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L’altra Girgenti, quella nelle Marche

9 Marzo 2023 //  by Elio Di Bella

Colonia Saracena di Lucera

Nemo solus satis sapit (Plauto)

Avendo riscontrato poca rispondenza tra le mie personali impressioni dopo la visita a Girgenti di Pescorocchiano ed un articolo di un giornale di qualche anno prima ed inviatomi in fotocopia dall’amico Ricci, ulteriormente incuriosito ho pensato di esperire un’indagine storica per saperne di più. E seppi così che una colonia di saraceni siciliani  di  origine Girgentina che vi era stata deportata qualche decennio prima  era stata sterminata per ordine del Re di Napoli Carlo secondo D’Angiò il 15 Agosto del 1300.

Dopo una lunga ricerca ho potuto  prendere visione presso l’Istituto Storico per il Medio Evo di una delle pochissime copie esistenti del libro di Pietro Egidi “Colonia saracena di Lucera e sua Distruzione” di cui alla fine dell’articolo riporto  ogni riferimento bibliografico, nella speranza che altri meglio di me e più approfonditamente possa in seguito continuare l’indagine di cui al presente scritto

Dice  Egidi nella sua prefazione:

“Michele Amari, ab Iove principium, posto fine alla sua Storia dei Musulmani in Sicilia, si augurava che presto altri raccogliesse i documenti e i ricordi dell’ultimo gruppo arabo superstite in Italia, del gruppo Lucerino e ne narrasse le vicende, a naturale ed organico complemento di quelle da lui raccontate…”

… “Mi parve allora inutile fare forse male quel che essi certamente faran bene, e decisi limitare l’oggetto del mio studio all’ultimo periodo di vita della colonia saracena, a quello cioè che corse dalla morte di Carlo I d’Angiò alla fraudolenta e barbarica dispersione. … … E’ quindi mio proposito esporre quali fossero le condizioni in cui vissero i saraceni, … Se veramente la loro distruzione fosse ispirata da fanatismo religioso, o richiesta da impellenti necessità sociali e politiche, … o se siano da ricercare in ben altro campo.”

Napoli, 29 ottobre 1911

Quanto sopra nella prefazione dello stesso Egidi.

Noi che stiamo redigendo queste note, sollecitati da curiosità e speranza condivisa dagli amici della Girgenti del Cicolano, abbiamo voluto seguire un percorso storico documentato, dopo aver accertato il nesso storico tra i Saraceni di Lucera e la deportazione dei Saraceni girgentini voluto da Federico II di Svevia che li aveva sbaragliati alla Guastanella (Raffadali in provincia di Girgenti) nel 1221. Dice infatti l’Egidi a pagina 10 ( ma noi lo avevamo appreso dal Picone . vedi pag.     Delle Memorie storiche agrigentine):  “Quando, dopo il 1220, Federico II prese reale possesso del Regno di Sicilia, trovò questa parte della Puglia stremata e vuota di abitanti, mentre nelle città e nei paesi vicini dominavano baroni infidi, volubili, pronti sempre a parteggiare per chi loro promettesse migliori vantaggi, e a poche decine di miglia correva il confine dello Stato della Chiesa, con la quale lo Svevo aveva coscienza di non poter vivere in pace troppo a lungo. Con veduta geniale, osando un’impresa che ci fa tornare con la mente a quelle degli antichi monarchi orientali, egli trapiantò sui colli lucerini a decine di migliaia i ribelli musulmani della provincia di Girgenti mentre in Sicilia trasferiva quelli cristiani di Celano. Troncava così ogni nervo alla resistenza dell’isola, stabiliva nel cuore della Puglia un nucleo potente, rapidamente guadagnato alla sua personale fedeltà con l’ostentato adattamento ai loro usi e alle loro credenze, e con le larghezze e coi privilegi di cui essi sentivano la necessità per la difesa, invisi com’erano ai paesani per la diversità della razza e della religione… “

Troviamo ancora a pagina 11 … “A Federico dové sorridere il pensiero di mettere così anche in valore i larghi latifondi; e come in altro momento a colmare i vuoti lasciati dalle sanguinose repressioni e dalle emigrazioni in Sicilia, favorì largamente la costituzione di colonie di coltivatori lombardi così allora, alla ragion politica e militare sposando la economica, nel bel mezzo della Puglia trasferì i villani di Girgenti, che una secolare esperienza mostra altrettanto atti a rompere le visceri della madre terra con la zappa e con l’aratro, quanto a trattare l’arco e la lancia.”

