
CENNI APOLOGETICI DI RAFFAELLO POLITI INTORNO ALLE MEMORIE SULLE ANTICHITA’ AGRIGENTINE DI NICOLO’ PALMERI E LETTERA DI LIONARDO VIGO
GIRGENTI 1824 TIPOGRAFIA VINCENZO LI POMI
Le Memorie di Nicolò Palmeri ( che vado di lancio ad esaminare, non già per ispirito di rappresaglia, ma per non far altrui inciampare in errore) sono state dall’autore dedicate ai signori componenti la Commissione di Antichità ed Arti per la Sicilia .
Al cominciamento della sua prefazione, o dedica , dichiara queste sue Memorie mal concepite ma senz’ altri preamboli o interposizione di tempo, immediatamente, di mal concepite, le manifesta di utilità pubblica , per essere state , secondo lui, da che fu mondo letterario, i Monumenti d’Arte, le pregevolissime Antichità di Girgenti mal custodite , e quel ch’ è peggio mal descritte; cioè , mal custodite dalla nazione, mal descritte da Diodoro, Polibio, Fazello, Biscari, Haus, Ferrara, Rezzonico, Cokerell, Klenz, Hittorff, , e da cento e cent’ altri uomini illustri nelle Arti e nelle Lettere. Ma il sig. Palmeri non è stato mai uno scrittore di arti , intendente, od artista ciò poco monta, si può divenire in un momento ciò che non si è : appunto come in teatro, ad un semplice fischio, da un intrigato bosco trovansi gli spettatori in mezzo all’ Olimpo, ovvero tra i deliziosi Castelli in aria del Gozzi . Or sentiamo dunque attentamente, dall’alto della sua cattedra provvisoria, il nuovo redentore dei preziosi avanzi dell’antica Agrigento; non che il di lui leggiadro poeta Lionardo Vigo, che scrisse in prosa gli Ipogei di Girgenti .
Il sig. Palmeri dopo aver incensato, com’ è di moda, per altro meritamente i suoi dedicati, dà principio con il Tempio detto di Concordia e , dalla pagina 11 a 17 , tutto che abbiasi preso di mira la mia insignificante persona (che non l’offesi giammai , anzi lo regalai di tutte le mie operette appena me ne fece l’ inchiesta (1): ciò non ostante, tacendo ivi il mio nome, ed in tutt’ altri luoghi ove con me trovasi d’accordo, pappagallescaniente ripete, e come di suo marte, quanto io ne dissi nella mia Guida alle Antichità di Girgenti.
Passa in seguito agli avanzi del Tempio, detto di Giunone Lucina, e quivi fa marcare l’inesattezza delle misure da me fatte dare in generale dal Cicerone di piazza nella mia Guida, studiandosi provarlo per via di calcoli e rapporti tra il diametro della colonna, e lo intercolonnio, di cui io non diedi affatto misure, per la varietà dello stesso, vale a dire, più largo tra le colonne centrali, e gradatamente stringendosi verso le angolari, a causa di voler terminare l’ angolo del fregio con il salo triglifo, in vece della mezza metopa , come più sensatamente han praticato i moderni, costumanza rigorosamente osservata dai greci in tutti i lor tempj, e motivo per cui slargavansi le metope, di che non sa persuadersi il nostro critico, e crede tal varietà di metope non essersi d’alcuno marcata: certo che no da chi non è architetto o intendente dell’arte !
Le Guide, í Viaggi, non son fatti per i professori dell’ arte, ma per i semplici amatori, cui bastano per curiosare su’ rapporti e dimensione dell’ insieme, le misure in lunghezza e larghezza della pianta, e il diametro della colonna ; e queste stesse misure date all’ingrosso, che, se in una Guida di ciascun monumento darebbersi le dimensioni in dettaglio, diverrebbe un volumaccio si grosso, come le grandi opere di più volumi che dall’.estero entrano in Sicilia legati in unico, per farla in barba ai doganieri: e allora qual’ uso potrebbero farne i viaggiatori nel loro rapido corso ?
Continua il prelodato autore, con il Tempio di Ercole, ove, dic’egli, sorgono due colonne questa una di lui distrazione , giacchè ivi non sorge, che un solo frammento di un fusto di colonna, giacendo tutte le altre, supine fra quelle immense colossali rovine. Poscia si meraviglia nello aver io detto non potersi disegnar la pianta di quel tempio: mentre , soggiunge, con de’ mezzi e con qualche stento potrailos venirsi a capo di misurarla. Son persuaso anch’ io, che col mezzo di un pajo di centinaia onze si potrebbe sgombrare dagli enormi massi ,che ammonticchiati la nascondono, ma nello stato presente non può misurarsi che da un visionario . Sta bene dunque quanto io dissi su questa parte, ciò confermando , senz’ accorgersene, lo stesso querelante .
