Calogero Ravenna, L’Immacolata, Agrigento 1939
All’ottu Maria, e li tridici Lucia; a li vinticincu, lu veru Missia
Il mese di dicembre si apre con la festa dell’Immacolata concezione, la vergine madre concepita senza peccato, tutta profumo di virtù, tutta luce di bontà.
Maria, la pura regina dei cieli, viene a ricevere gli ultimi fiori del morente autunno, e i suoi altari si adornano come negli splendidi giorni del maggio odoroso.
In ogni città, in ogni borgata, nei tempii superbi nelle umili chiesette di campagna, discende, come un alito di speranza, il sorriso materno della Santissima vergine.
Nel popolo è viva la devozione dell’Immacolata. Non c’è chiesa che non abbia un quadro, una statua, venerata dai devoti.
La festa dell’Immacolata è preceduta da 12 sabati, per ricordare i dodici privilegi che Maria ebbe da Dio. Il diadema di 12 stelle (stillaria), che circonfonde il capo della Vergine, ha lo stesso significato.
Per i quartieri della città l’arviceddi, guidati per mano, fin dalle dalle prime ore del mattino, vanno di porta in porta, e cantano ‘i parti di la Madonna, accompagnandosi con loro vecchio, violino. I suonatori, ogni giorno cambiano ‘ a parti. Con questo componimento essi tessono le lodi dell’immacolata dalla Nascita all’Annunciazione, dalla Visitazione al Tempio all’incoronazione a Regina degli Angeli e dei Santi.
Ne riportiamo alcune strofe:
Ddiu apposta l’ha criata
La purissima Maria,
Pri nuautri piccatura,
E fu matri d’u Missia.
Casta, pura ed ilibbata,
Maria Cuncetta ’Mmaculata.
Ddoppu Ddìu l’ha criata.
Prima la vitti Sant’ Elia,
Ch’era bellu splinduri
Di la purissima Maria.
Supra ‘va nuvula furmata
Maria Cuncetta ’Mmaculata.
Durante l’Ottavario (1) la bella e vasta chiesa di san di S. Francesco di Assisi, nelle vicinanze del Corso, è affollata di popolo, svegliato all’alba dalla musica che gira per le vie, per ascoltarvi la Messa fra i canti gioiosi alla Madonna. Per le strade ancora buie, è un brulichio di persone, che affluiscono in chiesa da ogni parte.
U muffulittaru (venditore di focacce) grida so roba: — Muffuletta cu a ricotta caudi caudi !…
Nn’u muffulittaru è un lieto andirivieni di persone, che vanno a mangiare u muffulettu cunsatu cu’ ’a ricotta, cascavaddu e frittuli o cu’ i frittuli, cascavaddu e meusa.
La chiesa è apparata (addobbata sontuosamente) . La vigilia della festa, il simulacro dell’ Immacolata si solleva sul trono eretto sopra l’ altare maggiore on grande solennità. Quando la Madonna, circonfusa in un nimbo sfolgorante di luce, appare, a poco a poco, in alto, prelevata dolcemente dagli argani, tutto un popolo, erompe in un grido entusiastico: – Viva l’Immacolata, viva!… – Tra il suono festoso delle campane e lo sparo di bummi, maschetta, cicchiciacchi. Tutto un allegro frastuono che ci rallegra e commuove a un tempo.
L’otto dicembre, alla messa pontificale, intervengono tutte le autorità cittadine. Il Senato della città, con il gonfalone, seguito dal mazziere e scortato dal corpo delle guardie pompieri in alta uniforme, porta alla Madonna l’offerta votiva annuale di lire 1000 in argento (2).
La processione molto interessante. Vi interviene tutto il popolo con gli abiti di festa; le donne cu’ li vesti di sita e ‘i cosi d’oru (collane, braccialetti, anelli, orecchini, spille, eccetera).
Nella chiesa di la Bata ranni (Badia grande), le monache offrono per, per tradizione, alla Madonna un mazzo di fiori freschi.
Il mazzetto il diadema hanno ispirato l’oscuro poeta del popolo, così da fargli esclamare con appassionato lirismo:
Ch’è beddu ‘stu mazzettu
Ca Maroa teni impettu
Ca ‘mparadisu sta.
Ch’è beddu ‘stu stillariu !
Li stiddi a tornu a tornu
Quannu veni lu so Jornu,
Chi festa cci sarà
I ciaramiddara (suonatori di cornamusa) suonano festosamente. Per l’aria è una dolce cara musica di ciaramelle, un tinnire di circhetta (cerchietti) di azzarini (acciarini).
La processione attraversando la salita Cognata e la via San Girolamo, s’avvia a Catadrali (cattedrale), dove il simulacro dell’Immacolata arriva verso sera, ricevuto ‘a porta ranni (ingresso centrale) dal consesso capitolare. Sacerdoti e fedeli innalzano alla Tutta pura ‘a litania.
- Zza Grazzii, scinni a Madonna ?
- Comu vo’ ca scinni, Pippinè ? Unn’u vidi chi tempu niuru ?
- Vitti a musica vistuta, e ‘ntisi campaniari ‘a ‘Mmaculata
- Chiamanu i fratelli. Cuetati ‘a testa, e va sarvati ‘a vesta di sita ca ‘un nesci ‘a Madonna, ‘Un vidi ca chiovi ?!
Quando l’Immacolata è in cattedrale le popolane invocano il tempo cattivo perché desiderano che vi stesse ancora: Nna vulemu godiri a Madunnuzza. Ddoppu i tri Re si nni parla !
Spesso si verifica il caso che, per cattivo tempo o perché periodo di feste natalizie, l’Immacolata rientra nella propria chiesa dopo l’Epifania.
Nel popolo è fiorita una cara gentile leggenda. Quando simulacro rientra nella propria chiesa, allo scadere dell’ottava, le popolane dicono che la Madonna ‘un potti cusiri i cammiseddi pi ‘u Bammineddu Gesù.
Se la Madonna esce, ed è una radiosa splendida giornata di sole, allora al nostro sguardo si offre una sublime visione di paradiso.
Quando simulacro dell’Immacolata, preceduto da un largo stuolo di canonici e di sacerdoti, appare ‘a porta anni in una gloria di sole, il diadema e gli ori di cui è adorno, hanno tali vividi splendori, che ci rapiscono in una estasi sublime. E in quel divino rapimento, l’allegro e festoso scampanellare e il dolce caro suono delle ciaramelle, ci fanno intravedere un purissimo lembo di cielo e in quello l’apoteosi della vergine Santissima coronata di gloria per la sua grande e infinita bontà.
A proposito della bellezza di questa Madonna, che il popolo chiama Baggiana (molto bella) vogliamo ricordare una soave leggenda che sentimmo raccontare da una pia vecchietta:

note
- Ab immemorabili l’ottavario, com’era uso in tutte le chiese francescane, si celebra di notte nelle ore mattutine, con concorso di numeroso popolo.
- Sin dalla cessazione della peste del Seicento il Senato della Città fece voto di rendere omaggio all’Immacolata ogni anno ufficialmente versando 12 onze (un’onza equivaleva a lire 12,75) in argento, e sino al 1868 fu osservato fra l’acclamazione del popolo. Nel 1918, dopo la Grande Vittoria l’amministrazione Comunale deliberò di ripristinare quel voto solenne in ringraziamento per la riacquistata pace e la vittoria degli alleati.