muta ogni settimana, quella da letto ogni quindici giorni, o, al più, ogni mese. Altrove, però, il sudiciume della persona è enorme; a Palma di Montechiaro stanno mesi ed alcune volte anche un anno senza mutar biancheria; a Porto Empedocle spesso non hanno che quella indossata ; e cosi potremo ripetere delle famiglie più povere in ogni comune.
GIRGENTI. Frequenti le epidemie delle forme esantematiche: il morbillo ha dato centinaia di casi a Raffadali, Casteltermini, Cattolica Eraclea, Campobello, Menfi, Aragona, in cui si ebbero anche l’anno scorso, da 123 a 432 casi ogni mese, e così in minori proporzioni a Comitini, Naro, Racalmuto, Grotte, Castrofilippo, Sambuca, Montevago ecc.; la scarlattina infieri a Canicatti , Camastra, Campobello e Ravanusa, in cui si ebbero nel 1888 in un sol mese 100 casi. Il vaiuolo in molti comuni ha dato numerosi
casi: così a Palma di Montechiaro l’anno scorso 200 casi in un mese: ma ve ne furono in un periodo eguale di tempo 89 casi a Cattolica Eraclea, e, da 20 a 70 casi , a Camastra, Castrofilippo, Lucca Sicula, Racalmuto, Burgio ecc. Frequenti pure sono le epidemie di difterite , di croup e di
pertosse. La difterite infierisce con singolare pertinacia ad Aragona, Licata,
Canicatti, ma ricorre menando strage in molti altri luoghi: a Lucca, Recalmuto, Montevago, Castrofilippo, Favara, Camastra ecc. Le febbri puerpe rali hanno dominato in forma epidemica a Lucca Sicula, Comitini; sono segnalate come frequenti ad Aragona, Licata, Canicatti, Porto Empedocle, S. Stefano; ma sono comuni anche altrove. L’ileotifo è malattia dominante;
se ne ebbero epidemie a Cammarata, Caltabellotta, Palma di Montechiaro, Montallegro, Favara, Aragona, Naro, Camastra, Grotte ecc .. , senza contareil capoluogo della provincia. Anche recentemente vi furono casi di tifo petecchiale in parecchi luoghi : Girgenti, Aragona, Sciacca, Comitini, Ca nicatti e Menfi. In tutta la provincia il solo comune di Lampedusa e Linosa andò finora esente dal colera; in tutti gli altri l’epidemia si è ripetuta da due a quattro volte.
La tubercolosi è frequente in ambo i sessi, e decorre sotto ogni forma, ma specialmente come tisi polmonare lenta o galoppante.
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GIRGENTI. Qui pure in generale si fa cuocere il pane o il semolinonell’acqua e si condisceno con olio . Alcune volte si aggiunge sale o zucchero e tuorli d’uova. Troviamo pochi comuni nei quali non sono frequenti nei bambini le diarree e i disturbi di dentizione ; così a Licata,Campobello, Favara, Camastra, Sciacca ; in tutti gli altri le condizionisono le stesse che abbiano accennate in tutta Italia. La rachitide è piuttosto rara, si presenta cioè con pochi casi. A Camastra, per es. se ne sarebbero osservati solo quattro casi in fanciulli, nello spazio di 39 anni.
In alcuni paesi, Licata, Ravanusa , Sciacca, Caltabellotta, è sconosciuta.
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GIRGENTI. I fanciulli dell’età di sette anni custodiscono il bestiame nei pascoli ed attendono ad altri piccoli lavori , come la pulitura dei campi,la sarchiatura del seminato ecc.; verso i dieci anni sono ammessi a lavori più faticosi e sopratutto alla zappatura. In alcuni luoghi però li vediamo addetti alla zappatura in più tenera età, cioè dai sei ai sette anni ; cosi a Lucca Sicula , dove si attribuisce a questo lavoro deficiente sviluppo, gracilità e macilenza . In altri comuni, Casteltermine, Cattolica Eraclea ecc. , pochi sono i fanciulli che lavorano la terra ; in generale si mandano a lavorare nelle miniere di zolfo . Abbiamo già detto degli effetti di questolavoro sull’organismo dei fanciulli, massime degli sforzi a cui sono assoggettati nel trasporto del minerale e nel brusco passaggio da una temperatura all’altra . Nel circondario di Girgenti , soltanto a Camastra e in qualche altro luogo, le donne al tempo del raccolto lavorano e trasportano pesi; ciò è causa di affezioni e spostamenti dell’utero , di aborti e in generale di macilenza. Nel circondario di Sciacca le donne lavorano e portano pesi, non sempre in modo eccedente le proprie forze ; in qualche luogo però, come per es. a Caltabellotta, si trovano eccessive le fatiche che sopportano e a queste si attribuisce la perdita del latte . Nel circon dario di Bivona, le donne lavorano e trasportano pesi in testa , ma non sembra che ciò torni di danno alla loro salute . La tenuità dei salari impedisce che trovino un compenso adeguato anche per un dispendio normale di forze e questo soltanto si deve ritenere causa di deperimento . Al tempo in cui si istituiva la presente inchiesta, le donne, in questo circondario, erano pagate a 50 centesimi al giorno. Le ernie sono piuttosto frequenti negli adulti maschi, rare nelle donne; si ritengono cagionate da sforzi musco lari eccessivi. A Campobello si osservano più spesso nei lavoratori delle miniere e nei carrettieri. A Montallegro ne sono affetti più facilmente gli individui di debole costituzione ; a Ravanusa si ammette una predisposizione ereditaria
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li analfabeti formarono l’8l 1 [4 per 010.
GIRGENTI. Nessun comune rurale ha gli asili infantili . Dei 41 comuni
della provincia, 7 non hanno ancora proclamato l’obbligo scolastico, ed uno lo ha proclamat solo per una parte; poco più di 1500 lavoratoridella terra non possono frequentare le scuole, a causa delle distanze o
per difetto di strade. I fanciulli di questa classe lavorano sin dalla tenera età insieme coi loro genitori ; molti quindi non frequentano le scuole; in
altri paesi le frequentano con diligenza solo durante l’inverno. Vi sononella provincia tre scuole irregolari frequentate da meno di 100 alunni,e poche scuole private dirette da preti, come a Licata; nelle scuole pubbliche di 21 comuni si trovano insegnanti appartenenti al clero. In 33 comuni sono aperte le scuole serali, e in 3 le serali e le festive; pochi i lavoratori della terra che ne approfittano. Nel contingente di leva dato dai contadini alla classe del 1863, gli analfabeti raggiunsero il 93 per cento circa.
Estratto da Risultati dell’inchiesta istituita da Agostino Bertani sulle condizioni sanitarie dei lavoratori della terra in Italia, Roma 1890