AGRIGENTO: Scavi nella necropoli paleocristiana e bizantina.
Nelle catacombe dette Grotte dei Fragapane è stato eseguito un piccolo scavo a nord della rotonda settentrionale, ossia nell’unica parte rimasta da esplorare, per risolvere il problema dell’accesso primitivo. Immediatamente a ridosso alla rotonda suddetta (che è la rotonda A della pianta del Fuhrer) è comparso il ricercato ingresso, con stipiti, soglia ed incavi per collocarvi spranghe di chiusura. L’importanza del rinvenimento è data dal fatto che di nessuna delle catacombe romane è conservato l’ ingresso originario. Al di là dell’ingresso — e quindi fuori della catacomba — è stata rinvenuta una camera sepolcrale, che oltre a due tombe a cassa ed una a forma rinvenuta intatta, aveva un loculo: forma sepolcrale assai rara in Sicilia. Nella stessa camera, forse proveniente attraverso la frana del cimitero all’aperto, fu rinvenuto un frammento di iscrizione sepolcrale greca di età tarda.
Entro il giardino della Villa Aurea sono state scoperte, oltre alle numerose già conosciute, altre tombe del vasto cimitero bizantino che si estendeva sulla spianata rocciosa sopra le mura tra il Tempio c. d. di Giunone e quello di Ercole; è stata presa una dettagliata planimetria del complesso ed è stato deciso di conservare allo scoperto un gruppo di esse.
Sempre entro il giardino di Villa Aurea è stato liberato dalle terre, che lo avevano quasi completamente coperto, un interessante ipogeo (figg. 1 e 2) che risulta dalla riunione di due antiche cisterne rettangolari, una delle quali era collegata con un pozzo, e dall’adattamento di esse e di un ambiente aggiunto ad uso sepolcrale. Le tombe delle pareti sono tutte ad arcosolio oppure a mensa; mancano del tutto i loculi, mentre vi sono sul suolo tombe a cassa (nell’ambiente aggiunto) e forme: queste ultime però appartenenti all’ultima fase di uso dell’ipogeo, perchè, sulle tre rinvenute, due appaiono non terminate. L’altra forma, e così pure una tomba a cassa ricavata al posto dell’antica parete divisoria tra le due primitive cisterne, furono rinvenute intatte. Apertele, si potè constatare che si trattava di tombe con più persone sepolte affiancate e senza alcun corredo. È stata inoltre rinvenuta la scala di accesso. Lesioni nella roccia in cui l’ipogeo è scavato — lesioni che avevano provocato la rovina di qualche tomba — hanno reso necessario un notevole lavoro di restauro, il quale è risultato particolarmente delicato ed anche pericoloso per lo stato franoso della roccia e l’angustia dello spazio entro cui si doveva lavorare.
Già durante lo sterro s’era dovuto puntellare la, parete a sud; in questa, a scavo terminato, si è potuto constatare lo stacco di una grande sfaldatura di roccia, di forma triangolare con il vertice in basso, di m. 3,50 di alt., m. 1,50 di largh. e m. 1,10 di spessore in alto, m. 0,30 alla base. La falda era completamente distaccata e nella parte alta la lesione era molto larga e piena di terriccio, pietrame, radici di alberi e vegetazione. Inoltre altre sottili lesioni orizzontali dividevano la sfaldatura in quattro blocchi minori, in modo che non è stato possibile scostare semplicemente e appoggiare la falda su di un piano inclinato, ma è stato necessario spostare e sollevare i blocchi.
Dopo la costruzione di mi castelletto di legname, rinforzato da piloni in muratura alla base, della forza di quattrocento tonnellate si è proceduto al sollevamento dei blocchi, di cui quello di base pesava duecento tonnellate. Anche per codesta operazione, l’angustia dello spazio e il taglio della parete rocciosa hanno complicato la manovra.
Tolti i blocchi, si è proceduto alla pulitura del letto roccioso, alla bruciatura della vegetazione e lavaggio con forti getti d’acqua e acido solforico diluito. Operazione delicatissima è stata quella della ricollocazione dei blocchi al loro posto in modo che aderissero perfettamente al naturale letto di posa. La punta inferiore della sfaldatura s’è dovuta spezzare per costruirvi un basamento di mattoni e malta cementizia .
S’è proceduto infine al consolidamento dei blocchi mediante perni di ferro rivestiti di ottone, e bolloni e successiva colata di malta cementizia.
