Chi legge rimarrà forse sorpreso dell’antica grafia adottata per il luogo dove oggi, in una pietra delle campagne agrigentine, sono collocate le ceneri di Luigi Pirandello. L’ha trovata, in documenti settecenteschi, l’ispettore dell’ufficio del registro di Racalmuto, Giovanni Di Falco, attestando così che il termine, dialettalmente “Càvusu” o “Causu”, aveva sin dall’antico il suo corrispettivo anche in lingua, oscillando tra un più antico “Chaos” e un più moderno “Caos”. Con le sue meritorie ricerche il Di Falco ha ricostruito, su una miriade di documenti e di atti notarili, tutta la storia di quel territorio , offrendoci la possibilità di conoscere in dettaglio vicende ed episodi noti e ignoti legati allo scrittore ivi sepolto.
Secondo la sua ricostruzione, risale all’11 luglio 1817 l’atto redatto dal notaio Bracconeri di Palermo per la concessione in enfiteusi ai fratelli Innocenzo (1784-1863) e Vincenzo (1798-1834) Ricci Gramitto, entrambi sacerdoti, da parte del barone don Salvatore Ricca, delle «terre con vigna, alberi ed altro, site nel territorio di Girgenti, ex feudo del Sónnaro, contrada Caos, parte nel piano e parte nel vallone, confinanti colle terre del sacerdote don Savatore Boni, col piano del Vescovo, colle terre degli eredi del fu don Salvatore Sanzo e con quelle dell’eredità del fu don Giovanni Poni»
Inizia da qui la documentazione sulla famiglia materna di Luigi Pirandello, che possiamo far risalire al suo bisnonno, don Francesco Ricci Gramitto (1761-1835? 3), di professione cerusico, di anni sessantotto al momento della promessa di matrimonio tra il figlio Giovanni Battista e Anna Bartoli, atto redatto dal sindaco di Girgenti il 1° febbraio 1829 , da cui abbiamo potuto ricavare tutta una serie di elementi per la ricostruzione della storia della famiglia.
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Del_Chaos_di_una_famiglia_di_patrioti_si