Il 28 giugno 1867 nasceva in una casa in contrada Caos, a pochi chilometri da Porto Empedocle, ma in territorio di Agrigento, Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934. Il padre Stefano, tenace garibaldino, e la madre Caterina Ricci-Gramitto, figlia di un esule antiborbonico, avevano deciso di rifugiarsi in quella contrada per sfuggire alla epidemia di colera che mieteva in città centinaia di vittime. Così, nell’ultima stanza a sinistra del piano superiore di quella semplice dimora di campagna, “all’improvviso e senza levatrice” Pirandello cadde – come egli stesso scrisse – “come una lucciola, in un’arida campagna di secolari olivi saraceni, di mandorli, di viti affacciata sotto l’ondata azzurra del cielo, sul nero mare africano”.
Era un modesto ambiente di famiglia benestante dell’Ottocento, con pochi conforti.
Era stata acquistata dal canonico Innocenzo Ricci Gramitto ed era abitata da tutta la famiglia del prelato in svariati periodi dell’anno.
La storia vuole che qui si svolgessero anche gli incontri segreti tra i capi della rivolta antiborbonica che a Girgenti preparò i moti del 1848. Tra i principali cospiratori c’era il nonno di Luigi Pirandello, Giovanni Ricci-Gramitto, che morì esule a Malta dopo che l’insurrezione venne repressa, perché escluso dall’amnistia.
La casa si compone di quattro stanze al primo piano, a cui si accede a mezzo di una scaletta esterna, rifatta.
I pavimenti sono stati rifatti in cotto stagnato dell’epoca. Dai balconi che davano sul mare si scorgeva sino a qualche mese fa il pino gigantesco, distante circa duecento metri dall’abitazione (purtroppo nel novembre del 1997 è stato gravemente e forse irreparabilmente danneggiato da una tromba d’aria).
Questi luoghi sono stati descritti dallo scrittore agrigentino con molta nostalgia in diverse sue poesie, novelle e romanzi. Tra i tanti riportiamo questo brano, tratto dalla novella “Lo scialle nero”: “Si apriva di là la magnifica vista della spiaggia sottostante all’altipiano, fino al mare laggiù. Vi si recò i primi giorni accompagnata, al solito, da Gerlando e da Gesa: poi senza Gerlando, infine sola.
Seduta su un masso, all’ombra di un ulivo centenario, guardava tutta la riviera lontana che s’incurvava appena, a lievi lunate, a lievi seni, frastagliandosi sul mare che cangiava secondo lo spirare dei venti: vedeva il sole ora come un disco di fuoco affogarsi lentamente tra le brume muffose sedenti sul mare tutto grigio, a ponente, ora calare in trionfo su le onde infiammate, tra una pompa meravigliosa di nuvole accese, vedeva nell’umido cielo crepuscolare sgorgar liquida e calma la luce di Giove, avviarsi appena la luna diafana e lieve: beveva con gli occhi la mesta dolcezza della sera imminente e respirava, beata, sentendosi penetrare fino in fondo all’anima il fresco, la quiete, come un conforto sovrumano”.
Come è noto, Pirandello lasciò scritto sul testamento che era suo desiderio che dopo la sua morte le sue ceneri venissero conservate in una pietra del Caos. Volontà che dopo diversi anni dalla sua morte è stata rispettata. Un monumento funebre, infatti, posto ai piedi del pino solitario, accoglie gli ultimi resti del drammaturgo siciliano.
La casa era stata lasciata in dote dallo scrittore alla figlia Lietta, la secondogenita, quando si era unita in matrimonio con un cileno addetto all’ambasciata di Roma. Nel 1932 era stata però già venduta.
Durante la seconda guerra mondiale rimase danneggiata a seguito dell’esplosione di un deposito di munizioni piazzato dagli Alleati nelle sue vicinanze. Allora era abitata da una famiglia di contadini che coltivava la terra per conto del cavaliere Sebastiano Pancamo, che aveva acquistato l’immobile e i terreni.
Dopo l’esplosione la casa venne abbandonata ed ha subito un lungo degrado, nonostante le rimostranze di molti intellettuali che volevano farne subito un monumento nazionale. Poi è stata ricostruita e una strada nuova l’ha congiunta con la vicina statale. Nel 1956, finalmente, il Comune ha anche assunto un custode per accogliere i visitatori.
La casa natale di Pirandello è stata successivamente acquisita dalla Regione siciliana, che il 31 dicembre 1963 ha anche approvato i lavori di sistemazione della zona del Caos per farne un parco regionale.
Pertanto, i suggestivi luoghi pirandelliani da diversi anni vengono visitati quotidianamente dai numerosi turisti che arrivano ad Agrigento e non trascurano di compiere un pellegrinaggio per conoscere la casa dove è nato uno dei più grandi protagonisti della cultura del Novecento.
I numerosi visitatori possono ammirare soprattutto i numerosi cimeli, conservati nel museo realizzato dentro la dimora pirandelliana. La fondazione pirandelliana vi ha raccolto molti documenti manoscritti, appunti giovanili, locandine, foto, prime edizioni di opere pirandelliane e vari cimeli e spesso allestisce mostre di grande interesse su Pirandello e la sua opera.
La piazza antistante durante l’estate diviene teatro all’aperto per la rappresentazione di opere pirandelliane (e non solo).