Il peggiore massacro di tutti i tempi fu provocato dalla rivolta e guerra civile di An Lushan che, scoppiata in Cina sotto la dinastia Tang, duro otto anni e, secondo i censimenti, comportò la perdita di 36 milioni di persone, civili compresi: due terzi dei sudditi dell’impero, un sesto della popolazione mondiale del tempo
Il numero di vittime della rivolta di An Lushan, osserva lo storico Mattew Withe (in Il Libro nero dell’umanità, edizioni Ponte alle Grazie) , è controverso. Alcuni storici lo attribuiscono ad una migrazione o a problemi di censimento; altri lo ritengono credibile; la sussistenza dei contadini, sostengono, era estremamente vulnerabile alla devastazione delle infrastrutture per l’irrigazione. White calcola che le vittime siano state 13 milioni.
An Lushan nacque nel 703 in Sogdiana (l’odierno Uzbekistan), nella regione di Bukhara, da un guerriero turco e da una donna sogdiana di nobili natali che si diceva esercitasse la funzione di sciamana. Divenuto soldato scalò rapidamente i vertici della gerarchia militare, divenendo luogotenente del governatore. Ma cadde in disgrazia quando dovette affrontare una nuova rivolta dei Kitai e degli Hsi del Tibet e fu sconfitto in uno scontro in cui perse molti uomini.
Venne graziato e fu solo destituito dal comando. Una battuta d’arresto che non durò molto perche presto potè quindi riprendere il corso della sua carriera e diventare nel 742 governatore militare del distretto periferico di P’ing-lu e poi venne nominato governatore militare del più importante distretto di Fanyang e tra il 750 e il 751 si vide assegnare anche le province di Ho-pei e Ho-tung, lungo la Grande Muraglia.L’intera frontiera nordorientale della Cina era sotto la sua autorità. Dopo alterne vicende con svariati successi e insuccesi militari.
Nel 755 l’imperatore finì per convincersi di avere in An Lu-shan un potenziale antagonista, e lo chiamò a corte; ma An Lu-shan rifiutò l’invito. Comprese di essere particolarmente inviso soprattutto dal An Lushan temette di essere deposto dal nuovo consigliere Yang Guozhong. Dichiarò di avere ricevuto ordini imperiali per l’arresto del bandito Yang Guozhong e nel 755 marciò con un esercito di 150.000 uomini sulla città di Luoyang prevenendo così la mobilitazione delle truppe imperiali.

Presa Luoyang senza che opponesse resistenza, An Lushan controllava adesso tutta la Cina settentrionale, tranne la zona della capitale imperiale Chang’an difesa dalle truppe del generale Geshu Han che ordinò di attaccare l’esercito di An Lushan a Luoyang. Ma le truppe imperiali vennero sconfitte e lo stesso imperatore Xuan Zong dovette abbandonare la capitale.
Poiché il Gran Consigliere Yang Guozhong fu ucciso dalla sua scorta, fu il principe ereditario (che assunse il titolo di imperatore con il nome di Su Zong) a continuare la lotta contro An Lushan. Ma nel 757 An Lushan moriva oer mano di suo figlio An Qingxu che si proclamò imperatore. Contro di lui insorsero gli uomini che erano stati fedeli a suo padre, i quali proclamarono loro capo Shi Siming. L’imperatore Su Zong approfittando della lotta tra le due fazioni riconquistava la capitale Chang’an e la città di Luoyang. Nel 758 Shi Siming si sottomise a Su Zong. La rivolta si riaccese nel 759 e Shi Siming riconquistava Luoyang.
Due anni dopo però veniva assassinato da suo figlio Shi Chaoyi e nel 762 le truppe imperiali riprendevano Luoyang. Nello stesso anno a Su Zong succedeva il nuovo imperatore Dai Zong che avrebbe regnato fino al 779. Durante la sua reggenza assicurò il perdono per tutti i ribelli che si fossero sottomessi all’impero Tang, con eccezione dei membri delle famiglie di An Lushan e di Shi Siming.
An-LushanUno dopo l’altro i capi della rivolta si arresero tranne Shi Chaoyi, il figlio e assassino di Shi Siming, che si suicidò nel 763 concludendo così la ribellione che però aveva indebolito la dinastia Tang che verrà spazzata via poco dopo dlle truppe tibetane del sovrano Trhisong Detsen che entrarono nella capitale cinese di Chang’an e la saccheggiarono.
La ribellione, e secondo alcuni storici anche la carestia di quegli anni, provocarono la morte di 36 milioni di persone, quasi quante le vittime della seconda guerra mondiale.
Elio Di Bella