
L’intuizione che nell’Agorà meridionale dell’antica Akragas, (nel cuore della Valle dei Templi, di fronte i grandi edifici pubblici, come l’ecclesiasterion e il bouleuterion e sotto il quartiere ellenistico romano), ci sia il teatro da secoli cercato, porta la firma del cinquantenne Luigi Maria Caliò. Docente universitario arrivato da un paio di anni nella Città dei Templi grazie ad una convenzione tra l’ente parco archeologico di Agrigento dall’Università di Bari siglata per avviare l’analisi e lo studio delle aree monumentali presso l’agorà superiore di Akragas. Ma dalla planimetria dell’antica piazza, il professor Caliò è arrivato dritto un’area di fronte, la Chiesa di San Nicola, e pare proprio che abbia fatto la sensazionale scoperta del teatro, come ci racconta in questa intervista.
Possiamo mettere da parte ogni dubbio: avete scoperto il teatro dell’antica Akragas ?
“In un mese di lavoro i saggi sono stati comunque molto ampi e possiamo confermare in parte che ci troviamo dinanzi alla scoperta di una cavea teatrale, che ha una sua monumentalità ”.
Di quale periodo è il teatro ?
“L’edificio – anche se ancora dobbiamo meglio studiare i materiali – è della seconda metà del terzo secolo circa, in un momento molto complesso per la Sicilia. L’impianto della piazza di Akragas, che abbiamo isolato e all’interno del quale si trova il teatro, è di 50 mila metri quadri, pertanto eguaglia quella di Atene. Siamo ai livelli delle grandi città ellenistiche. Nonostante l’arrivo dei romani, la città sembra piuttosto rivitalizzata in questa fase, riesce ad avere una posizione importante ed ha una economia florida.
E’ un teatro greco ?
E’ un teatro ellenistico, né greco né romano, in linea con quello che sta accadendo in Sicilia in questo periodo, nel terzo secolo, tra Agatocle, Pirro e i romani: si costruiscono strutture monumentali, c’è una ricchezza che viene utilizzata all’interno di un progetto di città ben preciso”.
Avete un’idea chiara della planimetria e della grandezza della struttura ?
“Innanzitutto, a livello planimetrico, si è constatato che le strutture di terrazzamento radiali che definivano la forma circolare dell’edificio, sono più estese di quanto si potesse ipotizzare inizialmente. Queste, infatti, sono configurate su due ordini concentrici che quindi determinano una circonferenza più ampia dell’edificio. Si tratterebbe di un koilon/cavea dal diametro di circa 100 m.
Come era realizzato l’edificio ?
“L’edificio era realizzato, nella parte più alta, poggiando parzialmente sul banco di roccia naturale e in parte sopraelevato su queste strutture di sostruzione, che ritroviamo a livello di fondazione, sul cui elevato poggiavano le gradinate dell’edificio, secondo un uso ben attestato in Occidente, basti pensare a Tegea, o ai confronti strettamente rispondenti di Solunto e Segesta”.
Cosa emerge dai primi sei saggi che avete attivato in questa campagna di scavi ?
“La cavea è affacciata verso sud, quindi verso i templi. E’ una grande cavea semicircolare, in parte costruita nella zona più orientale su roccia e in parte costruita nella parte più occidentale in blocchi, il livello della roccia scende da est verso ovest . Le strutture che stiamo trovando, con una certa difficoltà perchè il terreno è molto duro e compatto, sono una serie di conformazioni cieche riempite di terra che dovevano costituire, nella parte alta dell’edificio e soprattutto nella parte occidentale, l’elemento portante della cavea. Costruiscono tutta una serie di sostruzioni e di muri di terrazzamento composti da queste camere riempite di terra su cui poi si doveva adagiare il teatro”.
Quali sono le novità più recenti ?
“Nel saggio aperto nella parte bassa abbiamo trovato una canalizzazione, giacchè un teatro deve avere una buona gestione delle acque che scendono da nord, dalla parte alta.. Occorreva gestire il regime delle acque in alcuni mesi dell’anno. L’opera di canalizzazione passa sotto il grande muro che chiudeva le gradinate. Il confronto che abbiamo trovato è quello con Eraclea Minoa. Abbiamo poi trovato una serie di muri, che ci fanno intendere come si inserisce il teatro nel quartiere. Poi abbiamo alcune contaminazioni nella parte occidentale, si tratta di una stanza molto ben conservata. Questo ambiente si presenta con un grande riempimento molto omogeneo e compatto. Dall’altra parte del muro troviamo il grande muro di chiusura che doveva reggere le gradinate. Il muro ad occidente della cavea riusciamo a seguirlo per quasi tutto l’arco”.
Quando è decaduto ed è andato distrutto il teatro agrigentino ?
“Il teatro probabilmente decade dal terzo secolo dopo Cristo, lo capiamo al momento da alcuni edifici monumentali, dalle contaminazioni, che ne segnano la distruzione. Tali strutture infatti, avrebbero avuto muri di un metro e venti e penetrano dentro la cavea fino a separare ed a modificare l’originale composizione del teatro
Ma questi edifici ci raccontano anche di una città che distrugge alcuni edifici ma mantiene una certa monumentalità”.
Elio Di Bella