Una certa Accursia Pumilia di Agrigento, nel 1906 chiese di essere iscritta nelle liste elettorali , mostrando grande coraggio ed anticipando il femminismo.
Nell’abside del Duomo di Agrigento, grazie alla particolare acustica del luogo, si sentono distintamente le parole pronunciate all’ingresso della chiesa, che si trova a circa 80 metri. Stranamente non avviene la stessa cosa dall’abside all’ingresso.
Nel V sec. a.C. Empedocle di Agrigento fece tagliare la Rupe Atenea per consentire al vento di tramontana di rinfrescare la città.
Camastra, in provincia di Agrigento, vanta un eccezionale primato: nel 1912 vi si costituì “la Federazione siciliana dei lavoratori della terra”.
Sempre in provincia di Agrigento, a Cammarata, un singolare evento ha fatto invocare agli uomini la “pari opportunità”; infatti, nel 1998 il sindaco, il segretario comunale e tre assessori erano donne!
Un personaggio veramente spassoso fu il barone Agostino Fausto La Lomia di Renda e di Carbuscia (1905 – 78), originario di Canicattì (Ag). Una volta si nominò, addirittura, “Re dell’Isola di Capo La Croce (un piccolo scoglio sulla spiaggia di Taormina) e si divertì ad elargire titoli nobiliari ai suoi amici.
Nei pressi della chiesetta di Santa Croce, a Casteltermini (Ag), un pastore trovò un frammento della Croce con delle indecifrabili scritte. L’ultima domenica di maggio vi si celebra la singolare festa del “tataratà”, in cui gli “Spatulatura” (i lavoratori del lino), travestiti da turchi, al ritmo dei tamburi fanno cozzare due spade e si interrompono soltanto per inchinarsi al personaggio che raffigura il sultano. Nella stessa occasione si fa una duplice cavalcata nella quale la prima volta vanno a cavallo i borghesi e i contadini a piedi, e la seconda volta avviene esattamente il contrario. Ciò starebbe ad indicare, secondo il Pitrè, la liberazione degli uomini dalla schiavitù con l’editto di Costantino del 313.
Un imprenditore canadese originario di Cattolica Eraclea (Ag), Pietro Rizzuto, ha fondato un’azienda che è un vero colosso: è, infatti, la seconda azienda in campo nazionale in Canada.
Papa Giovanni Paolo II nel 1986 ha santificato il Cardinale Giuseppe Maria Tomasi, originario di Licata (Ag).
Gli abitanti di Menfi (Ag) sono soprannominati “parigini” per la loro affabilità e gentilezza.
Si dice che nelle notti di tempesta, nel torre più alta del castello di Naro, vaghi il fantasma della povera Giselda invocando il nome del suo amato Bertrando. A causa di questo amore, il marito la rinchiuse in una stanza segreta, dove morì di stenti e di dolore.
Volete diventare ricchi? Allora, la mezzanotte della vigilia dell’Ascensione, dovete andare a grattare un pezzetto della facciata di palazzo Miccichè, a Palma di Montechiaro, per sette anni consecutivi e incapucciati, recitando: “Miccichè, Miccichè, tu riccu e jù m’dè!” (anch’io ricco come te).
Empedocle di Agrigento era tanto vanitoso che, volendo far credere di essere stato assunto in cielo tra gli dèi, non esitò a gettarsi volontariamente dentro il cratere dell’Etna. Ma l’inganno venne scoperto, poichè il vulcano rigettò uno dei suoi calzari di bronzo.
Il patrono del comune di Santa Elisabetta, frazione di Aragona, è un uomo: Santo Stefano Protomartire.
L’11 luglio 1831, i pescatori di Sciacca (Ag) avvistarono un’isolotto di origine vulcanica, che si era appena formato a circa 26 miglia dalla costa, su cui dei marinai inglesi di passaggio avevano già provveduto a piantarvi la bandiera britannica. Le autorità borboniche dell’epoca, avvisate dell’accaduto, protestarono contro quell’ inamissibile violazione delle acque territoriali. La cosa stava per prendere una brutta piega e nubi di guerra si addensavano all’orizzonte, quando, fortunatamente, l’isola, che era stata battezzata “Ferdinandea“, in onore del re Ferdinando II di Borbone, silenziosamente come era apparsa, scomparve.
All’ ingresso della città di Sciacca si può visitare il “Giardino Incantato”, vasta distesa di circa due ettari, popolata da teste di re, papi, regine, indiani, scolpite sulla roccia e sul legno dal contadino – scultore Filippo Bentivegna.
Sapete come si fa a far scomparire una “Dragunara” (termine siciliano per indicare una tromba d’aria)? A Sciacca, esperti marinai, tagliano con una falce la loro “coda”, ma le “dragunare” si vendicano, facendo cadere una pioggia di spilli.
Tratte da S.Correnti: “Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Sicilia”, Newton & Compton Editori