Progredendo, il signor Palmeri s’ inciampa di fronte nel gran Tempio di Giove Olimpico, ed ivi, voler principalmente fermarsi, e sul quale, oltre le ragioni ed i fatti chiarissimi da me addotti, spera produrre argomenti più gravi, sono queste le sue espressioni in una lettera a me diretta da Naro, nel 1827 . Da bravo signor Palmeri quando si è aperta una breccia non è difficile al Generale far penetrare nella fortezza i soldati a migliaja e dare il sacco : sentiamolo .
Pria d’ogn’altro sembragli stranissimo lo scollocamento dello stilobate, per effetto d’ imperizia, come io dissi, di colui che dal Governo a sgombrarne la pianta venne incaricato : e di tal guasto, asserisce, aver io accagionato il dottor Lopresti; ma qui autor delle memorie, smemoratissimo ai addimostra, dappoichè il Lopresti non fu mai incaricato dal Governo, nè nella mia Guida va nominato punto nè poco. In verità non so comprendere come il Palmeri mi abbia voluto incolpare di un delitto tutto suo che se ciò fece per dar loda al cennato dottore, certo poteva farlo in modo da non calunniarmi.
Se poi ciò praticò a sole fine di farmi dispetto difendendo di una immaginaria accusa quell’ uomo rispettabile, s’inganna a partito; e sappia il signor Palmeri , che io rispettai sempre il leggista signor Lopresti, e trovomi amicissimo de’ di lui degni figli. Però alla pagina 15, ce lo dà nuovamente per incaricato dal Governo, e tal carica gratuita mette in bocca al marchese Haus, senza che nell’ opuscolo di quell’ insigne letterato tal cosa mai si fosse detta; tutt’ altro significando assistere allo scavo come curioso o amatore, ed altro l’essere incaricato dal Governo ! Pur non di meno, rompendo ad un tratto ogni legge d’amicizia e di convenienza, scarica le traveggole al suo lodato Lopresti , per aver apprestato false misure al marchese Haus, sul Giove Olimpico in quistione
Proseguendo, senza un perchè, con poca officiosità mi regala di cece; ma ciò non basta , diguazzando l’ acqua nel mortajo , torna a dirmi quanto di già mi era stato detto dal marchese Haus, e a cui risposi tosto coi torchi (2) , cioè , che le tavole accompagnante la mia = Lettera al Ciantro Panitteri = misurate con il piede inglese, dimostran quei disegni carpiti ad alcun inglese architetto; e tuttochè questo evidente voler malignare, edenigrare la fama altrui, non meriterebbe risposta, ripeto, che un tal plagio avrebbesi potuto occultare con assai più facilità di quella con cui uno scrittore di Agraria, attaccando gli artisti, mettesi di botto a scrivere sulle arti , quasichè fosse lo stesso trattar la vanga e lo scalpello, l’aratro, ed il compasso.
Leggasi la mia Risposta al marchese Haus, e si saprà il perchè mi avvalsi del piede inglese e non del palmo siciliano; ma il signor Palmeri aveva avuta la cennata risposta, da me stesso, sin dal 1827 . Egli l’ha soppressa per dare una leccata al marchese, allora vivente, lusingandosi con ciò disporlo a favore delle sue Memorie; tuttochè non lasci di battere in varj punti quel dotto; sebbene non lo nomini, buccinando soltanto il mio nome, credendolo il muricciuolo da scavalcarsi facilmente :
…fragili quaerens illidere dentem
Offendet solido
Orazio Sat 1.
Anche su questo tempio, il signor Palmeri mette in contraddizione le misure date nella mia Lettera al Ciantro, con quelle date nella Guida; ma di già ho detto le misure della Guida esser misure generali, senza precisione alcuna, date pei semplici curiosi; non così quelle della cennata Lettera, date per gli artisti, quindi esattissime e dettagliate di membro in membro .
In quanto alla sorpresa e incredulità del signor Palmeri su come mai io, e il signor Cokerell, potemmo dar le misure dell’altezza della colonna, senz’ aver sott’occhio i pezzi tutti che la componeano; fo riflettere al nostro critico, che, per via di tale sorpresa ed incredulità , conferma egli stesso essere affatto ignaro dell’ arte, che ove ciò non fosse, avrebbe compreso a prima vista che, con il diametro inferiore della colonna, e col superiore, e un solo frammento de’ cunei che costruivano il fusto, prolungando la linea inclinata che forma la rastremazione, d’ambo i lati dell’ imo-scapo, e troncando le due linee convergenti al diametro del sommo-scapo, con la più gran facilità ed esattezza va ad ottenersi l’intero alzato della colonna.
