Consacrato nel 1755, fece arrivare ad Agrigento i padri redentoristi e donò alla città una ricchissima biblioteca
Dopo il lungo vescovado di Mons. Lorenzo Gioeni de Cardona, iniziava un altro periodo per la chiesa agrigentina non meno splendido del primo. Succedeva il conte Andrea Lucchesi Palli, dei principi di Campofranco e dei duchi di Belviso. Andrea Lucchesi di Avarna nacque il 16 Aprile 1692 a Messina, il 24 dello stesso mese fu battezzato e gli vennero imposti i nomi di Andrea, Francesco, Mariano, Antonio, Domenico, Gregorio, Gaetano, Ignazio, Saverio e Giuseppe. A Messina frequentò il collegio dei PP. Gesuiti e il 23 luglio 1715 ottenne la laurea in teologia e filosofia.
Si trasferì a Palermo e il 1 Novembre 1716 a Mazzara del Vallo fu ordinato sacerdote. A Palermo fu uno degli istitutori dell’Accademia detta del buon gusto, per la diversità delle scienze, eleganti discorsi e dissertazioni erudite che ivi si fanno ».
Nell’ottobre 1754 fu eletto Vicario Generale, ma vi rimase per poco tempo. Si trovava vicario generale dell’Arcivescovo di Palermo, quando Carlo III lo propose per la sede vescovile della chiesa di Agrigento; poco dopo Benedetto XIV ne confermava la nomina.
Consacrato il 27 luglio 1755, il nuovo vescovo arrivava in un momento molto delicato della città. Per prima licenziò i frati domenicani che avevano retto sino ad allora gli studi nei seminari, e affidò il collegio al clero secolare. Per accrescere le rendite del seminario e potere raccogliere un maggior numero di alunni, con la bolla dell’8 novembre 1757, vi unì quattro benefici.
Intanto sorgeva in Napoli, per opera di S. Alfonso dei Liguori, una congregazione di padri del SS. Redentore. Monsignor Lucchesi svolse le opportune pratiche con il Santo, mandò a Nocera dei Pagani due canonici che indussero il santo fondatore a stabilire in Agrigento una casa e inviarvi i primi padri.
Ai PP. Redentoristi, o Liguorini, in seguito lasciò il posto di bibliotecari nella sua biblioteca Lucchesiana, il terreno tra questa e la chiesa dell’Itria per potervi fabbricare un collegio ed infine la cessione dell’uso della chiesa della Madonna dell’Itria con la facoltà di poter allacciare la chiesa alla biblioteca con un braccio di fabbrica. Nel 1763 durante la grave carestia che afflisse tutta l’isola Mons. Lucchesi mandò il canonico D. Liborio d’Amico in Palermo, alla corte del Vicerè a chiedere soccorsi e frumento. Il popolo gliene fu grato e una sera, mentre ritornava in carrozza, lo attese davanti la chiesa con fiaccole, in segno di ringraziamento e di tripudio.
fabbricò il Palazzo Vescovile
Il vescovo fabbricò il palazzo vescovile, vasta costruzione che si estende dalla cattedrale sino all’antica chiesa di Maria SS. dell’Itria (per tale opera si tagliò la montagna che era tra la cattedrale ed il castello). Metà del palazzo lo destinò alla sua biblioteca e ne affidò l’amministrazione ad una deputazione composta dal Ciantro, dal tesoriere e dai primi due canonici presbiteri, dettando egli stesso il regolamento in stile epigrafico, che, scolpito in una lapide, è posto nella prima stanza.
A sue spese fece ciottolare tutte le strade della città, e molte di quelle che conducevano a frazioni o paesi vicini.
Frattanto nel 1760 veniva acclamato Ferdinando I, re di Sicilia, terzogenito di Carlo III.
Nel 1763 un’altra grave carestia infierì in Agrigento,e mons. Lucchesi riparava generosamente, mentre vedeva finita nella città un’altra grande opera, a cui aveva dedicato le sue attenzioni, dopo 14 anni di non interrotti lavori : l’Opera del Molo.
La sua morte avvenne il 4 ottobre 1768; fu seppellito in un sontuoso mausoleo di marmo, che si era fatto costruire mentre era in vita. Di lui si ha un ritratto in sacrestia ed una statua di marmo nella biblioteca. Vestito di rocchetto, mozzetta e croce pettorale, seduto in una poltrona dorata, nel cui tergale spicca lo stemma della famiglia, ha la destra in atto di benedire e con la sinistra, appoggiata sul bracciuolo, stringe una cartella piegata e sigillata con ceralacca rossa e sopra la scritta : « a S. E. Rev.ma Mons. Lucchesi Palli Vescovo di Girgenti », una delle tante lettere che gli aveva mandato S. Alfonso.
In alto, di fianco, un’altra iscrizione latina, con le date del suo episcopato, ricorda ai posteri che egli è il fondatore dell’Opera delle Missioni della Congregazione del SS. Redentore nella città e diocesi di Agrigento.
il mausoleo nella Cattedrale di Agrigento
Il mausoleo è posto nella parte settentrionale della navata del Sacramento, e si sta cercando di ricostruirlo, dopo essere stato smontato per via dei lunghi ed imponenti lavori di restauro della cattedrale.
Sopra il monumento si legge la seguente epigrafe :
D.O.M. ANDREAS COMES LUCCHESI PALLIUS EPISC. AGRINGENTINUS POSTEAQUAM CLER. SEMINARIU STUDIIS DISCIPLINAQUE ET NOVIS A FUNDAMENTIS CONSTRUCTIONIBUS EXPOLIIVIT AMPLIFICAVIT CONGREGATIONEM REDEMPTORIS AD POPULI PIETATEM CONFIRMANDAM ALIMENTIS IN PERPETUUM CON-STITUTIS AGRIGENTUM INVEXIT NE FRUMENTORUM INOPIA VIVES IN POSTERUM LABORARENT COLLATAM A DECESSORE STIPEM ADAUXIT VIAS URBIS SUBURBIORUMQUE SILICE STRAVIT AEDES ANTISTITUM INJURIA TEMPORUM INFORMES AEDIFICAVIT ORNAVITQUE ET BIBLIOTHECAM PUB. UTILI-TATI ANNUO DELATAM CENSU EXCISO ETIAM EGESTOQUE MONTIS CULMINE ADJECIT PERFECTQUE HAEC SUIS IMPENSIS OMNIA V. S. H. M. ERIGENDUM C. ANNO EPISCOPATUS XII VIXIT A. LXXVII SEDIT AN. XIII OBIIT DIE IV OCTOBR. A. D. MDCCLXVIII EXUVIAE ANDREAE COMITIS LUCCHESI PALLI EPISC. AGNI.
Il suo successore fu Antonio Lanza.
fonte: Giuseppe Testa, Il messinese Andrea Lucchesi palli, Vescovo di Girgenti e la Biblioteca Lucchesiana, in Archivio Storico Messinese, volume XXXI anno 1980