Akragas, odierna Agrigento, venne fondata nel 528 a.C., da coloni rodio–cretesi di Gela guidati dagli ecisti Aristonoo e Pistilo. Quella vasta area della Sicilia meridionale, ove sorge Agrigento, era abitata, come si apprende dalla tradizione, dai Sicani presso cui non si esclude, a dire degli specialisti, il culto di divinità ctonie e delle acque; culto che sicuramente si è ancor più radicato con l’arrivo dei cretesi, venuti in Sicilia con Minosse, a questi ultimi si attribuisce uno dei più grandi santuari dell’Isola :quello delle “Meteres”, che assieme a quello dei Palici, presso Mineo, e a quello di Demetra e Kore, a Enna, fu uno dei poli essenziali della vita non solo religiosa ma anche economica e politica delle prime popolazioni della Sicilia centrale. Ma sicuramente il culto di Demetra e Kore penetrò in Sicilia attraverso i Greci, nel periodo della precolonizzazione prima e della colonizzazione dopo.
Il santuario rupestre di Agrigento, è, per la sua singolare struttura, uno dei più complessi tra quelli della Sicilia, tant’è che, ancora in periodo relativamente recente, era chiamato “casa delle fonti”. Per fare un po’ di chiarezza è necessario tenere presente che si tratta di un antico impianto per l’adduzione delle acque, senza però tralasciare che, fino ad età ellenistica avanzata, in Grecia è impossibile dissociare funzioni sacrali e funzioni utilitarie nei complessi idraulici, soprattutto se sorti in età arcaica o classica.
Il grande santuario rupestre è costituito da due grotte in parte ricavate, in parte addossate alla parete a picco sul dorsale est della Rupe Atenea, da queste due cavità, attraverso una tubazione in cotto, l’acqua si incanalava verso l’esterno riversandosi poi in apposite vasche. A nord delle grotte si trova un tunnel, interpretato come sostituto delle originali condutture costituite dalle grotte.
Addossato alle due cavità si trova un edificio, una stanza divisa in due piani, non perfettamente allineati sullo stesso asse verticale. Nel piano superiore si raccoglievano in preghiera i pellegrini, quello inferiore fungeva da cisterna raccogliendo le acque sgorganti dalla grotta destra. Al di sotto della vasca inferiore si riscontrano, lungo il pendio, a vari livelli, altre cisterne intercomunicanti.
L’edificio addossato alla grotte presenta poderose mura sormontate da una semplice cornice e arricchite da protomi leonine. Sul lato a valle è la terrazza sulla quale è costruito il santuario, è delimitata da un muro di cinta, l’accesso è favorito da due strade, scavate nella roccia e da qualche gradino.
Sul lato nord del tempio sono due altari circolari, uno per i sacrifici, l’altro, che presenta una cavità centrale, per le offerte votive. Il ritrovamento, nell’area, di busti fittili e statuette tipiche del culto di Demetra insieme alla forma circolare tipica degli altari della dea eleusina consentono di attribuire il santuario alla coppia delle divinità infere, tanto popolari, sia a Gela che nella sua colonia Agrigento. da poter fare affermare a Pindaro che Agrigento era un vero e proprio “Persephonas hedo” trono di Persefone.
La struttura della fontana, sicuramente progettata da Feace, ha subito continui restauri ed aggiunte almeno fino all’epoca ellenistica. Il ritrovamento di ceramiche indigene anteriori al 528 a.C., data di fondazione di Agrigento, conferma l’uso della fonte in età protostorica, fatto che avvalora la tesi secondo cui l’aspetto religioso non era disgiunto dallo sfruttamento utilitaristico della preziosa fonte del bene primario sia per gli autoctoni che per i coloni greci. A questo riguardo non si può parlare di sincretismo religioso ma di una continuità d’uso tra fase pre-greca e fase coloniale. Recenti studi di Waele tendono a datare la struttura della fontana al l’inizio del v sec. a.C. collegandola all’intensa attività idraulica del greco Feace, con restauri che si protraggono fino ad epoca ellenistica.
chiesa di san biagioAgrigento, chiesa di San Biagio
Le feste dedicate a Demetra e Kore
Diverse erano le feste dedicate alla dea eleusina e alla giovane Persefone.
Le Tesmophorie celebravano Demetra Tesmophoros o legislatrice. Diodoro Siculo scrive che Demetra era detta tesmophoros perché aveva inventato oltre all’agricoltura, le prime leggi sociali. Quindi dea che, in quanto protettrice della legge, veniva invocata nei giuramenti. Il culto derivava dall’idea di fecondità della terra messa in rapporto con la maternità, Demetra legislatrice rappresenta la legge dell’unione coniugale. Lo stesso storico ci informa che durante i festeggiamenti si usava un linguaggio scurrile finalizzato a suscitare il sorriso della Dea .Ancora a proposito di Demetra Ateneo scrive che in quella festa, a Siracusa, si preparavano dolci, con miele e sesamo, raffiguranti i genitali femminili per offrirli alla dea come simbolo di maternità, a queste feste partecipavano solo le donne.