Quella che viene qui esposta è la situazione riscontrata dall’ispettrice governativa Antonietta Mantrasi nell’Orfanotrofio Francesco Schifano diretto dalle Figlie della Carità. Era infatti abbastanza frequente che le Congregazioni religiose impiantassero, accanto all’orfanotrofio, un educandato a pagamento, che talvolta finiva per assorbire l’ospizio. Alle educande che pagavano si destinava la parte migliore dell’edificio, piccoli privilegi e numerosi riguardi; per i loro corsi si sceglievano gli orari più adeguati nell’arco della giornata e, non raramente, le ricoverate prestavano loro ogni sorta di servizi.
L’ispettrice Montrasi si insiste sugli effetti negativi dal punto di vista educativo della compresenza, nello stesso edificio, di orfanotrofio ed educandato, richiamando l’attenzione soprattutto, come voleva una concezione socio-pedagogica assai diffusa, sui danni derivanti da una presa di coscienza troppo precoce e diretta, da parte di ricche e povere, della concreta incidenza di stridenti disuguaglianze sociali.
Istituto Schifano di Girgenti diretto dalle Figlie della Carità 1 . ACS, MPI, Div. scuole primarie e normali (1860-1896), b. 70, fasc. «Tit. 16. Girgenti. 34», s.fasc. «Comune di Girgenti. Educandato Schifano», ms. autografo.
Girgenti, luglio 1879
«L’orfanotrofio sotto il titolo del fondatore, Francesco Schifano, nella città di Girgenti, approvato con regio decreto 2 dicembre 1866, è istituito collo scopo di dare ricovero a fanciulle povere ed orfane di padre, mantenerle ed educarle».
Tutte le orfane per godere del benefizio debbono essere native di Girgenti, di legittimi natali e figlie di onesti genitori, di buoni costumi, di sufficiente capacità ad apprendere, sane di corpo. Le orfane di padre e di madre e di civile condizione sono preferite nell’ammissione (Statuto organico).
All’orfanotrofio va unito un educatorio di fanciulle paganti che in atto conta 28 allieve a 35 f. [franchi] mensili ciascuna. Le paganti possono essere ammesse, comunque non orfane. Queste hanno vita separata dalle povere.
Dormitorio, scuole, laboratorii, refettorio; tutto è diviso dalle orfane, le quali sono ad[d]ette quasi al servizio delle agiate. Se nell’età nella quale il discernimento non è ancora bene sviluppato, i criterii sono confusi, gli apprezzamenti incerti, sia un buon principio questo di due classi continuamente raffrontate e in cui una campeggia sempre, ha i privilegi d’una casta, ha il solletico del predominio, l’orgoglio del primato; l’altra vien sempre in seconda linea, si sente minore in tutto, serva prima della necessità del guadagno, infine soggetta alloraquando l’esperienza non ne ha peranco raffermata la ragione; e nell’età dei giuochi, del riso, dell’espansione, della gioja, della franca e innocente gajezza l’una debba interrogarsi perché sia da meno dell’altra, perché a quella il comando, a lei il servizio; perché a quella i cap[p]ellini e la seta, a lei l’umile velo e l’abito di cotone, perché quando anco prega e lavora, innanzi all’altare e nel recinto del lavoratorio, il miglior posto sia destinato a sorta di servizi a quella che purtroppo non ha nulla di diverso da lei; perché, riepilogando, ella sia costretta dall’infanzia, in una età senza pensieri, a pensar troppo e troppo presto sentirsi infelice, o per lo meno serva, io domando se è giusto, delicato, educativo.
A fronte di essa, l’agiata ancor ella pensa troppo, troppo presto giunge a sentire che ha una parte migliore nella vita, che vi è una società infima alla quale ella è superiore e che vi son trastulli e gioje e piccoli trionfi e contentezze che ad una certa categoria di fanciulle come lei sono invece interdette.
Ebbene tutto questo è rovesciato dalle Figlie della Carità con una ragione che a primo acchito par santa.
Le paganti sono appunto accettate pel bene delle orfane povere. Perché? Perché sui loro risparmi invece di 18 sventurate che l’amministrazione è in grado di mantenere, se ne accolgono 6, 8 di più. Per me questo non va.
La allieva agiata che paga 35 lire al mese, ha anche il diritto di mangiare per quanto paga, senza convenire che con 3 pasti al giorno, spese di lumi, di scuola e di manutenzione del locale non è tale il risparmio che sia presumibile mantenerne 8 al mese di più. Sia pure ammesso il risparmio, quindi il vantaggio accennato. È egli questo tale che, messo in confronto con tutti gli svantaggi educativi sovraesposti, risulti plausibile ed accettabile e conveniente? Io do il mio voto contrario, né mancai di farlo ponderare a quelle distinte signore le quali fanno così, per la ragione che la loro istituzione ammette così. Elleno non sono che esecutrici; la loro passività in faccia alla regola è tanto più sacra quanto più assoluta. Non domandano consulti, né provvedimenti: non ne accetterebbero se non dai loro capi. E i loro capi non distruggerebbero le consuetudini imposte dai fondatori. I fondatori non vivono più. Dunque? Le cose resteranno sempre immutabili, almeno nell’integrità di principio.