Per ultimi sono stati imperniati con perni e con graffe ad U i frammenti superficiali di cappellaccio. Lesioni e fori delle imperniature cementate, sono state mascherate con tonachina a tinta della roccia.
Altre lesioni di minore entità, che non hanno richiesto il distacco delle sfadature, sono state consolidate, con gli stessi metodi di imperniature e colate di malta cementizia. – Direttore dei lavori: Catullo Mercurelli e Iole Marconi Bovio.
AGRIGENTO: Scavi nella zona a nord del tempio dei Dioscuri.
Si è completato lo scavo dell’angolo nord della zona sacra del tempio cosiddetto dei Dioscuri. È venuto alla luce un basamento (fig. 3), forse di grande altare, di conci squadrati, della lunghezza di m. 4,90 X 1,49 di larghezza e 0,50 di altezza. Nelle vicinanze del basamento, e per tutta la zona dello scavo, è stato trovato il solito materiale greco fittile per lo più in frammenti: pochi frammenti verniciati, abbondanti gli skyfoi grezzi, statuette, lucernette, pesi da telaio, ecc.; poche monete di bronzo ossidate e qualche frammento di vetro romano. Di un certo interesse artistico sono alcune figurette sileniche.
Particolare interessante: s’è notata la presenza di un focolare preistorico ellittico di m. 1,65 x 1,45, contenente cenere e carboncelli. Nei pressi si è raccolta un’accetta di pietra levigata e alcuni frammenti di vasi di impasto.
Un altro focolare o fondo di capanna quasi della stessa grandezza fu trovato dal Marconi nel 1928 a circa venti metri ad est dell’angolo dello Olimpieion, parimenti sulla collina dei templi.
Vengono così ad aumentare gli elementi comprovanti l’esistenza di abitati preistorici nell’area della città ellenica. — Direttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.
AGRIGENTO : Tempio c. d. di Giunone Lacinia.
È stato consolidato e restaurato l’angolo sud-orientale del peribolo del tempio.
Le due colonne, l’angolare e quella vicina, già malamente restaurate con impasti di gesso, i capitelli e il frammento d’architrave su queste poggiante, ch’era corroso in modo da temerne la caduta, sono stati concatenati fra loro con piastre e bolloni di ferro; i capitelli restaurati con impasto di ghiaietta e cemento in tinta armonizzante (figg. 4 e 5). — Direttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.
AGRIGENTO: Santuario rupestre sotto S. Biagio.
È questo costituito da un prospetto in pietra, elevato davanti all’imboccatura di due caverne sacre, e da un lunghissimo cunicolo contenente antiche opere idrauliche, forse in funzione del santuario. Poderose opere di sostegno della parete rocciosa e restauri erano già stati eseguiti dal Soprintendente prof. Cultrera; era solo necessario completare l’opera di sostegno del prospetto stesso per impedire movimenti causati dallo smottamento del terreno argilloso in dipendenza dalle infiltrazioni di acqua dal cunicolo. Questa è stata realizzata (fig. 6) con pilastri di mattoni di Siracusa rivestiti di impasto di cemento e ghiaietta, di semplice sagoma lineare che non disturba l’antica architettura. — Direttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.
AGRIGENTO: Ciglione della rupe.
Il ciglio della rupe della collina dei templi è tutto in pessime condizioni: in alcuni punti la roccia è già franata (fig. 7), in altri profonde spaccature minacciano ulteriori franamenti. Particolarmente pericolosa per la stabilità del tempio della Concordia era lo stato della roccia nelle immediate vicinanze del tempio stesso.
Un grosso blocco già franato è stato rialzato, concatenato alla rupe con due tiranti di ferro orizzontali e puntellato con pilastro di cemento armato.
Altro blocco lesionato e pericolante è stato consoli-dato con pilastri a strati di conci di pietra e mattoni, simili ad altri fatti antecedentemente. — Direttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.
AGRIGENTO: Tempio di Giove Olimpico.
Uno dei grandiosi capitelli delle semicolonne era stato sollevato e posato su basamento formato da travi lignee rivestite di conci antichi e di calce. Base poco estetica e ormai cedente per infradiciamento dell’armatura di legname. E’ stata rinnovata la base interna, in mattoni e cemento, lasciando il rivestimento di pietra antica ripulito della calce. Nell’interno si è lasciato aperto un cunicolo per l’areazione.
in Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d’Arte anno 1942