dalla straordinaria storia di un illustre nobile agrigentino rapito e poi liberato dai turchi nasce la leggenda della costruzione della chiesa di santa lucia ad agrigento
Un’antica tradizione agrigentina che si tramanda fino ai nostri giorni ci racconta che verso l’anno 1550, tempo in cui i Turchi rapivano i cristiani di allora per condurli in Berberia, fu anche rapito Luigi Portuleva da Girgenti, uomo di molte ricchezze, assai rispettato dalla sua cittadinanza (…). Ond’è che era chiamato il Magnifico.
Era egli molto devoto alla Madonna ed ogni anno nel tempo di Natale, secondo le pie consuetudini tutt’ora vigenti nel nostro popolo era solito solennizzare la novena ad una immagine di Maria, che era posta in una cappelletta, volgarmente detta figuredda, edificata sopra quella porta di città (ove oggi trovasi l’attuale Chiesa di Santa Maria de la Porta) che prende nome di Santa Lucia.
In una notte di quell’anno, nell’avvicinarsi del tempo della novena di Natale, il Magnifico Luigi Portuleva, avvinto da catene, si ricorda con tenerezza di animo dei giorni felici della novena da lui solennizzata con singolare fervore ed entusiasmo alla sua prediletta immagine di Maria e gemendo rivolge le sue preghiere alla Madonna, per essere liberato dai ceppi, a cui l’avevano legato(…).
Tutta la popolazione agrigentina pregava per la sua liberazione.
Un giorno il Portuleva venne trovato sulla spiaggia di San Leone, legato ad una catena. Si grida al miracolo.
Il popolo porta Portuleva in trionfo.
Poi l’illustre agrigentino ottenne che la porta della città, detta dei saccalora, ove era la cappelletta con la sacra immagine, venisse chiusa e vi fabbricò la Chiesa di Santa Maria de la Porta, detta poi Santa Maria Porto Salvo, detta poi Santa Lucia. Era stata distrutta la Chiesa rurale di San Leonardo, ove aveva culto S. Lucia. La statua della Santa era stata portata nella Chiesa.
Fondò una confraternita sotto il titolo di S. Maria de la Porta. C’è una catena che si dice fosse quella con cui fu legato Portuleva.
C’è un dipinto con Portuleva in ginocchio in atto di pregare nella spiaggia di San Leone e il popolo agrigentino che gli va incontro.
Portuleva morì verso l’anno 1565 con testamento del primo novembre del 1562 e del 27 agosto 1564 presso il notaio Montefreddo.
(LE NOTIZIE SONO STATE TRATTE DALL’ARTICOLO DELL’ARCIPRETE SALVATORE SAJEVA IN “LA SICILIANA” ANNO VII, N.2, FEB.1924, SIRACUSA, PP.22-24.)