La florida attività del molo di Girgenti, nel corso del medioevo, era legata soprattutto al mercato del sale, ma dal XV secolo il piccolo scalo divenne il centro di smistamento di tutta la produzione cerealicola della zona e così nel 1549 il sovrano Carlo V vi fece erigere una torre difensiva, su disegno del Ferramolino.
Il fortino, a pianta quadrata, è posto in primo piano nelle rappresentazioni cinque-seicentesche, le quali mostrano anche il rapporto tra la Marina di Girgenti e la città fondata dai greci, arroccata sulla collina, che il Merelli non casualmente distingue pure nel titolo.
Durante il regno di Carlo di Borbone si decise di migliorare la modesta struttura dell’approdo, costituita dalle due brevi banchine della Foriera e del Carricatore visibili in una pianta del 1720, insieme con i magazzini del grano.
Nel 1743 fu quindi approntato il progetto di un faro da collocarsi sulla torre del caricatore, e nel 1749 quello di un nuovo molo a tre bracci, lungo circa 400 metri, su disegno di Ottavio Martinenghi.
Grazie all’iniziativa del vescovo Lorenzo Gioeni, i lavori iniziarono in quello stesso anno con la direzione dell’ingegnere napoletano Salvatore Salvaza, per essere completati nel 1763. Entro tale data va anche datato l’anonimo Plano conservato all’Archivio di Stato di Napoli (figura1) , dove la doppia colorazione del molo, con la parte più interna campita in rosa e quella più esterna in giallo, esprime verosimilmente lo stato di avanzamento delle opere.

Del 1768 è invece la pianta con il rilevamento della profondità dei fondali ad opera di Andrea Pigonati, in cui la nuova banchina appare definitivamente compiuta187. Sostanzialmente simile a quella del Pigonati, e delineata con altrettanta precisione, è pure la pianta ‘palatina’ di Camillo Manganaro (fig. 2), dove ancora non appare l’addensamento edilizio della futura borgata denominata nel 1853 ‘Molo di Girgenti’ e poi Porto Empedocle.

Fonte: Raffaele Ruggiero, Città d’Europa e cultura urbanistica nel Mezzogiorno borbonico, edito da Università federico II di napoli, 2018