Si persuada dunque il signor Palmeri, della di lui imperizia nell’arte, nelle risorse della geometria, nell’ industria del saper misurare i vecchi ruderi , e che i miei disegni, da lui tristemente calunniati, stan bene in gambe. Provata la poca conoscenza nell’arte, non val la pena spolmonarmi sulle difficoltà che incontra il già noto autore, sulle proporzioni di colonne, cornicione , pilastri, Cariatidi ed altro, con chi non è al caso di giudicarne .
Scappati, come egli stesso esprimesi, dalla girandola delle misure, con la testa ingarbugliata di calcoli e controcalcoli, sì, che in vece d’ un opuscolo archeologico può chiamarsi quel libricino un Calcolatore Generale di Pesi e Misure, il signor Palmeri, ci ragiona sulle Sculture de’ Portici, provando benissimo esser quelle ne’ Frontespizj e non già nello interno del tempio; ( come caparbiamente insistevano a sostenere Haus, e Lopresti, e della di cui ostinatezza il signor Palmerì non fa motto veruno, riserbandosi a me solo esternare la di lui affettuosissima urbanità) ed avendo io solennemente addimostrato tali sculture ne’ timpani de’ frontoni, e sostenutolo con luminosissime prove nel mio opuscolo = Ristabilimento del gran Tempio di Giove Olimpico =sin dal 1828, che è tanto a dire cinque anni prima delle Memorie del signor Palmeri, certo non dovea lo stesso in buona coscienza occultare su tale articolo il mio lavoro per compatir egli il primo, per rifriggere ciò che era fritto e rifritto, per non riempire il suo libro di morbosa pinguedine, per non mostrar di non voler pubblicamente confermare la mia salda opinione, per non comparir plagiario, in fine per non farci il regalo d’ una minestra riscaldata (3).
Finita questa diatriba, si scatena contro me, e contro il rinomato architetto signor Cokerell, per aver noi spinto nell’alto i Giganti e di essi formato un Ordine Cariatico su’ pilastri della cella e, senza prender fiato, lacera del pari il cavalier Klenz, dottissimo e famoso architetto di S. M. Bavara; ma più meco piatisce che, rigettata la mia prima opinione, abbia in seguito abbracciata quella de’ due architetti del cognome smozzicato, come il nostro autore li chiama per intempestiva leziosaggine.
Aggiunge , che , quel second’ordine gigantico ripugna alla convenienza, alla solidità, alla bellezza contrastare le fondatissime opinioni di due uomini sommi nell’architettura, guai sono un Cokerell ed un Klenz opinione prescelta e pubblicata ben’anco dal chiarissimo cavaliere Hittorff, architetto di S. M. Cristianissima …. sfidare nell’arte, tre Architetti luminari che fan decoro a tre grandi nazioni, inglese, bavara, e francese . . . . questo è un pò troppo per uno scrittore agricola !!!
Nojoso, e ridicolo per me sarebbe il ribattere tutto quanto da spratico mi disputa contro la situazione di que’ Giganti; e principalmente va declamando sulla superfluità di quelli attico Cariatico, ozioso, non necessario, e perciò sinonimo di mostruoso; mentre poco dopo , senza avvedersene: cade in lampante contraddizione col difendere le colonne incastrate; che assai più dell’ ordine cariatico formano il vero ozioso, superfluo, e il mostruoso dell’ arte; ma che a parer sito sono in vera funzione, e nate dalla necessità . In conferma del di lui assunto, rapporta un passo dal Milizia , in cui dice quel sommo Scrittore dell’Arte talvolta la necessità obbliga d’ incastrar le colonne. La necessità non ha legge, e non è scelta ».
È assurda la necessità che vuoi trovarvi il Palmeri: ma più assurdo, ed inonesto è il sopprimere la continuazione del testo, allorchè forma la conchiusione del precetto: eccola “ma il savio architetto deve prvenirla, evitarla, e non farla nascere, né andarvi incontro” (4). Or se secondo la sacrosanta massima fondamentale del Milizia, l’architetto del Giove Olimpico non è stato un architetto savio : qual’ è l’antitesi che gli corrisponde ? Un capriccioso, un bisbetico, un pazzo: Dio mi guardi non son’io che ardisco ingiuriare un artefice accovacciato sotto l’egida formidabile del sig. Palmeri è il testo da lui stesso chiamato in appoggio .
