Nella provincia di Trapani è messo in coltura oggi il 10% di tutti i vigneti registrati in Italia. La vicina provincia di Agrigento continua ad essere tra le più importanti del settore vitivinicolo. Record siciliani che nasce da lontano.
Gli studiosi sostengono che la vite crescesse spontaneamente in Sicilia anche prima della comparsa dell’uomo, ne sarebbero testimonianza i vinaccioli fossili ritrovati alle falde dell’Etna e nelle Isole Eolie. E’ noto che già nel XII secolo a. C. il consumo di vino fosse diffuso tra gli Elimi e le popolazioni che avevamo in durante l’età del Bronzo.
Un team di ricerca dell’Università della Florida del Sud di Tampa avrebbe rinvenuto presso Sciacca i residui di quello che viene considerato il più antico vino italiano ( sei mila anni fa, ma la scoperta è ancora tutta la valutare).
Con la proliferazione di colonie greche lungo tutte le coste siciliane, la viticoltura ebbe straordinaria diffusione in tutta l’isola. Ad Akragas possedeva estesi vigneti e produceva vino in grandissima quantità. L’archeologia ci ha restituito vasi vinari, coppe, i crateri ritrovati nelle diverse aree archeologiche di Selinunte, Agrigento, Siracusa, una moneta d’argento coniata a Naxos, nei pressi di Taormina, raffigurante da un lato la testa del dio del vino Dioniso e dall’altro lato un grappolo d’uva. Ancora in provincia di Agrigento, a Sambuca di Sicilia, è stato rinvenuto un palmeto rupestre del periodo ellenistico.
Dal Medioevo la produzione di vino è trainante in Sicilia. Ma si sono avuti anche anni furono difficili, superati grazie all’impegno dei coltivatori siciliani che da sempre apprezzano l’uva.
Nel corso delle guerre greco-gotiche del VI secolo, le devastazioni delle campagne colpirono soprattutto la vite e i vigneti si ridussero notevolmente in Sicilia. Una spinta l’economia legata a questa produzione si ebbe grazia alla diffusione della cristianità. Come è noto, il vino ha un ruolo centrale nella liturgia cristiana. A curarne la produzione furono nell’Isola, a partire dall’VIII secolo, i molti monasteri che ne scoprirono anche i vantaggi commerciali. Nei due secoli seguenti l’aristocrazia isolana scopre i piaceri della tavola e quindi del vino che comincia a diventare il re dei banchetti. Gli Arabi arrivati in Sicilia misero invece un freno alla produzione poiché la religione musulmana proibisce il vino e le bevande alcoliche. Bisogna però ricordare che durante la dominazione araba la produzione di vino. Ma i vigneti non per questo in Sicilia scomparvero., anche perché gli arabi non disdegnavano l’uva fresca da tavola e scoprirono la deliziosa uva passa. I cavalieri normanni invece, riportando in Sicilia il cristianesimo, rilanciarono con grandi sforzi la viticoltura così che possiamo parlare di “periodo d’oro” del vino. Vigneti a dismisura si estendono in questi secoli intorno a Palermo e Messina.
Con l’epoca comunale, la borghesia siciliana, in cerca di nuovi affari, scopre il vino.
Nei mercati delle città non manca mai e i vigneti invadono persino lo spazio urbano. Si sviluppa nei vigneti il sostegno morto ( sostegni con canne e pali di legno), mentre in aperta campagna la coltivazione preferita era quella ad “alberello”, cioè senza l’ausilio di alcun sostegno. Migliori condizioni climatiche nell’Isola in questi secoli (XIII-XIV) con i raggi solari che riscaldavano al meglio gli acini, la qualità del vino siciliano migliora.
Girgenti e il suo territorio conosceranno surplus produttivi rilevanti e dal XV secolo le produzioni vinicole primeggeranno.
i vini siciliani vennero esportati durante la dominazione degli Aragonesi in tutta Europa, ed in seguito i Vicerè borbonico, alla fine del ‘700, quando nacque il Marsala, i vini siciliani sbarcarono nelle Americhe.
Il vino in Sicilia ha un passato glorioso ed un futuro ancora promettente
Elio Di Bella