Che invece meriti ogni elogio che sull’assegno personale di £ 500, le suore si risparmino di mantenere altre 5 orfane, oltre le 6 sulle economie delle paganti, questo sta bene. Allora splende la vera carità della quale s’intitolano; allora meritano quella universale ammirazione della quale sono continuamente e per ogni dove onorate.
Come è da convenire che, se non è in loro facoltà di correggere i difetti della istituzione, elleno peraltro ne mitigano quanto più possono le tristi conseguenze. E però sono madri amorevoli per la fanciulla povera, come per la ricca, vegliano quasi con maggior sollecitudine per la prima che per la seconda, temperano l’asprezza del contrasto sociale con delicata premura e a quello che è male inevitabile contrappongono prudenza di consiglio e moderazione di comando.
Le une e le altre fanciulle sono ben trattate, ciascuna in ragione della sua posizione, ciascuna a seconda dei bisogni della sua condizione.
La ricca studia più che non lavora; la povera lavora più che non studia e così l’una e l’altra provvedono al loro avvenire. Ripeto, quel che c’è d’ingiusto non è da attribuirsi che alle regole. Tutte le suore dello Schifano sono inappuntabili.
Alle orfane mantenute dall’amministrazione sono da aggiungersi altre 15 mantenute dalle rispettive famiglie. Così l’Istituto Schifano conta 44 orfane. Lo educatorio 28 allieve, alle quali sono da aggiungere molte esterne, oltre altre scuole come si può rilevare dalle note qui sotto:
Scuola delle orfane Numero delle allieve 44, divise in 1a sup., in 1a inf. e 2a , 3a 4a riunite. Insegnante signorina Bonadonna Alfonsina d’anni 21, nata in Girgenti. Patentata di grado sup. nella R. Scuola Normale di Girgenti. Stipendiata dall’amministrazione. Conta 3 anni d’insegnamento.
Scuole a pagamento Prima classe, sezioni riunite. Numero delle alunne 31. Insegnante Suora Melchiorre Mariannina di anni 30 nata in Terranova. Patentata di grado inferiore in Girgenti. Stipendiata sul pagamento della scuola. Conta 8 anni d’insegnamento. Seconda classe. Numero delle alunne 22.
Insegnante suor Maria Minutello nata a Molfetta di anni 25. Non approvata ufficialmente, ma tacitamente dal provveditore agli studi. Conta 10 anni d’insegnamento. Cinque in Napoli e cinque in Girgenti. Stipendiata sul pagamento delle scuole. Terza e quarta riunite.
Insegnante suor Angelica Congnet nata in Parigi; d’anni 42: anni d’insegnamento 20; 8 in Modica, provincia di Siracusa e 12 in Girgenti. Stipendiata sul pagamento delle scuole. Autorizzata dal Consiglio scolastico.
Tutte le scuole suaccennate sono ottime.
Scuole esterne gratuite: Asilo per le bambine povere. Allieve 78. Maestra suor Teresa Dominichetti, nata in Sinigaglia d’anni 39; d’insegnamento 16 dei quali 6 in Terranova, 10 in Girgenti. Ha l’autorizzazione ad insegnare dal Consiglio scolastico. Stipendiata dall’opera Galifi (ora soppressa). Mantenuta dall’amministrazione particolare delle suore.
Scuola di lavoro per le esterne povere Numero delle alunne 20. Maestra Suor Vincenza Lanari nata in Roma d’anni 29: d’insegnamento 7. Stipendiata già dall’opera Galifi. Da due anni mantenuta dall’amministrazione particolare delle suore.
Scuola maschile a pagamento In locale completamente separato dall’orfanotrofio, anzi nel lato opposto della strada, le suore aprirono pure un asilo maschile a pagamento. Allievi 43. Insegnante suor Eleonora Suppa di anni 29 nata in Bari, anni d’insegnamento 9 in Girgenti. Stipendiata sul pagamento della scuola. Non ancora approvata.
Tutte scuole discretamente lodevoli, specie l’asilo maschile.
L’Opera Pia Galifi, per il benefizio di due insegnanti in scuole di poveri, dava un annuo assegno, che per contestazioni sorte in seguito cogli amministratori dell’Opera e l’orfanotrofio, venne tolto da due anni. Pendono le trattative di accomodamento e sarebbe doloroso che ormai, così bene impiantate e tanto proficue, si dovessero chiudere quelle classi e rimandati tanti infelici. Per due anni le suore continuarono ciononostante a tenerle aperte. Ma non avendo pagamenti, la superiora se perderà la causa, sarà costretta di chiuderle non potendo colla sua piccola amministrazione privata mantenere due soggetti di più in questa Casa Schifano.
La ispettrice governativa Antonietta Montrasi