Più, dic’egli, che, troppo avanti sporgevan quei Giganti nella superior parte del loro corpo, per potersi reggere su’ piedi; senza passargli per mente lo strapiombo, e il meccanismo del campanile di Pisa, nè la grossezza della muraglia, unico masso col Gigante, e a cui la scultura è attaccata, con assai minore sporto della grossezza del muro; e che per via di quel leggiero strapiombo nella figura del Cariatide, volle lo scultore, a causa dello angusto punto di vista, evitare alquanto la rigidezza dello scorcio in quella sterminata altezza (6).
Dice inoltre, che, slanciati i Giganti colassù nell’alto, anzichè in uno stato di avvilimento, rimasti sarebbero come trionfanti in sull’ Olimpo: senza curarsi che le Cariatidi, a sostener tetto, seduti, in ginocchioni, o stanti sono state spesso impiegate in sull’ altura :
Come per sostener solajo o tetto ,
Per mensola talvolta una figura
Si vede giunger le ginocchia al petto,
La qual fa del non ver vera rancura
Nascere a chi la vede
Senza riflettere che con quel loro umiliante atteggiare , quasi legati alla parete, condannati a sostegni, da vilissimi schiavi spinti colà a far 1′ officio di colonne o di pilastri, ognuno di essi Giganti
Piangendo parsa dicer pìù non posso
siasi il peso un semplice regoletto, o un enorme corona, e gola dritta, fra due listelli , qual si vede nel mio disegno, mal capito dal signor Palmeri, ove non ha egli visto che la sola gola, o becco di civetta .
È uno sbaglio madornale del signor Palmeri, il pretendere un cornicione nella parte rialzata del tetto nello interno della Cella; ( e badi a non dire altra volta Cella o Cortile, se non vuole aver sorte comune col primo martire del cristianesimo (7) dappoichè, servendo la intavolatura, non solo per far conoscere la tessitura del tetto, ma principalmente per lo scolo delle acque, questo scolo non può verificarsi che nella sola parte pendente del tetto , e non già dove s’ innalza. In tal quistione però una nuova scoverta appalesa il nostro artistico osservatore, cioè, come quelle Cariatidi sono coronate di fiori, ad uso di vittime …. e noi sciocchissimi artisti abbiamo sempre veduto in quelle fronti, in vece di fiori , un patentìssimo doppio giro di capelli inanellati oh santissima arte di saper vedere.
Secondo il consueto, ci vuole anche qui convincere per via di calcoli; ma essendo questi tutti sbagliati per immaginaria ed erronea posizione, non meritano alcuna confutazione; e tanto più, che non vi ha certo persona da poter dubitare, che i sopra nominati architetti, con tanti altri non meno famosi, tutti di unanime parere nella collocazione dei Giganti, pria di stabilire e pubblicare. la lor congettura non abbian fatto calcoli un po’ più esatti del nostro critico.
Altra strepitosa novità ci annunzia nel non essere, secondo il suo modo di vedere nelle arti, compito il Gigante da me riunito e giacente sulla faccia del luogo: e più che noi avendo egli , come Michelangelo solea dire, le seste negli occhi, trova de’ pezzi mancanti tra la distanza del pube e la rotula, e dalla rotula al piede, e chiama in conferma il parere dell’ insigne professore di pittura signor Patania che, non è stato mai in Girgenti e non ha veduto il Gigante :
e qui, dimentico delle giuste lodi profuse ai Componenti la Commissione di Antichità ed Arti, gli dà tacitamente del balordo; mentre ognun sa, che quel Gigante fu da me riunito sotto gli occhi del tanto noto alle Lettere ed alle Arti signor Duca Serralfalco, e poscia esaminato dal ch. signor Principe Trabia, e dal bravo Scultore Villareale; cosicchè de’ Componenti tutti la prelodata Commissione, non resta ad osservarsi , che, dal solo signor Patania; a cui volentieri lo manderei pachettato per via dell’officio postale, se quel bestione non fosse di trenta palmi, e in conseguenza un pochino pesantuccio per una lettera.
Finalmente, il nostro critico, trova ragionevolissimo il progetto del signor Lopresti, intorno a situazione dei Giganti, che li vuole binati, in numero di quattro, ai due lati della porta del Tempio, posti per ornamento: ch’ è tanto a dire la mia prima congettura, e poscia da me stesso rigettata per le nuove scoverte da me fatte; poco importando se i miei tre bipartivano lo ingresso, e i quattro del Palmeri-in-Lopresti stimo in sentinella infra le erte, e, tuttocchè al Palmeri sia sfuggito di testa lo aver poco prima sostenuto che quei colossi sporgenti in fuori nella testa e nel petto non potean resistere a sorreggere una gola dritta, ora li fa stare a sostegno dello bestialissimo architrave ! amen ! stieno pur sulla porta …ebbene signor Palmeri ?
