SAMBUCA DI SICILIA
Gli Arabi la chiamarono Zabuth e la costruirono alle pendici del monte Guenuardo tra il fiume Belice e il Sosio, a 3500 metri sul livello del mare e mantenne l’antico nome anche quando Guglielmo II concesse il casale ai monaci di Sam Martino delle Scale. Ancora nel 1185 infatti questo paese viene indicato con la denominazione di Rahal Zabut
Qualche secolo dopo la giurisdizione passò alla famiglia romana Barberini e successivamente a quella Baccadelli di Bologna dei Principi di Camporeale
Il terremoto del 1968 ha irrimediabilmente danneggiato l’antico abitato, che ha rappresentato l’esempio migliore, in Sicilia, di struttura urbana tipicamente araba. Ma dopo il terremoto i Sambucesi non hanno più abitato nelle modeste case e nelle vie brevi e tortuose del vecchi centro. Sono stati costretti, infatti, ad emigrare e ad accamparsi momentaneamente in tende e baraccopoli.
Già dal 1923 il paese ha assunto il nome di Sambuca di Sicilia.
Tra i suoi monumenti merita attenzione la Matrice di origine medievale, più volte riedificata ed in particolare nell’anno 1642. Esiste ancora qualche opera del pittore fra Felice da Sambuca. Un suo affresco, ad esempio, si trova nella Chiesa di Santa Caterina. Per quanto concerne l’edilizia civile, si ricordano i palazzi Panitterie Baccadelli.
Dopo il terremoto, l’economia del paese è notevolmente decaduta.
Le attività principali sono costituite dall’agricoltura e dalla zootecnia. Buona è la produzione soprattutto di vino e di olio. Sviluppato e rinomato è l’artigianato della creta, con aziende che realizzano vasi per l’olio, recipienti per acqua e tegole.
Elio Di Bella