I catoi erano ristrette abitazioni presenti in gran parte della città di Agrigento
e soprattutto nel quartiere Rabato, che sorge nel pendio estremo occidentale della collina su cui poggia la città.
Secondo la tradizione qui nel nono secolo gli arabi scavarono nella viva roccia molte abitazioni troglodite, che del 15º secolo in poi andarono modificandosi in più salde strutture murate, i cosiddetti Casalini. Accanto ad essi sorgevano altre abitazioni delle umili classi della città, per esempio i catoi.
Si tratta di un genere di abitazione così descritta dalle Pitrè: “ il catoiu e il tipo classico di abitazione cittadina, dove allatto e sopra l’uscio di entrata una finestra da luce ed aria alla stanza allorché quello è chiuso. Letto, tavolo da mangiare, da lavorare, da riporvi ogni cosa che non abbia posto, col suo cassetto contenente cucchiai di ferro, qualche volta di legno, forchette, coltelli, vi figurano insieme con un canterano (quale ne abbia), alto, con cassettoni per la biancheria e qualche veste di famiglia, sul quale luccicano delle chicchere, coperte, da settembre in giù per tutto l’autunno, da mele, o melacotogne, o melagrane, in attesa di maturità e con la prospettiva di un po’ di odore.
(…) Dalle pareti pendono qualche volta quattro (non più ne meno) cornici con pianci, immagini, stampe rappresentanti scene diverse. V’è il pozzo per l’acqua sorgiva, o la cannella (cannolu) per l’acqua corrente; e sotto, una pila in muratura, o in ardesia, o il legno per il bucato e per altri usi; (…) Un focolare in pietra, con relativa grandetta (gratella) per il carbone acceso da accendere, guardato dalle stoviglie indispensabili (le famiglie meno disagiate hanno utensili di cucina in rame pulito e lucente), non di rado profumato dal jettitu, o nicissariu, o aciu sottostante” (Giuseppe Pitrè, la famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano, Palermo 1913).
Nei catoi talvolta il pianterreno ha il susu, cioè il piano superiore con un balcone a ringhiera. Quasi sempre vengono ospitati anche animali. L’angustia di spazio è la mancanza d’aria spiegano perché molti stiano per gran parte la giornata all’aperto, anche per lavorare (la luce dentro casa e pur essa è insufficiente).