Voi non ne avete impiegati che soli quattro? Cosa avete fatto degli altri sei? Voi già avete visto co’ vostri occhi, e sapete benissimo che a fianco del Gigante riunito, si trovano i pezzi staccati di altri nove Giganti ! Voi ne avete allogati quattro: ebbene , ripeto, cosa faremo degli altri sei, senza contar quelli che stanno sotterra ? Ce li mangeremo arrostiti? o volete condannarli all’ostracismo ? Bene ! Risponderemo più estesamente a questo articolo, tostocchè con nuove vostre Memorie, salverete l’onore ed il decoro di questi sei galantuomini, e data ad essi una comoda, ed agiata collocazione; e soprattutto non iscompagnate i vostri scritti da’ corrispondenti disegni, senza i quali è difficilissimo comprendere i vostri slanci di fantasia, e le vostre nuove o vecchie congetture .
A senno del nostro Autore, il pensamento del signor Lopresti non è un ghiribizzo, ma poggia tutto sulle parole di Fazello: pars tamen ejus tribus gigantibus etc. Qui pare a me, che dalle traveggole donate al signor Lopresti se ne sia ingoiosito il donatore; mentre Fazello ha parlato di tre Giganti, e non di quattro quanti ne ha collocati il signor Lopresti : temo Athlante etc., e. non provvisti di traveggole, ma orbi affatto bisognavano essere Fazello ed il poeta latino, per non conoscere una porta, mancante nella decorazione, di mezzo stipite per alto, e l’ altro tutto intero, co’ suoi due Giganti, e col sopracciglio sulla testa, altrimenti il poeta, ed il Fazello non potean cantarci
“ Ch’ eran di quella mole alto sostegno”.
ma Fazello non vidde : vidde però il poeta e non parlò di porta
Ciò detto, 1′ autore ritorna, ad impastojarci con la sua interminabile contabilità sul modo, di reggersi lo smisurato sopracciglio, e quella contabilita” arricchisce di vitruviane erudizioni, di varie pratiche nell’arte di fabbricare, ci dà un arco occulto sul sopracciglio della porta, e un architrave a cunei; maniera di costruire tutta de’ moderni, punto non conosciuta, o messa in uso dagli antichi greci .
Fa in seguito 1′ apologia alle colonne incastrate, di cui si è parlato più sopra, ai pilastri isolati, mi rimprovera di avere accenciate su’ precetti di Milizia: e qui con evidente scimieria , va nuovamente ripetendomi quanto dimmi il marchese Haus, ed a cui controrisposi (8), come ho già detto, e va predicandomi la crociata per aver quel tempio dichiarato brutto nella decorazione architettonica ,
“mancante di solidità, e va spampanandomi nozioni teoretiche e pratiche per fare il brutto diventar bellissimo; senza rammentarsi di avermi egli stesso cantato la stessa canzone in una lettera scrittami a 28 Settembre 1827 da Naro . . .
“Ho in animo di scrivere qualche cenno sulle Antichità Agrigentine, e fra queste il Tempio di Giove Olimpico, come il più maestoso, MA SIA i DETTO TRA NOI , NON IL PIÙ BELLO, formerà il soggetto principale del mio lavoro, in cui oltre le ragioni ed i fatti chiarissimi da Lei addotti; spero produrre argomenti forse più gravi per far conoscere quanto sono stati babbuini(cioè Haus, e Lopresti) coloro che hanno creduto che i basso-rilievi doveano essere nell’ interno” e non nel frontespizio.
Ma per iscrivere cose, e non fanfaluche come tanti altri, mi abbisogna opuscolo Suo di cui fa Ella mensione nella Guida = Cenni sui Giganti in Giova Olimpico = ch’ Ella non comprese fra gli altri Suoi pregevolissimi opuscoli, che si compiacque donarmi . Perdoni, di i grazia, la mia sfrontataggine; ma la prego a sovvenirsi che mi muove a pregarla il desiderio di far meglio conoscere tal monumento delle a arti siciliane, E I TALENTI DI LEI CHE TANTO HA FATICATO PER ILLUSTRARLO”
Che ne dici Lettore carissimo? Potevi mai aspettarti in seguito tante villanie a mio carico ? questo un fare da galantuomo ? da letterato ? da uomo d’ ohore? …. ma passiamo avanti.
