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Veduta di Agrigento Bernhard Fries ( 1825 - 1879 )
Veduta di Agrigento Bernhard Fries ( 1825 - 1879 )

La Voce Girgenti nell’Itinerario D’Italia di Giuseppe Vallardi, 1835

13 Febbraio 2018 //  by Elio Di Bella

In Itinerario  D’Italia Di  GIUSEPPE VALLARDI

MILANO, 1835

Dopo un ameno cammino si arriva ad Agrigentum, o Agragas, o GIRGENTI; è un effetto incantevole il trovarsi prima dell’alba sulla rupe Atenea, o di Minerva, e godervi la vista del levar del sole, che scopre quasi l’uno dopo l’altro i tanti templi della sottoposta pianura. Gli Edifizi più insigni di quelle maestose rovine erano i tempi di Giunone Lucina, della Concordia, di Giove Qlimpio.

Nella Cattedrale vedonsi tre antichi sarcofagi: quello che serve di fonte battesimale è il più rimarchevole. Girgenti ha varie chiese, biblioteca, e gabinetto di medaglie Etrusche, sicule, greche, romane. Raccolgonsi cristallizzazioni di Stronziana solfata, di barite, di calce-solfata. La città di Girgenti ha circa 15 mila anime, il suo molo fu costrutto da Carlo Borbone. Non si tralasci d’andare a Macalubbi 5 miglia dalla città, su un piano di mezzo miglia di circonferenza nel centro affondato, sorgono delle acque sulla cui superficie mostransi de globetti di petroleo.

Nelle grandi piogge, allagato il piano, ne emergono getti d’acqua e di fango, ove il lago disecca, i fenomeni sono simili all’Etna, e non di rado spaventevoli come nel 1777. Son certo questi i Torrenti di fango della Sicilia, di cui parla Platone nel Tedore. A Paterno, nel luogo detto Salinella, e presso Terranuova vicino a S. Maria di Niscemi, accadono simili fenomeni. Famosi eran quivi le mura della città, e le razze del cavalli decantate da Virgilio nell’Eneide, libro III.

DA GIRGENTI A TRAPANI.

Per chi esce da Girgenti la prima città che incontrasi è Siculiana di 5 mila abitanti. Quindi per la spiaggia detta Porcaria prima del fiume Majasoli o Macasoli si passa il Platani antico Halicus o Lycus, e si giunge a Sciacca di anime 11 mila. I Bagni di S. Calogero dette Thermae Seliuntinae, sono celebri: essi escono da ogni fenditura di questo monte, e sono vapori d’acque bollenti, e di solfo; un pezzo a fianco freme come vento tra tortuose cavità : l’Isola di Pantelleria rimpetto Sciacca, ha un monte che dà gli stessi fenomeni.

ISOLA FERDINANDEA ALLA SECCA DEL CORALLO TRA SCIACCA E LA PANTELLERIA PRESSO LA COSTA MERIDIONALE DELLA SICILIA.

Il fenomeno della improvvisa apparizione di un’isola, che tra il fragore e le fiamme di eruzioni vulcaniche si dilata e s’innalza minacciosamente a vista di chi sta mirandola dalle vicine spiagge e che in capo a pochi mesi si inabbissa di bel nuovo nel mare, non lasciando impronta di sè stessa, sembra dalla Natura prodotto a bella posta per chiamare la smarrita fantasia degli uomini alla considerazione delle vanità terrestri.

Preceduta da varie scosse di terremoto sentite a Sciacca al principio di luglio del 1831, tra quella città e l’isola Pantelleria al punto volgarmente detto la Secca del Corallo si mostrò una eruzione vulcanica sottomarina. Dapprima una colonna d’acqua, larga quanto un vascello e ravvolta nel fumo gettavasi all’altezza di cento palmi circa.

Si osservarono poscia e fiamme e prodotti vulcanici scagliati a due miglia nell’aria, e finalmente si venne a scoprire il  cratere di un vulcano, fatto alla consueta foggia di un cono tronco, che mostratosi alla superficie dell’acque andò innalzandosi a poco a poco sopra una base di due miglia e mezzo circa di circonferenza. E bentosto gli sorsero ai lati due montagne, una delle quali, posta a Levante, ergevasi più di dugento passi sul livello del mare. Vi fu chi ardi approdare alle spiagge dell’isola, che venne chiamata la Ferdinanda, o Ferdinandea.

A circa cinquanta passi d’altezza della montagna di Levante si trovò un piano ov’erano due laghi, l’uno di circa cento passi contenente un’acqua gialleggiante, l’altro di soli quaranta con un’acqua oscura e rossiccia, cinta da un orlo rosso. Tali acque bollivano continuamente e mandavano un denso fumo. Da una fessura verso mezzogiorno esciva pure un fumo nero e un gran puzzo di zolfo; e non lungi sgorgavano acque fumanti, che cadevano nel mare. La lava, di cui era formata l’isola, era di colore oscuro, tempestata di punti lucidi, assai compatta e pesante. Ma giunta appena questa nuova produzione vulcanica alla sua maggior mole, cominciò senza esitanza a decrescere; e scemando a poco a poco scomparì del tutto dalla superficie del mare ai primi di dicembre dell’anno istesso. Soltanto una colonna d’acqua bollente del diametro di circa trenta palmi, esalante un odore bituminoso e che s’innalzò poscia da 15 a 5o palmi sul livello del mare, rimase per segno della portentosa apparizione.

In Itinerario  D’Italia Di  GIUSEPPE VALLARDI

MILANO, 1835

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, girgenti

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