Acquisita la certezza che i Siculo-saraceni di Lucera erano gli stessi girgentini sconfitti da Federico II ma poi divenuti dello stesso Imperatore amici ed alleati, abbiamo carezzato l’idea di pensare che quando nel 1300 nuove situazioni storico politiche convincono Carlo II d’Angiò a distruggere la colonia saracena di Lucera per assecondare anche il desiderio di Bonifacio VIII al quale si era rivolto per aiuti in denaro ed allo scopo di poter agevolmente continuare l’estenuante guerra in Sicilia, noi, dicevamo, abbiamo voluto seguire questa nuova diaspora e ci siamo accertati come documenteremo appresso che la stessa dispersione avvenne verso tutto il territorio del Regno di Napoli non esclusi i territori di Pescara e dell’Aquila ad esso stato di Napoli appartenenti che inglobavano anche i territori della Valle del Salto dove appunto si trova la Girgenti che ci interessa. Ed il nostro pensiero poteva ben essere supportato da una logica storica. Ma la storia si fa principalmente con i documenti e per questo avevamo interessato gli amici di Rieti, di Pescorocchiano e di Girgenti a fornirci le eventuali fonti di ricerca allo scopo di poter consolidare le nostre supposizioni. Ma è avvenuto  che dalla lettura delle “Memorie storiche della regione Equicola detta Cicolano” di Domenico Lugini,  siamo venuti a conoscenza che, quella Girgenti esisteva sicuramente nel 1183 , molto tempo prima, quindi della nuova diaspora seguita all’eccidio del 15 Agosto del 1300.

Leggiamo a pagina 135 “…l’altro barone anch’esso potente che nel 1183 possedeva diversi feudi nel cicolano era Rainaldo Sinibaldi. Egli teneva in capite dal re, Mareri come feudo di tre militi e teneva pure ognuno come feudo di un soldato a cavallo i castelli di Casardita, Girgenti, Poggiopoponesco …”

Se Girgenti come è documentato esisteva nel 1183 cadono tutte le considerazioni alle quali ci eravamo affezionati e che ci avevano fatto pensare ad una Girgenti così denominata a ricordo di quella Girgenti perduta solo due generazioni prima. Ora, pur soddisfatti di aver seguito le vicende riguardanti i nostri antenati siculo-saraceni relativamente al legame con la nostra siciliana Girgenti, per quella di  Pescorocchiano dobbiamo affidarci a nuove e più approfondite ricerche che   valgano a darci certezze storiche documentate.

Ma vogliamo ugualmente riportare alcuni brani tratti dal volume dell’Egidi che a suo tempo ci erano sembrati significativi per seguire i poveri saraceni di Lucera nella loro penosa dispersione.

a)     pagina 35 “…quando a Lucera presero istanza i Saraceni era vescovo Alberto, … Del successore e dei successori non conosciamo il nome, ma di certo la sede non era vacante nel 1239, perché nella scomunica lanciata a Federico in quell’anno Lucera non è indicata tra le chiese lasciate senza pastore; vacò invece dal 1246 o 47 (è significativo che coincida con l’ultima traslazione di Saraceni dalla Sicilia) al 1255”

b)    leggiamo a pagina 40 paragrafo II: “… come tutti eran coltivatori, tutti eran anche soldati. Era questo il costume musulmano, che al giund, esercito aristocratico permanente, aggiungeva la folla della plebe, qualora fosse necessario; e ben a sue spese l’aveva imparato Federico, che per 2 volte dal 1221 al 25, nel 43 e le 44, aveva dovuto penar tanto a fiaccarne la strenua resistenza. Soldati che senza difficoltà potevano armarsi e senza spese: un arco e delle frecce, e, chi lo possedeva o dal principe lo riceveva in dono, montava a cavallo… “

c)     pagina 41:”… nessun desiderio aveva l’imperatore che gli esuli tornassero alla loro antica terra; temeva anzi che potessero fomentare malcontento nei correligionali e terrazzani superstiti e sempre inquieti, o accordar con essi comuni movimenti. Onde cercò sempre tenerli lontani di là, anzi più tardi esplicitamente anche proibì che vi passassero, e ordinò che tutti fossero costretti a prendere dimora entro Lucera.”

