Se la storia politica della Sicilia si presentò alquanto articolata per l’alternarsi delle dinastie regnanti, per il diverso ruolo assunto dall’isola attraverso i secoli nel gioco degli interessi italiani, europei e mediterranei, per i rivolgimenti interni legati a fattori politici, economici e sociali, la sua storia amministrativa, invece, si mostrò, almeno nei caratteri formali e nell’organizzazione generale degli uffici, caratterizzata da una straordinaria continuità per il lungo periodo che va dal sec. XI ai primi anni del sec. XIX.
Questa continuità può essere osservata attraverso le serie documentarie prodotte da magistrature ed uffici, che in molti casi si svolsero senza lacune o interruzioni dalla fine del Trecento all’Ottocento. Ciascuna dinastia, ciascuna dominazione portò certamente il proprio contributo all’evoluzione delle strutture amministrative ma si può dire che il mutamento radicale nel sistema amministrativo isolano sia stato quello che, coincidendo con la Restaurazione operata in tutta Europa dopo la parentesi napoleonica, segnò il passaggio dall’antico regime a un sistema moderno di amministrazione.[1] (A. Baviera Albanese, Diritto Pubblico e Istituzioni Amministrative in Sicilia, Il centro di Ricerca, Roma, 1981, pag. 5 – 16).
La fine del regime feudale fu decretata formalmente con la Costituzione emanata dal Parlamento nel 1812. Il nuovo regime era una monarchia costituzionale che ebbe vita breve in quanto l’isola, in seguito alla restaurazione borbonica e alla creazione del regno delle Due Sicilie, venne governata da un Luogotenente, perdendo così anche formalmente il carattere di regno autonomo.
Il cosiddetto “periodo della Luogotenenza”, che va dal 1816 al 1860, fu caratterizzato, oltre che da una profonda riforma costituzionale e politica, anche da una prima reale trasformazione amministrativa in senso moderno. E’ opportuno suddividere questo periodo i due momenti fondamentali: la rivolta del 1820, che determinò la trasformazione della monarchia amministrativa in monarchia consultiva, e gli eventi del 1848-1849 in seguito ai quali si attuarono alcune riforme delle strutture di governo e di amministrazione che causarono il decentramento degli organi siciliani, istituendo il Ministero per gli Affari di Sicilia con sede appunto a Napoli. Ciò malgrado, però, apparrebbe arbitrario non considerare unitariamente tale periodo, durante il quale le linee fondamentali della pubblica amministrazione rimasero pressocchè costanti.
Il luogotenente generale del re era affiancato da una Segreteria o Ministero e diviso in vari dipartimenti quali: segretariato, grazia e giustizia, interno, polizia, finanze, ecclesiastico. Fallico Burgarella – Note su Magistrature ed Archivi in Sicilia – Il professore editore – Messina – 1988 –
Un’ulteriore riforma delle strutture amministrative si ebbe in seguito all’annessione della Sicilia al regno d’Italia.
La riforma amministrativa del 1817