Sorprendente, e tutto nuovo è per me , parlando egli del Tempio di Vulcano, il sentirmi dire, che i pianuzzi in fra le scanalature nel fusto delle colonne indicano tute altro ordine che il dorico ! –
Svolgiamo il reverendo vecchio (9) Capitolo III. — Delle Colonne — Le strie, o siano canali delle Colonne, vedi tavola XI. figura 3. Che hanno da essere ventiquattro . La grossezza a de’ pianuzzi ha da essere ec… Esaminiamo la corrispondente tavola XI figura 3 che con tanta accuratezza ci da il marchese Galiani : eccola ! È un, ordine dorico con la Colonna scanalata e co’ pianuzzi .:….Oh mio veneratissimo signor Palmeri da Termini !!
Sennatamente il nostro Scrittore non sa trovar buone ragioni ed argomenti sicuri per creder Sepolcro di un Cavallo la così detta Tomba di Terone ma chi mai ha sognato sinora darla con assaveranza per una tomba di cavallo ? Si è sempre detta tale, ma come vaga congettura ! e forse per far riflettere che assai più sontuoso doveva essere il monumento di Terone: e per far conoscere come era costume degli agrigentini innalzar delle tombe ai cavalli, ai cani, agli uccelli che stimavano; anzichè per sostenere quello un sepolcro di cavallo lo asserir poi , che sia quella un’ opera edificata nella decadenza dell’ arte, nel principio dell’ Architettura gotica, è uno sproposito badiale ! quella fabbrica dimostra invece, per chi ha occhi, il cominciamento dell’ordine jonico, a cui non erasi ancora assegnata la corrispondente intavolatura
Spregia in seguito il Tempietto nominato la Cappella di Falaride, e lo sentenzia opera romana ! che rispondere a ciò ? sennon che sono stati tanti scimuniti i più celebri architetti che 1’hanno accuratamente disegnato, e misuratone esattamente le arcigrechissime sue modanature! Per altro niun male produce 1’anatema del signor Palmeri a quello edificio; ma non così de’ goti che ne guastarono lo interno, e la porta: e forse furon’ essi che vi tolsero le colonne di fronte !
Ci ammaestra in seguito, come la porzione di cornicione corintio, circolare, in marmo bianco, nella villa Panitteri , sia opera romana; come se ciò non avess’ io pubblicato nella mia Guida !
S’ imbatte poscia nel Sarcofago, e ci fa noto come al tempo di Fazello non erasi rinvenuto; cosa da me pubblicata sin dall’anno 1822 (10). Che due lati di esso mancano di pulitura ; come da me fu detto (11) , e nella illustrazione al Sarcofago, e nella Guida (12). Accagiona di non pochi difetti quell’ opera classica, come di errori di prospettiva : ove non ce n’ è ! di monotonia di attitudine ; ove le figure s0n tutte variamente atteggiate ! Declama sulla esposizione dello stesso; come se non fosse stato bastevole quant’ io ne dissi nella Illustrazione, e nella Guida (13) ! E più sullo scandalo di quel pagano monumento convertito in fonte battesimale, per cui tanto ho io schiamazzato (14) .
Declama del pari sull’ altro Sarcofago di scalpello romano , nascosto entro del greco, quant’ io ne declamai ( 15) . Su’ guasti moderni fatti alla Cattedrale: cose di già fritte e rifritte da me (16) e d’ altri; notisi bene che in tutto quanto ha sfiorato dalle mie operette, ed ha riprovato di accordo, 1′ autore delle Memorie ha conservato sempre il più costante silenzio sul mio nome ed è forse questo quel DESIDERO DI FAR MEGLIO CONOSCERE I TALENTI DI LEI , E I SUOI PREGEVOLISSIMI OPUSCOLI ? . avanti .
Forse per errore dello stampatore, lo che non puot’ essere , ripestandoci che le colonne di quel tempio cristiano eran gotiche da principio, dice , che alle gotiche venner sostituite le poligone, quandochè le gotiche e le prime son le poligone, cui i moderni deformarono mondandole con calce, e lasciando il poligono inscritto al cerchio ; com’ io il primo chiaramente esposi nella Guida (17) .
Elogia il quadro di Guido; come se io, più a dritto di lui , non lo avessi sommamente elogiato; e dietro aver letto nella mia Guida la da me marcata scorrezion di disegno in una mano della Beatissima Vergine: ciò che ai soli artisti è dato giudicare: se ne fa lui dormo; qui, come altrove, scrupolosamente tacendo il mio nome e le mie operette (18); e parlando del Vaso nello archivio del Duomo, ripete quanto io ne dissi e nella Guida , ed in altro mio posteriore opuscolo contenente le osservazioni critiche di quel Vaso (19).
