• Menu
  • Skip to right header navigation
  • Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina

Before Header

Agrigento Ieri e Oggi

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità

I trentadue manoscritti arabi della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento

15 Novembre 2016 //  by Elio Di Bella

Trentadue manoscritti arabi rilanciano ad Agrigento  il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani.

Sacerdoti e imam si sono ritrovati nella sala studio della biblioteca Lucchesiana per celebrare il restauro di un Corano di sei secoli fa e di altri testi e parlare di fede,  tolleranza religiosa e accoglienza.

“Il vescovo di Agrigento Andrea Lucchesi Palli ha donato nel Settecento agli Agrigentini questi preziosi manoscritti. Ha mostrato così  grande interesse ed apprezzamento per   per la religione e la cultura araba – dice don Angelo Chillura, direttore della biblioteca Lucchesiana – Noi sulla sua scia vogliamo aprire un’altra pagina del nostro impegno verso i nostri fratelli extracomunitari che arrivano numerosi nella nostra Diocesi restaurando e mettendo in mostra questi straordinari manoscritti. E’ per noi un’altra forma di accoglienza e di impegno nel dialogo interreligioso”.

I manoscritti sono conservati nella biblioteca ospitata nel palazzo Vescovile da due secoli e mezzo e più volte sono stati restaurati. Non era stato però mai promosso un convegno di studi per approfondirne la conoscenza e in particolare con l’intento di farne un’occasione di dialogo interreligioso.

La Biblioteca Lucchesiana ad Agrigento nasce con un atto di donazione del Vescovo Andrea Lucchesi Palli nel 1765 e divenne presto    faro di cultura per la città di Agrigento.

Poco più di un secolo dopo vi entrò anche  Luigi Pirandello e nel romanzo “Il fu Mattia Pascal” ci ha raccontato quell’infelice esperienza.

Conosciuto il bibliotecario, il giovane Luigi fece la sua richiesta: »Io vengo a chiederle il permesso di vedere se in questa… (non dissi taverna ma biblioteca) ci sono dei manoscritti”. “La giù, in quello scaffale in fondo”, mi interruppe la stessa voce impolpata di un nuovo boccone, e gli otto bibliotecari si rimisero a mangiare». Così leggiamo nel romanzo.

Nei giorni scorsi ad Agrigento si è tenuto  un convegno proprio su quei   manoscritti  della biblioteca Lucchesiana che Pirandello ricercava.

Sono stati  presentati al pubblico i primi risultati di un progetto già iniziato un anno fa: la catalogazione e la riproduzione digitale di 32 preziosi manoscritti arabi.   Risalgono ad una età compresa tra il XII ed il XVI secolo e  provengono soprattutto dalla penisola Iberica e dall’Africa Settentrionale. Sull’importanza dei manoscritti arabi della   Michele Amari (Palermo 1806 – Firenze 1889), Ministro della Pubblica Istruzione dal 1862 al 1864,   grandissimo arabista (che ci ha fornito un “ Abbozzo dei manoscritti arabi della Lucchesiana”, stampato a Palermo, nel 1869( scrisse: “la più parte sono antichi e buoni trattati di giurisprudenza musulmana, secondo la scuola di Malek; e molti, anco antichi e belli esemplari, provenienti dalla Spagna e in ultimo dall’Africa settentrionale”.  Con i manoscritti conservati nelle biblioteche Centrale e Comunale di Palermo rappresentano il 90 % dei manoscritti orientali custoditi nelle biblioteche siciliane e costituiscono. Tra quelli conservati ad Agrigento  spiccano l’opera filosofica di Ibn al Kutija, alcuni trattati giuridici della scuola  di  Malik ,  un  Corano  del  sec. XV,  vari commentari del Corano, libri dei sogni del Profeta Maometto e circa una ventina di trattati giuridici.

 Un dettagliato elenco di trenta manoscritti arabi ci è stato fornito anche dallo storico agrigentino Giuseppe Picone, nella sua Guida di Girgenti del 1897, in cui tra l’altro ci dice che sono scritti “in caratteri africani” e di averli restaurati “onde impedirne la totale rovina”. Ma quei restauri non sono bastati ed infatti è nato all’inizio dell’anno un progetto, sostenuto dalla Camera di Commercio e grazie all’intervento di una banca,   nell’ ambito delle iniziative organizzate in occasione dei 250 anni dalla fondazione della Biblioteca Lucchesiana. Questa operazione comporterà la catalogazione dei manoscritti e  la pubblicazione del catalogo ad opera della casa editrice Brill (di Leiden, Olanda), che garantisce una diffusione internazionale del prodotto editoriale. L’iniziativa vede coinvolti la Lucchesiana, l’Ufficio per il Dialogo interreligioso della Diocesi di Agrigento, le Università di Oxford, Madrid e Dublino.

“ I 32 manoscritti arabi sono stati affidati ad una equipe di studiosi, di esperti islamisti per studiare le iscrizioni, il loro contenuto.  In un catalogo saranno messi i risultati di questo lavoro” ha detto il direttore della Lucchesiana, don Angelo Chillura, durante il convegno.

I manoscritti arabi conservati alla Lucchesiana sono di vari argomenti, tra i trentadue testi ricordiamo: un antichissimo testo del Corano, in foglio, con mozioni in rosso; Lettere di Gian-Belat sultano di Egitto e di Abu-Abd-Allah sultano di Tunisi; l’opera “Difficoltà grammaticali del Corano” di Abu-Mekki-Ibn-Ta datat 25 agosto del 1167 ; Ricordo dei detti di vari sapienti, sulle opinioni ed i fatti contenuti nel Mowata, breve compendio di Abu-Omar-Ibn e altri; Precetti sull’adempimento dei doveri, e sull’astensione dalle opere malvage di Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn er- Rahman.

L’esigua rendita devoluta dal fondatore si è rivelata negli anni  sempre meno adeguata ad assicurare la funzionalità della biblioteca e il restauro degli antichi manoscritti, che però nonostante i tanti secoli trascorsi si sono mantenuti in buone condizioni e i recenti restauri sono stati un provvedimento salutare.

La “clara et magnifica” Lucchesiana   ci insegna che solo affidandosi alla memoria e ai suoi strumenti rappresentati dai documenti, dalle tracce materiali e immateriali che produciamo quotidianamente ci è permesso di avere conoscenza di ciò che ci sta di fronte quotidianamente. Essa assolve così pienamente a quella importante funzione culturale cui il suo fondatore l’aveva destinata.

di  Elio Di Bella

 

Categoria: Agrigento Racconta

Post precedente: « Pissidi corinzie dalla necropoli di contrada Pezzino
Post successivo: La Collezione di Dipinti dei Padri Liguorini di Agrigento la-strage-degli-innocenti»

Footer

Copyright

I contenuti presenti sul sito agrigentoierieoggi.it, dei quali il Prof. Elio di Bella è autore, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.

Privacy

Questo blog rispetta la normativa vigente in fatto di Privacy e Cookie . Tutta la docvumentazione e i modi di raccolta e sicurezza possono essere visionati nella nostra Privacy Policy

Privacy Policy     Cookie Policy

Copyright © 2023 Agrigento Ieri e Oggi · All Rights Reserved