Da un antico testo sulle origini di Calamonaci
IL feudo o Casale di Calamonaci è situato nel regno di Sicilia, territorio di Caltabellotta.
Questo feudo insieme con Calatabellotta furono concessi dal re Giacomo a Berengario de Villaraguto,
Queste terre tornarono alla regia corto per “Magistrum Secretum”dopo la successione al trono di re Federico III fratello di Giacomo suddetto..
Questo re concesse a Berangario De Spuches il feudo col casale per sé e i suoi erodi nascituri dal suo corpo, per “More Froncorum” e con l’obbligo del servizio militare e concesse alla curia regia i diritti del re Federico III (31 marzo 1296).
Dopo la morte di Berengario De Spuches il feudo col casale successe ad Antonia sua figlia legittima, moglie di Bernardo Enveges, alla loro morte, nel medesimo feudo successe il figlio Periconio Enveges figlio legittimo e natio. Morto Periconio Enveges successe Amato Enveges suo figlio, il quale ottenne per “More Franoorum” da re Martino e Maria l’investitura del casale per sé ed i suoi eredi, con l’obbligo del servizio militare (segnato in regia cancelleria, privilegio dato a Sciacca 14 dic.1398, (notato in libro 7timo indz», f.57).
Ad Amato successe il figlio Giovanni Enveges che sposò Francesca Spallitta, la quale si aggiudicò metà del feudo e ne ottenne conferma come per privilegio per sé e per i suoi eredi legittimamente nascituri dal suo corpo (Conservatoria Mercedes 1425 f 88)»
Bernardo de Perollo acquistò dalla Spallitta detta metà del feudo per atto del notaro Urbano de Sinibaldis da Palermo (28 giugno 1426).
Questi ebbe conferma viceregia per privilegio con l’investitura (giugno1490 f.74). ll feudo in seguito ritornò a Francesca Spallitta se ne sconosce per quale titolo.
Martino Enveges successe in tutto il feudo come figlio a Giovanni Enveges e Francesca Spallitta la quale Francesca aveva fatto da tutrice al figlio Martino per tutta la vita possedette metà del feudo
Antonio Enveges successe a Martino morto senza figli, questi era figlio di Amato Enveges che aveva ottenuto la concessione dal re Martino (non prese investitura).
Ad Antonio successe Margheritella Enveges sua figlia, a Margheritella morta senza figli, successe Margherita figlia di Guglielmo Enveges e questi figlio del primo Amato Inveges, la quale sposò Giovannotto de Ferrario e de Marino, per mezzo di Simone Archero palermitano, ottenne sua conferma per se e per i suoi eredi, per tramite “More Francorum” in Palermo XV ottobre 1453 libro detto anno f. 630.
È chiaro che per il feudo anzidetto non presero l’investitura Giovanni Enveges, Martino Enveges, Antonio Enveges e Marghrritella Enveges.
Questo feudo diviene proprietà di Melchiorre de Marinis e de Ferrario, allo stesso modo senta investitura.
Morto Melchiorre de Marinis e de Ferrerio gli successe nello stesso feudo la di cui figlia Giovannella che sposò Pietro Sabia.
Pietro marito e legittlmo amministratore del feudo, si fece marito di Giovannella, il 31 luglio1487. In data sudetta e per liticessione il feudo venne aggiudicato a Giovannella per “More Francorum”, sentenza resa dalla gran Corte Civile da don Raymondo de Santapautine, presidente del regno (notata in cancelleria libro anno 1486 f 6O5).
Da Pietro e Giovannella nacquero due figli, delle quali una sposò Francesco Alliata e morì ai suoi tempi; l’altra sposò Giovanni Battista de Mannara ed era allora vivente.
Dopo la morte di Pietro Sabia, Giovannella primanominata si risposò con Bernardino de Termini.
I quali coniugi procrearono il (6°) figlio e correva l’ annoi 1510 il feudo di Calamonaci e la foresta di Belripayri, posseduti da Bernardino e Giovannella coniugi.
Antonino de Termini figlio primogenito leggittimo di Bernardinis e Giovannella de Termini ebbe l’investitura da don Raymondo de Cordova il 27 giugno 15O9 in regia cancelleria libro anno 1508 in carta 707notata e riportata nell’ anno 1513per donazione per “Jure Francorum” e per i suoi eredi leggittimamente discendenti dal suo corpo.
altro testo
Lo stesso nome di Calamonaci sembra essere di indubbia provenienza araba : Kal-at- Munach fortezza di fermata o di sosta; stazione di fermata dove si rilevano i cavalli. Secondo gli storici, appare certo che la cittadina sia stata abitata da popolazioni arabe per alneno due secoli (dall’ottavo al decimo).
Nel 1287 il re Giacomo D’aragona cedette il feudo di Calamonaci a Berengario De Villaragut, compensandolo per la decisione assunta di seguirlo in Spagna. Circa dieci anni dopo, nel 1296, il nuovo re Federico II lo concesse ad un altro signore, Berengario de Spuches e da allora passò di mano in mano, senza grandi eventi storici da ricordare e rimanendo un modesto casale. Alla fine del XV secolo il feudo apparteneva a Pietro Sabia che sposò in prime nozze la nobildonna Giovannella De Marinis e dopo la morte di questa Giovanna Termini. Quindi nel 1507 passò a Bernardino De Termini e successivamente a Giovanni De Termini che nel 1574, il 6 febbraio, ottenne da Carlo d’Aragona, principe di Castelvetrano, lo jus populandi e potè ingrandire e poplare il feudo. Suo figlio, Bernardo, avviò la realizzazione della chiesa di san Vincenzo.
Sorge su un’altitudine di 307 metri a 54 chilometri da Agrigento e a 4 da Ribera. Il suo territorio si estende dalla montagna Chirchillo a Scirinda e dal fiume Verdura alla Salina. Sorge quindi tra rigogliosi vigneti e secolari uliveti e la sua economia è prettamente agricola. Oltre la metà della popolazione si dedica all’agricoltura.