tre giganti rappresentano la potenza dell’antica città siciliana
Tre figure che reggono una trabeazione sulla quale stanno tre torri merlate. Le figure hanno le braccia alzate ed inarcate, con i muscoli tesi per lo sforzo fatto nel sostenere il peso su loro gravante.
Nell’architrave si legge : “ Siget Agrigentum mirabilis aula gigantum”
Questo lo stemma mediovale della Città di Agrigento, creato dagli agrigentini dopo il 1491 per rammentare ai posteri il mirabile tempio di Giove Olimpico, detto volgarmente “ dei Giganti ,, per dei telamoni giganteschi in esso esistenti, scolpiti nel tufo arenario del luogo, gli ultimi dei quali — in numero di tre — andarono in rovina appunto nel sudetto anno.
Di questo stemma di Agrigento se ne vede uno scolpito sul marmo intorno al 1555 esistente in una lapide che si osserva sul prospetto del palazzo di stile gotico di Piazza Gallo, oggi sede della Camera di Commercio, che fino al 1851 — come scrive Salvatore La Rocca — fu sede del Comune.
Preziosi sono i versi di un ignoto poeta riportati dal Fazzello nella sua “ Storia della Sicilia
Preziosi, non perchè gli esametri del vate agrigentino abbiano pregi letterari particolari, ma perchè da essi apprendiamo non solo che :
“ sotto il pondo delle gravi e grosse
Mura, piegando i tre Giganti il collo
E le ginocchia, e le robuste spalle,
Ch’eran di quella mole alto sostegno,
Misere andar nella rovina estrema „
’l dì funesto
Ch’elle andaron per terra, il dì fu nono
Del mese di Decembre, e della nostra
salute, l’anno si girata intorno Mille, quattrocent’un…„
L’Olympieion di Agrigento è fra i più colossali templi dorici del mondo.
Venne iniziato intorno al 480 a. c. (dopo la battaglia d’Imera) e dedicato a Giove Olimpico a ringraziamento della vittoria di Agrigento sulla rivale.
I suoi lavori durarono fino al 406 a. c. anno in cui scoppiata la guerra vennero sospesi e non più ripresi, come ci fanno conoscere Polibio e Diodoro Siculo.
Si vuole che sia rimasto incompleto il tetto, ma — come giustamente scrive Pirro Marconi — la presenza della sima e delle tegole, smentisce in pieno quanto affermato dagli antichi scrittori.
Si legge nel Diodoro Siculo : “ Nella parte orientale è scolpita la battaglia dei giganti di notevole grandezza e bellezza ; in quella occidentale la presa di Troia
Di tali sculture in marmo si sono rinvenuti solo frammenti insignificanti. Le rovine del tempio vennero impiegate-nel Sec. XVIII dal Vescovo Gioeni per la costruzione del molo di Porto Empedocle.
Fra le caratteristiche speciali dell’Olympieion agrigentino — un unicum nell’architettura greca, sono da mettere in evidenza i giganteschi telamoni scolpiti in pietra e dell’altezza di m. 7.65 circa,