Quando il bip-bip del primo satellite artificiale apriva l’era spaziale, ad Agrigento in una stanza di palazzo Grasso presso la Stazione Centrale suonava la prima campanella che dava avvio all’anno scolastico del primo Liceo Scientifico della città, intitolato a Leonardo, il precursore di tutti i voli artificiali. E che quella nuova scuola volesse spiccare subito il volo in città in quegli anni fu subito evidente.
Sessant’anni fa, nell’ottobre del 1957, Il Liceo scientifico “Leonardo” di Agrigento vedeva la luce, come sezione staccata del Liceo classico “Empedocle”, retto a quel tempo dalla Preside Anna Imbergamo, alla quale successe l’anno dopo il Preside Vincenzo Sambito, o meglio “Cecè” come lo chiamavano gli studenti, vero artefice del “Leonardo”.
In Italia la voglia di ricostruzione del dopoguerra ha avviato uno sviluppo scientifico e tecnologico che ne fatto uno di paesi più industrializzati del mondo. Occorrono indirizzi di studio che favoriscano la diffusione di una mentalità scientifica tra i giovani.
Il “Leonardo” viene dunque a colmare nel panorama scolastico agrigentino di quegli anni una lacuna avvertita soprattutto dalla borghesia locale più illuminata, ed il successo fu immediato.
La crescita costringe a trovare una nuova sede e un padiglione dell’ospedale psichiatrico viene pertanto concesso per l’allestimento di nuove aule.
I teen-ager della crescente borghesia agrigentina degli anni Sessanta si dividono tra il rinomato liceo classico “Empedocle” e l’innovativo liceo scientifico “Leonardo”. La competizione non manca in tutti i settori della vita scolastica e giovanile, compreso lo sport, dove i due istituti sono in lizza per decine di medagli ai giochi della Gioventù.
Un lungo viale alberato li dividerà a lungo, ma alla fine degli anni Sessanta lo percorreranno insieme, gridando gli stessi slogans negli anni della contestazione e della ribellione, insieme a migliaia di altri studenti delle superiori della città, che in quegli anni era stata ferita dalla frana, dalla crescente disoccupazione e dalla mancanza d’acqua e da valide prospettive.
Gli studenti del Leonardo hanno qualche motivo in più per protestare perché devono abbandonare il padiglione dello psichiatrico (per lunghi lavori di ristrutturazione) e vengono stipati per alcuni anni nel vecchio edificio dell’ex Ospedale civile in via Atenea. Contestano anche il grembiule per le studentesse, e la giacca e la cravatta al collo per gli studenti, ancora imposti in quegli anni. Persino la ricreazione è rigorosamente separata per i due sessi, mentre le scuole dell’agrigentino avevano ormai superato molte tradizioni ed evolvevano verso costumi adeguati ai tempi.
Arrivano gli anni del riflusso e con essi arriva al Leonardo un nuovo preside, il prof. Salvatore Di Vincenzo, docente di matematica, che imprime alla scuola la sua impronta scientifica, incrementandone lo sviluppo attraverso sperimentazioni di successo: la sperimentazione linguistica e scientifica, in particolare che si trasformarono nei corrispondenti progetti “Brocca“, mentre l’adesione al PNI (Piano nazionale Informatica) fece sì che tutti i corsi del liceo divennero sperimentali.
“La scuola raggiunge un tal grado di eccellenza da essere nominata dal Ministero della P.I. “scuola polo” per i collegamenti con il Ministero e riceve la visita del Direttore Generale della P.I. Romano Cammarata”, ricorda oggi il preside Di Vincenzo.
Il “Leonardo” fu in grado di cogliere i lati positivi dei decreti delegati dando vita, prima scuola della provincia, alla sperimentazione didattica. Nacquero così, nel ’76, i primi corsi sperimentali ad indirizzo umanistico (attivo solo per due anni) e scientifico, poi anche linguistico e artistico (che rimase in vita dal 1981 al 1987). In questo periodo facevano parte dell’Istituto anche le sezioni staccate di Casteltermini, Palma di Montechiaro, Ribera e Lampedusa.
Dopo la presidenza di Salvatore Di Vincenzo, dalla fine degli anni Novanta ad oggi sono stati chiamati a dirigere il Liceo Leonardo cinque presidi: alcuni per pochi anni, come Calogero Mirabile, Giuseppe Capraro, Guido Pancucci, un preside (Giuseppe Patti) solo per pochi mesi nel 2007 e Leonardo Manzone per sei anni.
L’istituto deve trovare nuovi locali in città per far fronte ad una richiesta di iscrizioni sempre più numerosa, nonostante la “concorrenza” di un nuovo liceo scientifico, il Majorana. La scuola si è aperta inoltre in questi venti anni alle attività progettuali extracurriculari e sono state potenziate le strutture didattico-tecnologiche dell’Istituto, a cui viene dato un sensibile impulso dall’attuale presidenza, guidata dalla prof. Vincenza Ierna, che agli indirizzi scientifico e linguistico, aggiunge il nuovo indirizzo scientifico con opzione “Scienze applicate”.
Per le nozze di diamante del Liceo scientifico “Leonardo” è stato pubblicato un ricco opuscolo con testimonianze e foto che ricordano che tra questi banchi di scuola è cresciuto un ministro della Repubblica, Angelino Alfano; compagno di scuola di un assessore regionale, Michele Cimino; e una cattedra di religione è stata assegnata ad un sacerdote che è divenuto Vescovo, monsignor Salvatore Muratore. Senza dimenticare una lunga schiera di brillanti professionisti che oggi operano in varie parti d’Italia e all’estero.
In seguito alla crescita dell’Istituto in questi 60 anni di vita, il Leonardo ha raggiunto il tetto di 1420 alunni con 59 classi e 115 docenti nell’attuale anno scolastico 2016-2017.
“Chi viene al Liceo Scientifico “Leonardo”, sia che si tratti di alunni o dirigenti o docenti o con altro ruolo, sa di avere fatto una scelta di eccellenza grazie a questa identità istituzionale costruita nel corso di questi sessanta anni di vita che garantisce livelli ottimali di formazione e contemporaneamente prestigio professionale”, dice la dirigente Vincenza Ierna.
Ne sono convinti anche egli studenti della quinta A che quest’anno lasceranno il Leonardo: “Andare via non è mai facile. Ma siamo sicuri che il Leonardo rimarrà per sempre nei nostri cuori, e lo porteremo con noi, qualunque sia il nostro destino, perché sono stati cinque anni molto intensi, ricchi di tantissime esperienze – dicono – Scoprire tante nuove persone, ma anche scoprire se stessi, dare il massimo e cercare di riuscire al meglio. Vogliamo ricordare quello che per noi il Leonardo è stato. Una scuola, che non è solo tale, una scuola che è diventata casa, delle persone che sono diventate famiglia
Elio Di Bella