Finalmente, il signor Palmeri, liberandoci di ulteriore, nojosissimo esame , dà fine alle sue Memorie con un’ apostrofe poetica istorica sulle vicende d’ Agrigento , sugli uomini celebri, sulla di lei popolazione, sul lusso, stilli; coltura ed opulenza: meno comica, ma più ricca, e più erudita che non è la mia nella Guida (20) ; ma io non giudico che sulle Arti , su’ Monumenti : e su’ Monumenti , e sulle Arti ho sempre scritto ; sul resto per incidenza,
e di volo ; a gli archeologi di Europa, dice il ch. “Canonico de Jorio (21) , non chiedono da noi, che, monumenti , fatti , giuste osservazioni artistiche, e nuove scoverte. Dell’erudito amano essi occuparsene personalmente. Nelle loro regioni mancano tanto in monumenti , quanto son ricchi in opere archeologiche; tutto l’ opposto accade nelle nostre contrade” .
È in difesa delle Arti che ho dettato queste pagine, e non per vendicarmi del signor Palmeri. Ho scritto per non lasciar correre errori gravi, che il mio Lettore ha palpati, errori pericolosi agli studenti delle Arti, al decoro della patria; e giù facendo posa al mio dire, avverto, ripeto , e raccomando al signor Palmeri , di studiare , riflettere ,
e ponderar ben bene la inappellabile sentenza di Winckelmann , “pria che altra volta si accinga a correr lancia = alla vasta conoscenza dell’ Antiquaria sono indispensabili i principi della Pittura, Scultura , ed Architettura ; e pria che discorrere sulle Arti bisogna in certo modo conoscerne anche la parte pratica e la meccanica” .
- B. Scrivendo di fretta, ho notato e difeso tutti gli erroruzzi incolpatemi dal signor Palmeri, e: vedi distrazione scandalosa ! ho lasciato indifeso l’unico errore massiccio su cui si sguinzagliano il Palmeri, ed il Vigo, che cuoprirebbemi di vergogna .
“Se il vel restasse del fata! Segreto” .
E questo mio grave fallo si è , nello aver negato gli Avanzi del Tempio di Giove Atabiri sulla Rupe Atenea. Avanzi veduti ed esaminati dal Palmeri e dal Vigo, che con tanta grazia me li schizza sul muso in sul finire del suo tenebroso cammino , temprando
“Con le galliche grazie il sermon nostro” ,
Quel Vigo, che, nella sua preoccupata statistica ha trovato gli errori di noi poveri nazionali, con quei degli esteri stare come uno a cento ! Che può, volendo, empir volumi : misericordia! co’ granchi presi dagli autori di Guide e Viaggi ! Che invoca Voltaire sul Krapac…ma buon per lui
che vuol’ essere aidè par les yeux e par les mains des autres, unico mezzo di fargli cadere dagli occhi le scaglie, che gli fan la vista più corta a’ una spanna: Ma ecco Giove istesso , più pietoso dei miei flagellanti, accorrendo in mio ajuto, ed irritato nel vedersi rinculato sul vertice di un precipizio; non senza aver pria alteramente chinato le ciglia, e scossa la divina testa sì, che le chiome
» Ondeggiare , e tremonne il vasto Olimpo
a confusione de’ miei detrattori, tuonando, spicca dall’ alto il seguente, pubblico , inattaccabile documento, che io con tutta devozione rassegno ai miei prelodati critici.
Copia conforme estratta dall’ Intendenza di Girgenti
Girgenti 25 Aprile i833. Signor Intendente
Con di lei venerato officio de’ 25 Aprile spirante, 1.0 Officio, mi dà 1’onore occuparmi a visitare la Rupe Atenea, volgarmente chiamata delle Forche, all’ oggetto di rilevare se, sulla vetta della stessa vi esistono vestigi di un antico tempio, come dicesi dedicato a Giove Atabiri .
In esecuzione di tal di Lei ordine, mi son conferito sulla vetta dell’ indicata Rupe Atenea, ed avendo fatto le più minute ricerche, non ho potuto affatto rinvenire vestigio alcuno di tempio; anzi soggiungo che, sulle roccaglie della rupe anzidetta, non ho potuto rinvenire un locale, ove avesser potuto gli antichi fabbricarvi un tempio, non che un’edicola, giacchè è un campo scosceso d’ogni lato, e la parte superiore di viva rupe con poca terra, la di cui parte piana che vi esiste non arriva alla larghezza di palmi 6o circa: non contento di questa osservazione ho voluto frugare tutte le siepi e muracche di pietra in que’ contorni, all’ oggetto di rinvenirvi qualche membro di architettura , che potesse indicare appartenere a tempio, come sarebbero triglifi, capitelli, pezzi di colonna scanalata o liscia; m’ altro non ho trovato che pietre piccole ed informi, appartenenti forse a piccoli abituri; solamente nel ristretto pianosulla sommità della rupe anzidetta ho ravvisato pochi pezzi squadrati , lunghi palmi quattro e mezzo, situati in modo , che a mio credere, furono una volta colà impiegati per un qualche sepolcro, a somiglianza di que’ da me veduti ne’ sepolcri di Selinunte e di Minoa Ch’ è quanto posso riferire sull’assunto, in-ubbidienza de’ di Lei superiori ordini.