 Mi piace inoltre riferire una semplice ma simpatica curiosità. Nel prendere in considerazione la vita che si svolgeva a Lucera in quel tempo, l’Egidi ci dice che così come  la presenza in Lucera di artigiani o di piccoli industriali, come  “bardarii” ossia fabbricanti di armature; “magistri tarsiatores” e cioè intarsiatori, carpentieri, armaioli, fabbricanti di tappeti etc. , non ci autorizzano a pensare che Lucera fosse attivo centro industriale, parimenti la presenza in quella Lucera angioina di una “Domus in qua fiebant sfinci” in cui si friggeva e si vendeva pasta fritta, non ci autorizza a pensare che tutta la città si dovesse intendere mutata  in una gran friggitoria! …)

E’ naturale che la curiosità è per la “domus in qua fiebant sfinci”!

d)    pagina 185: “…ma pur con tutte queste misure non si viveva tranquilli. Si riandava forse col pensiero alla memoranda energia che i padri degli scacciati avean saputo mostrare nell’assedio del 69 o quella che gli avi avevan resistito per anni al grande Federico nelle campagne agrigentine.”

e)     “Onde il Re che già nel settembre aveva sollecitato i suoi inviati a sfollarne la Capitanata, un mese dopo ordinò al giustiziere, di allontanarli ancor più confinandoli nei più remoti angoli della sua giurisdizione, o anche trasferendoli in quelle dei suoi colleghi.”

f)      Pagina 186: “…era volontà regia che (i saraceni di Lucera si fermassero in luoghi “sic remota quod defacili ad civitatem ipsam venire nequeant ad aliquod machinandum contrarium vel sinistrum” e nella stessa pagina 186 leggiamo pare che la prima idea fosse di distribuirli come coltivatori a piccoli gruppi nelle terre del demanio reale. E infatti nella prima metà di settembre (nr del 1300) una schiera era affidata a Rostaino Cantelmi per essere condotta, attraverso i territori di Serracapriola, di San Martino in Pensole e di Larino, nel Molise o negli Abruzzi)”

Ecco perchè avevamo pensato possibile che la girgenti di Pescorocchiano potesse essere stata fondata da qualcuno di questi corpuscoli dispersi

g)     pagina 188: “…adatta preparazione attuarsi di questo disegno (quello di vendere all’incanto i Saraceni superstiti divenuti schiavi) era la dispersione dei Musulmani in gruppi relativamente piccoli, che trovassero nella loro esiguità una potente ragione a rassegnarsi

Nessuna grande impresa può essere portata a compimento senza un genio della strategia o senza un traditore e i saraceni di Lucera ebbero il loro traditore nel milite Abd el Aziz servo della Camera regia che dopo il tradimento si fece chiamare Nicola da Lucera.

h)     pagina 246: “…i disordini, i ladronecci, il brigantaggio s’erano intensificate nell’estate e nell’autunno del 1300. Le repressioni ordinate dal Re erano state presso che inutili. “Multi undique … latrunculi, raptore stratarum, portatore armorum, prodones malefice,” continuarono ad infestare la regione per tutti intieri gli anni 1301 e 1302. Numerosi tra di loro i Saraceni.

Fonti bibliografiche.

Pietro Egidi Na 1991 – au 1915

La colonia Saracena di Lucera e sua distruzione.

Una copia del libro sopracitato all’Istituto Storico del Medioevo piazza dell’Orologio,4 06/68802075

Sala I 8B9: Pietro Egidi

Francesco Gabrieli Bari 1977

Colonia saracena pugliese e la sua fine

Casa editrice Laterza

Domenico Luggini

Memorie storiche della Regione Equicola detta Cicolano

Il libro ci è stato fornito dal signor Domenico Ricci

l’autore  Giuseppe Jannuzzo

Categoria: Agrigento RaccontaTag: girgenti

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