L’archivio Tomasi di Lampedusa si trova a Palermo nel Palazzo di via Butera n. 28, di proprietà dell’attuale duca Gioacchino Lanza Tomasi.
Consta di 52 buste recuperate dal crollo dell’antico palazzo Lampedusa, sito in via Lampedusa, sempre a Palermo, e rimasto quasi compieta- mente distrutto dai bombardamenti dell’ultima guerra.
Sebbene frammentario e discontinuo esso ripercorre e testimonia episodi di rilievo nella storia della famiglia.
Gli atti più antichi riguardano i De Caro, baroni di Montechiaro, da cui deriva l’originaria fortuna dei Tomasi, i quali ne mantennero il cognome fino alla fine dell’ottocento. Il capostipite della famiglia fu Mario Tomasi, originario di Capua e venuto in Sicilia al seguito del viceré Marcantonio Colonna. Sposò Francesca De Caro, erede della baronia di Montechiaro e di altri feudi tra cui quello di Lampedusa. Ebbe molti incarichi pubblici tra cui quello di capitano d’armi a Licata.
Fondatore e primo duca di Palma (con privilegio di Filippo IV del 10 dicembre 1638) fu il nipote Carlo che tuttavia nel 1640 rinunciò a favore del fratello Giulio. Questi sposò Rosalia Troina, riccamente dotata dallo zio, mons. Francesco Traina, vescovo di Girgenti e fu insignito del titolo di principe di Lampedusa con privilegio della reggente Maria Anna d’Asburgo del 13 agosto 1667. Tra i suoi figli sono da ricordare Isabella (la serva di Dio Suor Maria Crocifissa) e il cardinale Giuseppe Maria, recentemente santificato.
Altro personaggio illustre fu Ferdinando Tomasi Naselli (t 1775) che ricoprì prestigiosi incarichi politici; fu tra l’altro più volte pretore di Palermo e fu anche noto per i suoi interessi letterari: fondo ne 1745 l’Accademia dei Pescatori Oretei.
La famiglia si è estinta con l’ultimo dei Tomasi, Giuseppe, noto autore del romanzo “Il Gattopardo”, morto nel 1957. Il titolo è passato al figlio adottivo di questi, Gioacchino Lanza Tomasi.
Altri volumi in qualche modo relativi e pertinenti all’archivio Tomasi sono due grossi manoscritti che si trovano all’Archivio di Stato di Palermo, di cui uno relativo alla Capitania di Palermo, carica ricoperta da un Tomasi di Lampedusa nel 1727-28, e l’altro relativo a prestiti fatti dalla Regia Corte alla città di Palermo 1706.
Un altro volume intitolato “La vendita dell’isola di Lampedusa” si trova presso il comune di Lampedusa, mentre la Sovrintendenza Archivistica per la Sicilia ne possiede una copia in microfilm.
Infine a Palma Montechiaro sono conservati i registri contabili relativi all’esazioni di censi e atti ricognitori di canoni e di vendite. In quest’ultimo caso si tratta di documenti in copia, i cui originali si trovano all’Archivio Notarile o all’Archivio di Stato di Agrigento.
Giuseppina Giordano, “I Tomasi di Lampedusa” in “Gli archivi non statali in Sicilia”