L’ Architetto Provinciale Saverio Bentivegna
Note
- 1)In testimonianza di quanto ho detto, e per conoscere il Lettore come il Palmeri ingratamente ha corrisposto, ecco alcuni frammenti di una sua lettera a me diretta a 28 Settembre t 8a7 , data in Naro .
a Sig. D. Raffaello Politi gentilissimo Le tante cortesie compartitemi durante il mio soggiorno in codesta, a mi stringono a profittare del primo ordinario che si a presenta per mostrarlene la più viva riconoscenza… Mi fa bisogno l’ opuscolo suo di a cui fa Ella menzione nella Guida Cenni. su’ Giganti a ch’ Ella non comprese fra gli altri suoi pregevolissimi opuscoli, che si compiacque donarmi a
In altra pagina si riporterà il seguito di questa lettera,
- 2)Difesa di Raffaello Politi alla critica risposta del Marchese Haus Siracusa 1820. pag. 10.
- 3) Il signor Palmeri avea letto sin dal 1827 l’ autografo, pria di pubblicarsi; cioè , sei anni avanti le sue Memorie ! infatti ecco un frammento d’una sua lettera a me diretta
Naro, 5. Ottobre 1827 . . . . altronde nel percorrere in casa sua il manoscritto, lessi tutto ciò che riguarda gli alti rilievi .
- 4) Principi di Architettura vol. I. pag. 43. ediz. di Bassano 1735.
- 5) Per meglio comprendere quanto da me si espone invito il Lettore, ad osservare lo esatto modello in pietra , da me fatto eseguire, e presso me esistente.
- 6) Leggasi Politi Sul Ristabilimento del Gran Tempio di Giove Olimpico in Girgenti Venezia 1828, pag. 33.
- 7) Risposta al Marchese Haus
- 8) Vitruvio, tradotto e commentato dal marchese Galiani . Seconda edizione di Siena e Napoli 1790
- 9) Illustrazione al Sarcofago Agrigentino . Palermo, 1822. pag. 6.
- 10) cit, pag. 20.
- 11) Guida alle Antichità di Agrigento, pag. 71.
- 12) Illustrazione al Sarcofago pag. 21, e Guida pag.7
- 13) Guida ec. pag. 67.
Ben cento altri, e prima, e dopo di me han su quell’ uso, e sullo scandalo gridato; ed ultimamente Giuseppe Marco Calvino , di felice ricordanza ! in un suo ed Capitolo.
“Quel marmo ! ( scusi il Reverendo Clero )
Per il sacra profanis non miscere.
Dovrebb’essere alquanto più severo.
Or chi sa che razza di mestiere
fa quella vecchia a quel menar Ippolito.
Il Sarcofago in Chiesa or vedere ! ! ! .
E siasi anche una vasca di crisolito…
A longe … se non altro il grave scandalo,
A cui si espone il giovinetto accolito.
Se a voi , reverendissimi , comandalo
a Costume e Religion , 1′ arte vi accusa
Di un certo non so che di goto , e vandalo
Torno poi Ciotta nostro a far la scusa,
Che zelo , e amor di patria, e l’ onor vostroFan
che di tanta confidenza abusa .
Quel Ciotta è il nome del Cicerone di Piazza nella mia Guida , pella quale fu scritto il Capitolo tuttora inedito . Però declamazioni, versi , prosa: tatto è perduto ! Quel Vescovo tanto degno, quel Canonici tante rispettabili, son sordi a tutti i pungoli archeologici ed artistici !
- 14) Guida ec. pag. 64.,
- 15) Guida ec. pag. 72.
- 17) cit. pag. 64
- 18) Idem pag. 66.
- 19) pag. 76 e, Osservazioni Critiche sul Vaso esistente in Girgenti nello archivio del Duomo, già illustrato dal Paciaudi, Pancrazio, Rezzonico, cc. Venez. 1828.
- 20) Guida delle Antichità di Girgenti pag. 45.
- 21) Sul Ristabilimento del Gran Tempio di Giove Olimpico . pag. 49.